Genitore 1 e genitore 2

Cosa vuol dire questa espressione? Cosa ci sta dietro a questa dizione che va molto di moda nella Scuola pubblica? «È un passo verso l’indistinzione, rendere identici aspetti che sono diversi. Di fronte a casi di bambini in una certa situazione andranno risolti problemi specifici. Ma non capisco perché si inserisca un elemento che ha una portata culturale ben più ampia, perché questo vuol dire mettere nell’indistinto il padre e la madre, il paterno e il materno. È un’operazione culturale molto seria e non può essere barattata così per una questione burocratica. Allora bisogna avere il coraggio di affrontarla nel suo fondamento. Ritengo che sia una tattica, una piccola furbizia per raggiungere passo per passo un certo obiettivo». Eugenia Scabini è presidente del Comitato scientifico del Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università cattolica e professore a contratto di Psicologia dei legami familiari. E riflette sulla vicenda della modifica della voce padre-madre con genitore 1-genitore 2 nei moduli di iscrizione nelle scuole dell’infanzia e dei nidi del Comune di Milano. A Mesero questa mentalità non potrà trovare spazio finché la Scuola Materna sarà gestita dalla Parrocchia. Non possiamo accettare questa cultura “di genere” che appiattisce tutto e cancella le differenze sessuali e gli apporti educativi con relative responsabilità. Recentemente l’Episcopato polacco e del Triveneto hanno pubblicato rispettivamente dei documenti che parlano chiaro e prendono le distanze da queste forme “moderne” di intendere la cultura di genere e le sue manifestazioni, senza dimenticare i pericoli e i rischi per le generazioni che verranno. Teniamo dritte le antenne, anche se in questi tempi i problemi più gravi sono altri!

Quaresima 2014

Prima di entrare nelle iniziative relative alla Quaresima, è importante fare riferimento al messaggio che Papa Francesco ha scritto per il tempo forte che si inaugurerà domenica 9 marzo p.v. Le iniziative le conosceremo sul prossimo numero di info.Mesero! Ecco la prima parte del testo:
Cari fratelli e sorelle,
in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico?Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22).

L’ora di religione a scuola: motivazioni

«La scuola è uno degli ambienti educativi in cui si cresce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita». Questa considerazione di papa Francesco introduce all’ampia documentazione che il Servizio diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica ha messo on line sulla propria pagina web per sensibilizzare studenti e genitori a scegliere di avvalersi dell’ora di religione in vista della scadenza delle operazioni da effettuare per le iscrizioni all’anno scolastico 2014-2015 (28 febbraio).
A introdurre la documentazione è il messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, che rileva come, pur in un ambiente “laico” come la scuola pubblica, l’Insegnamento della religione cattolica abbia saputo
collaborare «per la promozione dell’uomo e il bene del Paese». Segue poi una serie di lettere indirizzate a destinatari “mirati”. La prima è quella che il responsabile del Servizio diocesano don Michele Di Tolve ha scritto ai Decani, presbiteri e diaconi, per invitarli a «far comprendere a genitori e ragazzi l’importanza di frequentare l’Irc a scuola». Di Tolve sottolinea la «significativa crescita di interesse» delle famiglie e dei ragazzi a frequentare l’Irc fatta registrare negli ultimi quattro anni; richiama il recente incontro del mondo della scuola con l’Arcivescovo in Duomo; ricorda infine l’itinerario di incontri zonali «Perché nessuno vada perduto: quale scuola vogliamo?» in programma in questo periodo.
Nella lettera ai genitori don Di Tolve illustra le nuove procedure di iscrizione on line ed evidenzia il valore dell’Irc come «disciplina scolastica vera e propria» e «preziosa opportunità culturale ed educativa». Ai ragazzi delle scuole secondarie don Di Tolve descrive l’ora di religione come «un sapere come tutte le altre discipline», che «aiuta a trovare risposte ai grandi perché della vita». Per i bambini delle scuole primarie e dell’infanzia l’Irc è presentato attraverso una comunicazione illustrata, che reca la firma degli «insegnanti di religione cattolica della vostra scuola». Ed è sempre «l’insegnante di religione» a rivolgersi direttamente anche ai ragazzi che arrivano nelle scuole italiane provenendo da Paesi stranieri: tra loro, dai dati più recenti, risulta che oltre il 60% sceglie l’Irc, grazie alla competenza interculturale e interreligiosa dei docenti e alle nuove indicazioni nazionali stabilite dall’Intesa Miur-Cei del giugno 2012. Completano la documentazione un volantino che riassume sinteticamente motivazioni e modalità dell’adesione all’Irc e un breve filmato dal titolo «Una buona scelta», a cura di Paolo Dell’Antonio.
«L’ora di religione è uno strumento importante, che aiuta i ragazzi a capire più complessivamente che il “cosa farò da grande” implica innanzitutto il “chi sarò da grande” – aggiunge don Di Tolve -. Proprio per il patrimonio culturale di cui è portatrice all’interno del più vasto ambito costituito da tutte le altre discipline di studio, l’Irc si preoccupa essenzialmente di mettersi al servizio dei ragazzi, perché costruiscano la loro identità e arrivino a comprendere che per loro diventare adulti passa attraverso le loro scelte e le loro idee; in una parola, attraverso quello che imparano dalla vita. Per questo mi auguro che tutti gli studenti decidano di avvalersi di questa disciplina, perché sarà senz’altro utile per l’indirizzo complessivo della loro esistenza».

