La sede vacante del Sommo Pontefice

Il Servizio diocesano per la Pastorale Liturgica fornisce le seguenti indicazioni liturgiche per il periodo di sede vacante del Sommo Pontefice.
1. Dal 1 marzo nella Preghiera Eucaristica non si deve fare più menzione del nome del Sommo Pontefice.
2. Sempre da lunedì 4 marzo, nelle Chiese di Rito Ambrosiano, in deroga alle norme generali della Quaresima, l’Arcivescovo, nella sua funzione di Capo Rito, consente di utilizzare nelle ferie (tranne ovviamente il Venerdì) il formulario della Messa per l’elezione del Sommo Pontefice. Tutte le comunità parrocchiali sono invitate a celebrare con questo formulario il giorno di apertura del Conclave.
3. Dal 1° marzo fino all’elezione del nuovo Sommo Pontefice le parrocchie propongano momenti pubblici di preghiera per il buon esito del Conclave al di fuori della Celebrazione Eucaristica, come l’Adorazione Eucaristica e la recita del santo Rosario. Nella nostra Parrocchia, nei prossimi giovedì dalle ore 17.00 alle 18.30, organizziamo una adorazione eucaristica, mentre il Santo Rosario lo reciteremo subito dopo la Messa nei giorni feriali (al posto delle lodi).

Don Newin dottore in sacra teologia

Non è stato riferito nulla sul numero precedente di Info.Mesero, solo perché era già stato dato alla stampa, ma non ci siamo dimenticati di don Newin il quale ha superato brillantemente la discussione della tesi di dottorato presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia presso l’Università Pontificia Lateranense di Roma. Accedere a questo Istituto non è da tutti: i corsi e i titoli accademici si ottengono dopo la laurea in Teologia. Don Newin era visibilmente agitato, ma sicuro di sé: ha preparato una tesi di oltre trecento pagine (The Family Relationship – Anthropological Background and bioethical challenges according to Leon Kass) che presto pubblicherà (forse una sola parte) in lingua inglese.
La commissione era composta da cinque professori, due italiani, due spagnoli e un tedesco, i quali dopo la presentazione introduttiva di don Newin hanno espresso i loro complimenti a don Newin per il coraggioso lavoro, insieme a domande e critiche per circa un’ora e mezza. Davanti a tutti i quesiti, il nostro don ha risposto con sicurezza e padronanza della materia, sempre in lingua inglese. Al termine della seduta, la commissione ha espresso un voto pari a 84/90tesimi con lode. Complimenti a don Newin!!!
La serata è proseguita con un nutrito gruppo di sacerdoti e un paio di Suore in un ristorante indiano della capitale, dove naturalmente abbiamo trovato piatti tipici indiani molto interessanti, ma soprattutto siamo rimasti sorpresi dall’accoglienza, dalla cordialità e dalla gentilezza con cui stiamo stati accompagnati in tutto!
Rinnoviamo i nostri complimenti a don Newin e un grazie speciale a lui e a don Rejoy che non sapeva più cosa fare per farci cogliere la sua gioia e la festa che la comunità della sua diocesi ha preparato per don Newin.
Don Newin non partirà per lo stato del Qerala (India) prima dell’estate prossima, per cui a giugno ci farà visita. Lo attendiamo con gioia, sapendo di avere un posto speciale per lui nel nostro cuore.

Via Crucis di venerdì 1 Marzo

Anzitutto il percorso: si partirà da via Kennedy (dove ci sono le ditte) e si percorreranno le vie Monte Bianco,
S. Anselmo, Leonardo da Vinci, Cuggiono, Piazza S. Gianna, via Roma, Piazza Europa e concluderemo in Chiesa.
Nel caso in cui ci fosse brutto tempo la manifestazione si terrà in Chiesa. Invitiamo i partecipanti a compiere un gesto penitenziale, quale il digiuno e devolvere quanto si spenderebbe per la cena a favore del Fondo Famiglia e Lavoro della Diocesi. L’inizio della celebrazione sarà alle ore 21.00.

La visita dei nostri vescovi al Papa Benedetto XVI

Sabato 16 febbraio il Papa, Benedetto XVI, ha incontrato i Vescovi della Lombardia per la Visita ad Limina (una visita al Papa che i Vescovi sono tenuti a fare ogni cinque anni). Riportiamo il testo dell’intervista al nostro Arcivescovo che ha risposto ad alcune domande di Radio Vaticana.
D. – Quale realtà di Chiesa è stata presentata a Benedetto XVI?
R. – Abbiamo presentato al Papa, con realismo, le tante luci che ci sono nella Chiesa lombarda. Vale a dire una base di cattolicesimo di popolo ancora notevolmente robusta, che in questi anni, grazie al Concilio, ha imparato, per esempio, una partecipazione alla Santa Messa fatta di una vigilanza, di una serietà, che impressionano. Quando visito le parrocchie a Milano, mi colpisce vedere, contrariamente a quanto si dice tante volte in modo superficiale, una grande partecipazione, gente che resta in piedi anche per due ore e con grande intensità. A partire da lì, la domanda, per esempio, che i genitori ancora fanno per i sacramenti dei bambini: la quasi totalità; la stessa scelta, che a Milano quest’anno è aumentata, dei ragazzi delle scuole anche superiori di partecipare all’ora di religione; gli straordinari segni della carità, per cui in tutta la Lombardia è imponente l’azione delle Chiese, attraverso le Caritas e mille altri strumenti, al punto tale che sicuramente le istituzioni dello Stato non reggerebbero senza questo aiuto. Più delicata, come l’abbiamo presentata, è stata invece la situazione della cultura, intesa in senso forte non libresco: cioè, della capacità di portare l’esperienza profonda dell’incontro col Signore nella comunità, dentro le situazioni concrete della vita personale – gli affetti, il matrimonio, la famiglia, la vita, la giustizia, la costruzione civile, sociale, politica, l’economia, il mondo del lavoro – la difficoltà a comunicare questo con semplicità a tutti gli ambienti. Il Papa ha insistito moltissimo, ma è il tema di questo grande pontificato, sulla gioia della fede che era stata sottolineata anche da tutti i vescovi che sono intervenuti nel dialogo col Santo Padre. Tutti e 13 noi, presenti, qui sentiamo un pochino di più la difficoltà. Abbiamo messo in evidenza anche il grande lavoro con gli immigrati, l’aspetto del dialogo inter-religioso, l’ecumenismo, il rapporto con gli ebrei. Molto tempo dell’udienza, che è durata più di un’ora, è stato preso dalle riflessioni sul nostro clero, sull’aiuto di accompagnamento del clero giovane, la prima destinazione di inserimento nella vita pastorale, l’unità del presbiterio. E mi sembra che questo, nella sostanza, sia stato detto, sinteticamente…
E’ il contenuto dello scambio, molto familiare, che il Santo Padre sedendosi con noi ha introdotto, con poche parole, dicendoci che voleva ascoltare ad uno ad uno, mostrando una memoria impressionante delle sue visite nelle nostre diocesi.
D. – In particolare, che indicazioni pastorali vi ha dato il Papa?
R. – C’è n’è una che si impone su tutte e voglio dire solo questa: che a un certo momento, pensando alla Lombardia, alla centralità della Lombardia, ha detto che la Lombardia deve essere il cuore credente dell’Europa. A me sembra che questo sia più che un programma pastorale per le nostre diocesi.
D. – Cardinale Scola, la Conferenza episcopale della Lombardia è l’ultima che incontra Papa Benedetto prima del 28 febbraio. Con quali sentimenti vi siete lasciati?
R. – Eravamo tutti molto commossi: tutti i vescovi, uno ad uno. Il Papa ci ha salutato di fatto due volte – all’inizio e poi alla fine – ci ha regalato una croce pettorale e tutti i vescovi hanno detto il bene personale loro e dei loro fedeli per il Santo Padre. C’era un tasso di commozione abbastanza marcato tra noi. Direi che tra tutti il più sereno era il Papa. E’ stato molto bello, però, anche questo aspetto di familiarità. Noi abbiamo ricordato alla fine che sentiamo la responsabilità di essere stati gli ultimi ricevuti nella visita ad Limina, e lui ci ha detto: “Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti”. Speriamo di essere capaci.
D. – Cardinale Scola, alla notizia della rinuncia del Papa al Pontificato lei ha parlato di “un pugno nello stomaco” ai giovani lombardi. Molte persone amano il Papa, ma c’è anche disorientamento tra la gente. Lei, su questo, ha rivolto una lettera alla Chiesa ambrosiana…
R. – Sì, nel senso che ho detto ai giovani che per me la reazione è stata un po’ paradossale. Da una parte, un pugno allo stomaco ti fa reclinare, no? Invece questo è un pugno allo stomaco che ci ha fatto alzare la testa, perché ci ha fatto vedere cos’è la fede, cos’è la vita di fede. Il Papa non ha testimoniato attaccamento alle cose di questo mondo, tanto meno al potere, ma un abbandono totale alla volontà di Dio, a ciò che lo Spirito detta. Allora abbiamo tirato su la faccia e forse, questo evento, nel suo misterioso significato, è come un’occasione che lo Spirito prenderà per riaprire noi cristiani alla speranza e alla gioia e per farci parlare, perché ci si assuma una responsabilità più energica, quasi un soprassalto di energia di fede. Lo penso soprattutto per l’Europa, ma non solo. Ed Europa vuol dire anche la mia diocesi, le nostre terre e così via. Il mondo ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno di un soprassalto di fede.
D. – Ai sacerdoti romani il Papa è tornato a parlare del Concilio. Lo ha fatto molte volte nel corso del Pontificato. Il Concilio è la chiave di lettura, che può caratterizzare questo periodo storico della vita della Chiesa?
R. – Penso di sì, a due condizioni. La prima, che non si separi il grande evento conciliare, perché nella Chiesa la presenza vitale dello Spirito produce degli eventi ed è attraverso l’evento, che mette in relazione le persone, che la prima riforma della Chiesa avviene. Non si può, però, separare l’evento dal corpo dottrinale che il Concilio ci ha fornito, che però – come ha detto il Santo Padre – va letto in unità, a partire dalle quattro Costituzioni, che allora riveleranno una freschezza, un’attualità e un compito di attuazione, che ci sta ancora davanti. Io credo che questo 50.mo del Concilio nell’Anno della Fede e questo evento di magistero supremo, che è la rinuncia del Papa, possano realmente rappresentare un’occasione di grande rilancio della bellezza, della verità, della bontà, dell’avvenimento di Cristo per il cuore dell’uomo di oggi. Io sono convinto di questo, senza contare il fatto che, se prendiamo per esempio il documento sulla libertà religiosa o quello sul rapporto con i nostri fratelli ebrei, vediamo come è ancora tutto da approfondire, da attuare, da esperire. Pensiamo al nostro Paese, l’Italia: quando è nato, il problema dell’immigrazione non esisteva, adesso stiamo assistendo ad un mescolamento di popoli, che produrranno il nuovo cittadino europeo, assolutamente inedito. Io credo, quindi, che questi tre fatti insieme – il 50.mo del Concilio, l’Anno della Fede e questo gesto del Santo Padre – ridiano al Vaticano II tutto il suo spessore e ne mostrino tutta l’attualità. A noi di assumerlo responsabilmente.

