Sinodo sulla famiglia 5/19 Ottobre 2014

Saranno 253 i partecipanti al terzo Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Tra i 26 membri di nomina pontificia, quelli scelti personalmente da papa Francesco, spicca il nome del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, Diocesi che nel 2012 ha ospitato il VII Incontro mondiale delle famiglie. Tra i partecipanti al Sinodo ci sono anche 14 coppie di sposi, suddivise tra esperti e uditori.
Al terzo Sinodo straordinario nella storia dell’Assemblea, dopo quelli del 1969 e del 1985 (dedicati rispettivamente al rapporto tra Conferenze episcopali e collegialità dei vescovi e all’applicazione del Concilio Vaticano II), parteciperanno 191 Padri Sinodali, tra cui 25 capi dicastero della Curia e 114 presidenti di Conferenze episcopali: 36 dall’Africa, 24 dall’America, 18 dall’Asia (per la Cina ci sarà l’arcivescovo di Taipei, monsignor Shan-Chuan), 32 dall’Europa e 4 dall’Oceania; 62 saranno gli altri partecipanti, inclusi 8 delegati fraterni. Non si prevedono documenti finali al termine di questa Assemblea straordinaria, che è solo la prima tappa di un percorso che si concluderà nel 2015, quando dal 4 al 25 ottobre si terrà il 14° Sinodo generale ordinario sul tema «Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia».
Nell’ambito del dibattito sul prossimo Sinodo, l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha scritto un articolo molto interessante. Ne riportiamo un ampio stralcio qui di seguito.
” In vista dell’ormai prossima Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi vorrei, con le presenti
note, riflettere su due aspetti della realtà del matrimonio e della famiglia: il primo di natura antropologica, il secondo di carattere sacramentale. Essi sono tra loro strettamente correlati.
a) Uno sguardo antropologico
Le reazioni alle domande annesse al “Documento preparatorio” hanno registrato, dal punto di vista antropologico, l’esistenza di uno scarto significativo, sia pure differenziato nei diversi continenti.
Se, da una parte, le affermazioni fondamentali dell’esperienza e della dottrina cristiana continuano ad essere considerate e proposte come espressione dell’ideale dell’amore, dall’altra sono da molti percepite come ultimamente inadeguate all’esperienza affettiva degli uomini e delle donne del nostro tempo. Questo stato di cose urge ad approfondire il carattere intrinsecamente pastorale della dottrina cristiana, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II, pena l’irrilevanza del Vangelo della famiglia soprattutto in quelle società che si sono ampiamente allontanate dalla pratica cristiana. In proposito l’Instrumentum laboris rileva chiaramente la necessità di un’articolata riflessione antropologica. Riportando le risposte al questionario, esso individua l’origine di molte incomprensioni dell’insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia, nella sua riduzione ad una serie di indicazioni morali che non scaturiscono da una visione unitaria della persona. Le sfide poste oggi al matrimonio e alla famiglia non potranno trovare risposta adeguata né in una mera riproposizione della dottrina, né in un forzoso adattamento alla situazione problematica da cui hanno origine, ma in una proposta integrale di vita che prenda le mosse dalla esperienza comune ad ogni persona, fatta essenzialmente di affetti, di lavoro e di riposo.
b) Orizzonte sacramentale
Rileggere l’intera problematica sinodale alla luce di una antropologia adeguata permette di meglio cogliere il senso profondo del matrimonio come sacramento. Ne illumina l’intrinseco rapporto tra gli aspetti, per così dire, naturali e la realtà sacramentale, superando in tal modo un estrinsecismo ancora diffuso. Il sacramento del matrimonio, istituito da Cristo, coglie fino in fondo l’esperienza della duplice differenza – quella tra i sessi e quella tra le generazioni – su cui si fonda la famiglia. Il Vangelo della famiglia è intrinseco al Vangelo in quanto tale. Su questo terreno fiorisce il senso, come significato e come direzione, del dono totale di sé all’altro, aperto alla vita, fino al “per sempre”, che caratterizza il matrimonio stesso nella sua indissolubilità. Il matrimonio cristiano rivela per grazia tutto ciò che l’uomo e la donna desiderano nella loro autentica
esperienza di reciproco amore. Riflettere antropologicamente sulla realtà del matrimonio come sacramento e sulla famiglia consente inoltre di situarli all’interno dell’intera dimensione sacramentale della vita della Chiesa. In particolare, il profondo legame tra matrimonio-famiglia e sacramento dell’Eucaristia si rivela come decisivo per comprendere la verità del matrimonio stesso. Questo legame illumina sia il matrimonio, sia lo stesso mistero pasquale, in quanto mistero delle nozze tra Cristo e la Chiesa. Lo indicano bene sia gli scritti paolini (cf. Ef 5 e 2Cor 11,2) che quelli giovannei (cf. Gv 2,1-11; 3,29; Ap 19,7-9; 21,2-22,5).
Ritengo, pertanto, utile soffermarmi su alcune considerazioni antropologiche circa il rapporto uomo-donna in riferimento al sacramento del matrimonio e sul legame di quest’ultimo con l’Eucaristia.
(continua prossimamente)

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