Don Bosco tra noi: echi di una visita

Riportiamo in prima pagina quello che è stato pubblicato sul sito internet della Diocesi a margine della Peregrinatio del corpo di San Giovanni Bosco nella nostra Chiesa locale.
Diecimila fedeli gli hanno reso omaggio il 31 gennaio a Varese, Vengono Inferiore, Olgiate Olona e Seregno. In cinquemila a Lecco si sono messi in fila sotto la pioggia, fin dalle sette della mattina di sabato, per entrare nella Basilica di San Nicolò. Poi il Duomo di Milano gremito, nel pomeriggio, di seimila catechisti e ragazzi degli oratori per la preghiera presieduta dal Vicario generale della Diocesi, monsignor Mario Delpini; altri diecimila che sono passati in Cattedrale per la visita e la preghiera durante il resto della giornata. Insomma, un successo facilmente immaginabile, ma che forse è andato anche al di là delle previsioni. Tanto che la Celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Scola come momento finale di “Don Bosco è qui”, la sera di martedì 4 febbraio, sarà in Duomo e non, come preannunciato, in Sant’Ambrogio.
Proprio monsignor Delpini, che nella sua veste di Vicario generale – a nome dell’Arcivescovo – ha dato a Milano il benvenuto alla reliquia, stila un bilancio di questi primi tre giorni della Peregrinatio in corso. «Un accorrere bello e significativo della gente, dove per “gente” si deve intendere tutto il popolo di Dio, dai giovani agli anziani, dalle famiglie ai consacrati, dai singoli fedeli a intere comunità. Quindi un segno, anche nella città che si pretende secolarizzata e quasi, per eccellenza, laicizzata, che non può lasciare indifferenti. Mi pare infatti molto rilevante ciò che è avvenuto da sabato scorso intorno al Santo dei giovani. Certamente va dato atto a chi ha organizzato anche questa tappa del tour mondiale; tuttavia la percezione complessiva è che vi sia stata una spontaneità, come dicevo, popolare che ha contrassegnato la partecipazione all’evento. E anche questo, come Chiesa locale, ci rende felici». Il carisma di educatore di don Bosco, la sua santità esemplare senza tempo sono stati un motivo di attrazione, specie nelle difficoltà che attraversa oggi la questione giovanile…
Senz’altro questo è un altro elemento determinante e da approfondire. È vero che la figura di San Giovanni Bosco è, per così dire, «sempre stata tra noi», è familiare anche per la capillare presenza e attività dei Salesiani sul territorio diocesano; ma non c’è dubbio che, in un contesto più ampio, la complessità del tema dell’educazione spinga molti a guardare alla profetica visione formativa di don Bosco con attenzione particolare, riconoscenza e affetto.
L’Urna ha fatto sosta al Carcere minorile “Beccaria”: ancora tanta gente, ma soprattutto c’erano tutti i giovani detenuti e tre di loro hanno ricevuto durante la Messa i Sacramenti dell’iniziazione cristiana… È forse questo sentirsi tutti amati nello stesso modo – ragazzi dei nostri oratori e chi ha qualche difficoltà in più – che convince ancora, più di ogni parola?
Oggi sappiamo molte cose in più, rispetto ai tempi di don Bosco: abbiamo imparato esperienze educative nuove ed elaborato moderne tecniche, abbiamo incrementato le competenze e le “avvertenze”; però continuiamo a percepire una sorte di impotenza di fronte a un compito così fondamentale come l’educazione e la formazione
delle giovani generazioni. Sapere che, come diceva don Bosco, «educare è questione di cuore», ci spinge a guardare con speranza e rinnovato slancio al futuro.
Per questo, intorno a questo Santo di tutti, si è ritrovata una sorta di immensa comunità educante, come la definisce il Cardinale? Sì, il nome è esatto. Tra tante persone diverse, carismi, ruoli e realtà differenti, si può dire che il mondo educativo si è riunito ancora una volta intorno a don Bosco.

Settimana dell’educazione

Si stanno intensificando i preparativi in Diocesi per l’arrivo delle reliquie di San Giovanni Bosco. Un incontro così importante va preparato. Dopo il tempo di Avvento e il tempo di Natale imposteremo il cammino di animazione, all’interno della proposta «A TUTTO CAMPO», per la conoscenza dello stile che don Bosco proponeva ai ragazzi che invitava all’oratorio.
Anche i nostri Oratori di Mesero, Marcallo, Casone e Boffalora aderiranno a una delle proposte che già troviamo in calendario nei tabloid appesi in Chiesa e Oratorio. Lasceremo che la Commissione Pastorale Giovanile e don Riccardino ci dicano quali occasioni vedranno la nostra presenza.
Nel frattempo diamo spessore alla “settimana dell’educazione” che va dalla festa di Sant’Agnese (21 gennaio) alla festa di S. Giovanni Bosco (31 gennaio): è vero il lasso di tempo ci fa pensare più a una decina di giorni che a una semplice settimana, tuttavia si sta pensando di dare articolazione alla festa di Sant’Agnese con un’iniziativa specifica per le ragazze e le giovani di tutte le nostre Parrocchie. Anche qui don Riccardino è all’opera per confezionare una bella proposta; sarà nostra cura prenderla sul serio favorendo la partecipazione di tutto il mondo femminile.
«Educare in spirito di famiglia» è il tema che abbiamo dato alla Settimana dell’educazione 2014 che, grazie alla sinergia fra Servizio per la famiglia e Servizio per i ragazzi, gli adolescenti e l’oratorio, accomuna anche il tema dato alla Festa della famiglia del 26 gennaio 2014 e alla Giornata per la vita del 2 febbraio. Offriamo il termine educazione come parola chiave di queste giornate e lo associamo al termine famiglia perché sia la chiave di lettura per definire lo spirito con cui si educa nella comunità cristiana, considerata come famiglia di famiglie.