Pretendere di possedere e dominare la natura è una forma di idolatria
Siamo credenti non perché abbiamo fede in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, ma perché in noi abita lo Spirito Santo, che ha riversato nei nostri cuori l’Amore di Dio. Così, siamo stati resi liberi di vivere protesi verso i beni eterni secondo la pienezza dell’umanità bella e buona di Gesù. Questo ottimismo si fonda su una speranza viva, nonostante il dolore e la sofferenza. «Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana». Lo ha detto Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, che sarà celebrata l’1 settembre 2024. Il titolo scelto è “Spera e agisci con il creato”, perché la speranza cristiana non delude e «il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione». Quindi, l’armonia a cui dovrebbero puntare gli esseri umani va estesa anche al creato, perché la responsabilità per un’ecologia umana e integrale è la via di salvezza della nostra casa comune e di noi che la abitiamo. Inoltre, la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la sua condizione, sono state poste sotto il giogo della caducità. Anche il creato, dunque, è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma la salvezza in Cristo è sicura speranza anche per esso. Continua il pontefice: «Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato». Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e contribuire a ripensare il potere umano e i suoi limiti. L’essere umano, ricordandosi che la terra gli è stata affidata, ma resta di Dio, può cambiare radicalmente atteggiamento, passando da predatore a coltivatore del giardino. «Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata».