Don Newin dottore in sacra teologia

Non è stato riferito nulla sul numero precedente di Info.Mesero, solo perché era già stato dato alla stampa, ma non ci siamo dimenticati di don Newin il quale ha superato brillantemente la discussione della tesi di dottorato presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia presso l’Università Pontificia Lateranense di Roma. Accedere a questo Istituto non è da tutti: i corsi e i titoli accademici si ottengono dopo la laurea in Teologia. Don Newin era visibilmente agitato, ma sicuro di sé: ha preparato una tesi di oltre trecento pagine (The Family Relationship – Anthropological Background and bioethical challenges according to Leon Kass) che presto pubblicherà (forse una sola parte) in lingua inglese.
La commissione era composta da cinque professori, due italiani, due spagnoli e un tedesco, i quali dopo la presentazione introduttiva di don Newin hanno espresso i loro complimenti a don Newin per il coraggioso lavoro, insieme a domande e critiche per circa un’ora e mezza. Davanti a tutti i quesiti, il nostro don ha risposto con sicurezza e padronanza della materia, sempre in lingua inglese. Al termine della seduta, la commissione ha espresso un voto pari a 84/90tesimi con lode. Complimenti a don Newin!!!
La serata è proseguita con un nutrito gruppo di sacerdoti e un paio di Suore in un ristorante indiano della capitale, dove naturalmente abbiamo trovato piatti tipici indiani molto interessanti, ma soprattutto siamo rimasti sorpresi dall’accoglienza, dalla cordialità e dalla gentilezza con cui stiamo stati accompagnati in tutto!
Rinnoviamo i nostri complimenti a don Newin e un grazie speciale a lui e a don Rejoy che non sapeva più cosa fare per farci cogliere la sua gioia e la festa che la comunità della sua diocesi ha preparato per don Newin.
Don Newin non partirà per lo stato del Qerala (India) prima dell’estate prossima, per cui a giugno ci farà visita. Lo attendiamo con gioia, sapendo di avere un posto speciale per lui nel nostro cuore.

La visita dei nostri vescovi al Papa Benedetto XVI

Sabato 16 febbraio il Papa, Benedetto XVI, ha incontrato i Vescovi della Lombardia per la Visita ad Limina (una visita al Papa che i Vescovi sono tenuti a fare ogni cinque anni). Riportiamo il testo dell’intervista al nostro Arcivescovo che ha risposto ad alcune domande di Radio Vaticana.
D. – Quale realtà di Chiesa è stata presentata a Benedetto XVI?
R. – Abbiamo presentato al Papa, con realismo, le tante luci che ci sono nella Chiesa lombarda. Vale a dire una base di cattolicesimo di popolo ancora notevolmente robusta, che in questi anni, grazie al Concilio, ha imparato, per esempio, una partecipazione alla Santa Messa fatta di una vigilanza, di una serietà, che impressionano. Quando visito le parrocchie a Milano, mi colpisce vedere, contrariamente a quanto si dice tante volte in modo superficiale, una grande partecipazione, gente che resta in piedi anche per due ore e con grande intensità. A partire da lì, la domanda, per esempio, che i genitori ancora fanno per i sacramenti dei bambini: la quasi totalità; la stessa scelta, che a Milano quest’anno è aumentata, dei ragazzi delle scuole anche superiori di partecipare all’ora di religione; gli straordinari segni della carità, per cui in tutta la Lombardia è imponente l’azione delle Chiese, attraverso le Caritas e mille altri strumenti, al punto tale che sicuramente le istituzioni dello Stato non reggerebbero senza questo aiuto. Più delicata, come l’abbiamo presentata, è stata invece la situazione della cultura, intesa in senso forte non libresco: cioè, della capacità di portare l’esperienza profonda dell’incontro col Signore nella comunità, dentro le situazioni concrete della vita personale – gli affetti, il matrimonio, la famiglia, la vita, la giustizia, la costruzione civile, sociale, politica, l’economia, il mondo del lavoro – la difficoltà a comunicare questo con semplicità a tutti gli ambienti. Il Papa ha insistito moltissimo, ma è il tema di questo grande pontificato, sulla gioia della fede che era stata sottolineata anche da tutti i vescovi che sono intervenuti nel dialogo col Santo Padre. Tutti e 13 noi, presenti, qui sentiamo un pochino di più la difficoltà. Abbiamo messo in evidenza anche il grande lavoro con gli immigrati, l’aspetto del dialogo inter-religioso, l’ecumenismo, il rapporto con gli ebrei. Molto tempo dell’udienza, che è durata più di un’ora, è stato preso dalle riflessioni sul nostro clero, sull’aiuto di accompagnamento del clero giovane, la prima destinazione di inserimento nella vita pastorale, l’unità del presbiterio. E mi sembra che questo, nella sostanza, sia stato detto, sinteticamente…
E’ il contenuto dello scambio, molto familiare, che il Santo Padre sedendosi con noi ha introdotto, con poche parole, dicendoci che voleva ascoltare ad uno ad uno, mostrando una memoria impressionante delle sue visite nelle nostre diocesi.
D. – In particolare, che indicazioni pastorali vi ha dato il Papa?
R. – C’è n’è una che si impone su tutte e voglio dire solo questa: che a un certo momento, pensando alla Lombardia, alla centralità della Lombardia, ha detto che la Lombardia deve essere il cuore credente dell’Europa. A me sembra che questo sia più che un programma pastorale per le nostre diocesi.
D. – Cardinale Scola, la Conferenza episcopale della Lombardia è l’ultima che incontra Papa Benedetto prima del 28 febbraio. Con quali sentimenti vi siete lasciati?
R. – Eravamo tutti molto commossi: tutti i vescovi, uno ad uno. Il Papa ci ha salutato di fatto due volte – all’inizio e poi alla fine – ci ha regalato una croce pettorale e tutti i vescovi hanno detto il bene personale loro e dei loro fedeli per il Santo Padre. C’era un tasso di commozione abbastanza marcato tra noi. Direi che tra tutti il più sereno era il Papa. E’ stato molto bello, però, anche questo aspetto di familiarità. Noi abbiamo ricordato alla fine che sentiamo la responsabilità di essere stati gli ultimi ricevuti nella visita ad Limina, e lui ci ha detto: “Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti”. Speriamo di essere capaci.
D. – Cardinale Scola, alla notizia della rinuncia del Papa al Pontificato lei ha parlato di “un pugno nello stomaco” ai giovani lombardi. Molte persone amano il Papa, ma c’è anche disorientamento tra la gente. Lei, su questo, ha rivolto una lettera alla Chiesa ambrosiana…
R. – Sì, nel senso che ho detto ai giovani che per me la reazione è stata un po’ paradossale. Da una parte, un pugno allo stomaco ti fa reclinare, no? Invece questo è un pugno allo stomaco che ci ha fatto alzare la testa, perché ci ha fatto vedere cos’è la fede, cos’è la vita di fede. Il Papa non ha testimoniato attaccamento alle cose di questo mondo, tanto meno al potere, ma un abbandono totale alla volontà di Dio, a ciò che lo Spirito detta. Allora abbiamo tirato su la faccia e forse, questo evento, nel suo misterioso significato, è come un’occasione che lo Spirito prenderà per riaprire noi cristiani alla speranza e alla gioia e per farci parlare, perché ci si assuma una responsabilità più energica, quasi un soprassalto di energia di fede. Lo penso soprattutto per l’Europa, ma non solo. Ed Europa vuol dire anche la mia diocesi, le nostre terre e così via. Il mondo ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno di un soprassalto di fede.
D. – Ai sacerdoti romani il Papa è tornato a parlare del Concilio. Lo ha fatto molte volte nel corso del Pontificato. Il Concilio è la chiave di lettura, che può caratterizzare questo periodo storico della vita della Chiesa?
R. – Penso di sì, a due condizioni. La prima, che non si separi il grande evento conciliare, perché nella Chiesa la presenza vitale dello Spirito produce degli eventi ed è attraverso l’evento, che mette in relazione le persone, che la prima riforma della Chiesa avviene. Non si può, però, separare l’evento dal corpo dottrinale che il Concilio ci ha fornito, che però – come ha detto il Santo Padre – va letto in unità, a partire dalle quattro Costituzioni, che allora riveleranno una freschezza, un’attualità e un compito di attuazione, che ci sta ancora davanti. Io credo che questo 50.mo del Concilio nell’Anno della Fede e questo evento di magistero supremo, che è la rinuncia del Papa, possano realmente rappresentare un’occasione di grande rilancio della bellezza, della verità, della bontà, dell’avvenimento di Cristo per il cuore dell’uomo di oggi. Io sono convinto di questo, senza contare il fatto che, se prendiamo per esempio il documento sulla libertà religiosa o quello sul rapporto con i nostri fratelli ebrei, vediamo come è ancora tutto da approfondire, da attuare, da esperire. Pensiamo al nostro Paese, l’Italia: quando è nato, il problema dell’immigrazione non esisteva, adesso stiamo assistendo ad un mescolamento di popoli, che produrranno il nuovo cittadino europeo, assolutamente inedito. Io credo, quindi, che questi tre fatti insieme – il 50.mo del Concilio, l’Anno della Fede e questo gesto del Santo Padre – ridiano al Vaticano II tutto il suo spessore e ne mostrino tutta l’attualità. A noi di assumerlo responsabilmente.

Don newin dottore in teologia sacra

Mercoledì 20 febbraio, presso l’Università Lateranense a Roma, don Newin discuterà la tesi di dottorato Teologia Sacra. Alla discussione della tesi sarà presente don Giorgio per significare l’amicizia e la presenza della nostra Comunità a questo momento importante della sua formazione di futuro docente universitario presso le facoltà teologiche dell’India. Don Newin ha promesso che ci farà visita per un saluto prima di partire per la sua nazione dove lo attende il suo Vescovo. Preghiamo per lui e per la speranza che rappresenta per i Cristiani della sua terra, che hanno creduto nelle sue capacità e lo hanno sostenuto negli studi. Al momento solenne sarà presente don Rejoy.

Quaresima alle porte

La Quaresima è alle porte!
E’ un tempo forte, se non fortissimo non solo in funzione della celebrazione della Pasqua ma anche come mezzo utile per una reale conversione: l’ascolto abbondante della Parola, la celebrazione dei Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza con la celebrazione dei percorsi penitenziali della via crucis e i gesti di carità ci descriveranno un vero cammino di cambiamento di vita, un ritorno al Signore!
Durante l’intero periodo quaresimale, da sabato 16 febbraio al giovedì santo, sospenderemo il gesto dello scambio della pace. E’ una scelta che il gruppo liturgico ha fatto propria per ridare significato ai nostri gesti di pace e riconciliazione: in quaresima verremo tutti invitati a recuperare i rapporti umani e cristiani nel segno del perdono e della pace (“se lì ti accorgerai di aver qualcosa contro tuo fratello, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con tuo fratello”). Riprenderemo il segno della pace con la celebrazione della Veglia di Pasqua.
In questa Quaresima vivremo la Via Crucis con le Parrocchie della nostra area omogenea nella serata di venerdì 1 marzo, partendo da via Kennedy per concludere in Chiesa parrocchiale.
Nella giornata di sabato 9 e domenica 10 marzo, la Caritas con la collaborazione del Gruppo missionario, dei ragazzi e ragazze delle Medie e i loro Genitori ed educatori ci propongono una raccolta straordinaria di generi alimentari che poi attraverso il Centro di ascolto verranno distribuiti alle famiglie in difficoltà, presenti nella nostra Parrocchia.
Nei venerdì di Quaresima è prevista inoltre la Via Crucis alle ore 8.00 per gli adulti in Chiesa parrocchiale e alle ore 17.00 per i ragazzi e gli adolescenti. Alla sera, ore 21.00, si prevedono diverse tipologie celebrative
(vesperi o via crucis e un film in programma per venerdì 22 marzo).

L’area intorno alla chiesa

E’ sotto gli occhi di tutti l’inciviltà di pochi, che rovinano e deturpano gli ambienti e gli spazi comuni, da quelli privati a quelli comunali. Spesso ci lamentiamo della mancanza di rispetto per le persone e le cose e a buon ragione rimaniamo senza parole quando assistiamo a fatti e a cose che ci lasciano sorpresi. L’area intorno alla Chiesa parrocchiale sta diventando sempre più un ambiente poco pulito, “losco” se non “pericoloso” nelle ore serali: abbiamo trovato di tutto per terra e spesso ci sono persone (giovani e non) che si nascondono dietro le piante o i cespugli in atteggiamenti curiosi. Cosa fare? Credo che sia ora di mettere una cancellata sotto il portico attiguo alla Cappella dei Santi e preservare anche quel luogo sacro da scritte e dal pattume di persone irrispettose. Così provvederemo alla chiusura dell’area che durante le ore del giorno sarà aperta dalle 7.30 alle 18.30!