Lasciatevi riconciliare con Dio

Continuiamo a raccogliere indicazioni e riflessioni per arricchire la nostra Quaresima e renderla un itinerario denso di richiami al lasciarsi riconcilaire con Dio. Prendiamo spunto quest’oggi dall’omelia del nostro Vescovo che all’inizio della Quaresima ha detto: “Satana sottopone il Signore Gesù ad un crescendo di attacchi, dal più grossolano al più elevato, giungendo a provocarlo nella Sua relazione costitutiva con il Padre.
Satana, colui che divide, cerca di inoculare un germe di divisione nel cuore stesso della Trinità: «Se tu sei il Figlio di Dio» (Vangelo, Mt 4,3 e 6) hai il potere di volgere a tuo vantaggio le leggi della natura stabilite dal Padre. E pretende di distogliere l’adorazione del Figlio dal Padre per dirigerla su di sé «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai» (Vangelo, Mt 4,9). Come ho scritto nella Lettera pastorale la tentazione (prova) documenta la nostra condizione di precarietà. Gesù ha voluto conoscere questa esperienza per insegnarci come viverla.
Anche noi beneficiamo, in Gesù Cristo, dell’identità di figli di Dio (siamo figli nel Figlio). Questo significa che per trionfare sulla tentazione che sempre tende a separarci dal Padre, la strada è una sola: aderire con tutto il nostro essere a Gesù, il Figlio. Arrivare, con la grazia dello Spirito a dargli del “Tu”.
«Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria» (Epistola, 1Cor 9, 25-26). L’uomo cammina quando sa dove andare. La fede dà senso (significato e direzione) alla nostra esistenza, in tutte le circostanze ed rapporti: In Cristo Signore nostro si nutre la fede di chi digiuna, si rianima la speranza, si riaccende l’amore» (dal Prefazio).
La Quaresima, per la Chiesa di Milano, si struttura in maniera abbastanza precisa già a partire dall’epoca di Sant’Ambrogio, nello scorcio finale del IV secolo, quando la società si andava progressivamente convertendo
al cristianesimo e molti pagani chiedevano il Battesimo. La Quaresima nacque proprio come tempo in cui i catecumeni si preparavano a ricevere il Battesimo nella veglia pasquale. Per questo essa assunse un forte carattere battesimale, oltre a quello penitenziale. «La Chiesa ha l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza» (Ambrogio, Epistula extra collectionem, 1 [41], 12, dal CCC, 1428).
Chiediamo al Signore che lungo il cammino penitenziale di questa Quaresima, la Sua grazia rinnovi in noi il dono del Battesimo. In questo tempo favorevole – attraverso la preghiera, la pratica della Via Crucis, il digiuno, la carità – trovi spazio nel nostro cuore l’invocazione evangelica al Dio vicino: «Signore io credo, ma tu aiuta la mia incredulità». Amen.