Due Papi in contrasto tra loro?

Due Papi in contrasto tra loro? Falso. E il celibato è un dono.
Un libro sul sacerdozio firmato dal Papa emerito, Joseph Ratzinger, e dal cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione del Culto divino (pubblicato in Francia il 15 gennaio), richiama nuovamente l’attenzione sulla possibilità di ordinare preti uomini sposati. Ratzinger e Sarah difendono il celibato. Circa il quale s’è già espresso anche papa Francesco: «Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’ accordo di permettere il celibato opzionale, no».
Il punto del teologo Pino Lorizio

Con buona pace dei mass media e delle fiction televisive, abbiamo un solo Papa, non lo abbiamo scelto noi, secondo i nostri gusti teologici o culturali, ma, per chi crede, la sua elezione è stata opera dello Spirito Santo, che è il soggetto trascendente della tradizione, il quale agisce attraverso gli uomini, in tal caso i cardinali elettori, che hanno la responsabilità di donare alla Chiesa il vescovo di Roma. Il suo predecessore, ancora in vita, quando si esprime su temi ecclesiali, lo fa da teologo o da vescovo, offrendo il proprio punto di vista, di cui dobbiamo tener conto, ma che tuttavia non possiede valore magisteriale.
Se il vescovo emerito di Roma, Benedetto, immaginiamo rispondendo alla propria coscienza e mettendo in campo le proprie indiscusse competenze teologiche, ha avvertito il bisogno di esternare il proprio pensiero sul celibato di quanti accedono al ministero presbiterale, e ciò alla vigilia della pubblicazione dell’ esortazione apostolica, che, raccogliendo quanto emerso nel sinodo ultimo, offrirà indicazioni per la vita della Chiesa cattolica nelle regioni amazzoniche, non possiamo non metterci in ascolto e non cercare di comprendere un punto di vista, che peraltro sembra condiviso da molti confratelli e fratelli nella fede.
Come recita il titolo del volume in uscita (scritto insieme al cardinal Robert Sarah), le riflessioni sgorgano dal profondo del cuore, di due presuli che amano la Chiesa e probabilmente la vedono minacciata da sempre incombenti forme di relativismo e di allontanamento da quella che ritengono essere la tradizione.
E, prendendo sul serio l’intenzione di entrambi gli autori e la forte sottolineatura del valore del celibato ecclesiastico, proprio innestando la riflessione sulla tradizione ecclesiale, nella sua lunga storia attraverso i secoli, dobbiamo notare che certamente la scelta di astenersi dal matrimonio è un dono, fondato sulla dimensione escatologica del Regno (in questo senso chi abbraccia questa vocazione diviene testimone del futuro), ma dobbiamo altresì sottolineare che ricevendo questo dono, dallo Spirito Santo, la Chiesa latino-romana non ha inteso imporlo alle Chiese orientali, con cui era ed è in comunione, lasciando i loro presbiteri liberi di optare o meno per il sacramento del matrimonio, insieme a quello dell’ordine.
Questa tradizione ecclesiale è stata recepita ed espressa dal Concilio ecumenico Vaticano II, che, nel decreto sul ministero dei presbiteri, Presbyterorum ordinis, al n. 16, si è espresso con grande chiarezza e limpido sentire teologico: “La perfetta e perpetua continenza per il regno dei cieli […] non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiese orientali, nelle quali, oltre a coloro che assieme a tutti i vescovi scelgono con l’aiuto della grazia il celibato, vi sono anche degli eccellenti presbiteri coniugati”.
Come più volte nel corso del sinodo sull’Amazzonia è stato sottolineato, il valore del celibato ecclesiastico viene ampiamente riconosciuto e l’eventualità dell’ordinazione dei diaconi permanenti non la rinnega o misconosce affatto. Quindi, a meno di voler tacciare il Concilio di relativismo, tale paura va allontanata come una tentazione diabolica, ossia divisiva (in senso etimologico).
Nella eventualità che l’esortazione apostolica che attendiamo ritenesse opportuno istituire un rito cattolico amazzonico o comunque consentire l’ordinazione presbiterale ai diaconi permanenti sposati, a causa del diritto del popolo di Dio di celebrare l’Eucaristia, non si tratterebbe quindi di una scelta relativistica, né comporterebbe il matrimonio di quanti già sono ordinati preti, ma semplicemente di ordinare persone sposate, già inserite nel sacramento dell’ordine tramite il diaconato. Lucio Dalla quindi dovrà rassegnarsi dal cielo a non assistere al suo auspicio dell’Anno che verrà: «Anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età».
Da credenti nello Spirito che guida la Chiesa, attendiamo quindi con fiducia quanto vorrà esprimere a questo riguardo il vescovo di Roma nell’esortazione apostolica e fin d’ora ci impegniamo ad accogliere con obbedienza il magistero dell’unico Papa e a sostenerlo con la preghiera e la riflessione.

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