The economy of Francesco lo statement finale

La dichiarazione finale dell’evento articola in 12 punti le richieste dei giovani economisti, imprenditori e change makers del mondo, riuniti da papa Francesco per confrontarsi su una nuova idea di economia
Dal 19 al 21 novembre si è tenuto The Economy of Francesco, l’incontro online che ha riunito oltre 2.000 giovani economisti, imprenditori e changemaker di 120 Paesi del mondo, per rispondere all’appello con cui papa Francesco ha voluto riunire «chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda» con l’obiettivo di arrivare a «fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani».
È stata una tre giorni intensa, animata da un’agenda ricca di scambi, conferenze, seminari e momenti di spiritualità, che ha segnato una tappa importante in un percorso che proseguirà, in vista di un appuntamento ad Assisi fra dodici mesi, con la presenza di papa Francesco.
Dal lavoro e dall’impegno di questi giovani entusiasti è scaturita una dichiarazione finale, che articola in 12 punti le richieste alle istituzioni, alle imprese e ai potenti della Terra perché ripensino un modello di economia che sia inclusivo, rispettoso della natura, attento alla dignità del lavoro, capace di offrire pari opportunità alle donne e di essere al servizio dell’Uomo, perché non si può costruire un mondo migliore senza una economia migliore.

Ecco una sintesi dello statement finale:

Noi giovani economisti, imprenditori, change makers del mondo, chiediamo che:
1)le grandi potenze mondiali e le grandi istituzioni economico – finanziarie rallentino la loro corsa per lasciare respirare la Terra;

2)venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate;

3)il tema della custodia dei beni comuni sia posto al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti nelle scuole, università, business school di tutto il mondo;

4) mai più si usino le ideologie economiche per offendere e scartare i poveri, gli ammalati e le minoranze;

5) che il diritto al lavoro dignitoso per tutti, i diritti della famiglia e tutti i diritti umani vengano rispettati nella vita di ogni azienda, per ciascuna lavoratrice e ciascun lavoratore;

6) vengano immediatamente aboliti i paradisi fiscali in tutto il mondo;

7) si dia vita a nuove istituzioni finanziarie mondiali e si riformino, in senso democratico e inclusivo, quelle esistenti (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale);

8) le imprese e le banche, soprattutto le grandi e globalizzate, introducano un comitato etico indipendente nella loro governance con veto in materia di ambiente, giustizia e impatto sui più poveri;

9) le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e manageriale;

10) gli Stati, le grandi imprese e le istituzioni internazionali si prendano cura di una istruzione di qualità per ogni bambina e bambino del mondo;

11) le organizzazioni economiche e le istituzioni civili non si diano pace finché le lavoratrici non abbiano le stesse opportunità dei lavoratori;

12) chiediamo infine l’impegno di tutti perché si avvicini il tempo profetizzato da Isaia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Is 2, 4). Noi giovani non tolleriamo più che si sottraggono risorse alla scuola, alla sanità, al nostro presente e futuro per costruire armi e per alimentare le guerre necessarie a venderle.

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