Vi segnaliamo alcuni passaggi della riflessione del Cardinale nella celebrazione di martedì 28 febbraio che meritano la nostra attenzione.
Gesù è caricato della croce (cfr Gv 19,17). Caifa consegna Gesù a Pilato, Pilato lo consegna alla folla… e Lui si consegna agli uomini per amore. L’Innocente ingiustamente condannato non subisce il verdetto come una sciagura: Egli, in modo per noi sconcertante ma rivelatore, si erge come il protagonista della scena. L’Innocente consegna se stesso: è certamente caricato della croce, eppure è Lui a prenderla su di Sé.
Gesù condannato a morte ci urge a farci carico, a nostra volta, del mondo, a prendere su noi stessi la sorte degli innocenti. Infatti, «da quando Gesù si è lasciato percuotere, proprio i feriti e i percossi sono immagine del Dio che ha voluto soffrire per noi. Così, nel mezzo della sua passione, Gesù è immagine di speranza: Dio sta dalla parte dei sofferenti» (J. Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret 2, 224).
Ogni giorno, purtroppo, siamo colpiti da un diluvio di immagini e di notizie che ci dicono che l’innocenza è disprezzata, violata, sacrificata. Eppure solo l’innocenza è fonte di speranza e di edificazione umana e sociale. Gli innumerevoli testimoni, consapevoli o inconsapevoli, dell’Innocente Crocifisso sono lì a dimostrarcelo. Accogliendo liberamente la condanna che Gli viene inflitta, Gesù diviene un interlocutore affidabile della nostra persona segnata dal male e dalla ribellione. Scrive acutamente il poeta Luzi: «Sfogare sopra un misero e indifeso corpo umano che hanno nelle loro mani, l’astio d’un antico e inconfessato paragone con la divinità,questo li esalta». È la tentazione, sempre insorgente nell’uomo, di sfidare Dio, di chiamarLo in giudizio davanti al tribunale del mondo, di sottrarsi a Dio e ad ogni dipendenza. Una tentazione che nelle società secolarizzate del nostro tempo rischia di farsi sistema. Ma spesso l’inaccettabilità rabbiosa di Dio, del Padre, è l’altra faccia del bisogno struggente di Lui.
Come duemila anni fa anche questa sera l’Innocente Condannato sta, inerme, davanti a noi uomini sofisticati del Terzo Millennio. Il Suo sguardo implorante ci ripete: «Milano, non perdere di vista Dio». Chi di noi potrà accusarlo di essere nemico dell’uomo?
È lo stesso Luzi a dirci la potenza del Suo abbraccio quando mette sulle labbra del Crocifisso l’invocazione al Padre: «Eppure abbi pietà, perdonali». Questo radicale eppure congiunge inscindibilmente tutta la profondità del nostro male con l’abisso insondabile della misericordia di Dio. Gesù, infatti, «portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero» (Gv 19,17-18).
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..«Eppure abbi pietà, perdonali». Questo radicale eppure congiunge inscindibilmente tutta la profondità del nostro male con l’abisso insondabile della misericordia di Dio..-
Quante volte ho perdonato un torto subito ingustamente? Quante volte ho fatto io il primo passo? Ancora troppo, troppo poche.
Perche perdonare è così difficile? Forse perchè a volte costa? Forse perchè di fronte al limite non sappiamo vedere oltre?
Gesù ha sperimentato umanamente il limite, nell’angoscia, nel dolore, nell’abbandono, nel rifiuto, nel pianto ingredianti tutti di quella tragedia che l’umanità -incosapevole- stava per consumare in quegli ultimi istanti di perdizione. Ma dopo le tre del pomeriggio ogni croce venne rimossa – per sempre. Dalla morte alla resurrezione Gesù ci ha messo tutto, non ha trattenuto per se niente. Si è stretto al Padre e nell’invocare il perdono per noi tutto si è compiuto- consummatum est.
Il Perdono…..questa parola tanto semplice da pronunciare e tanto difficile da mettere in atto!!!
L’unica cosa che mi ha aiutato è chiedere in preghiera a Gesù eucarestia di entrare nel mio cuore e guarire quella ferita tanto profonda che ogni uomo porta dentro di sè da sempre, ossia il NON FIDARSI DELL’AMORE INCONDIZIONATO DI DIO. Prendiamo spunto da colui che chiamiamo IL BUON LADRONE: Non era un tipo che andava a Messa, diceva rosari e partecipava a ritiri spirituali… eppure davanti a Gesù Crocifisso non ha esitato un attimo a chiedere di far parte del REGNO DI DIO. Ci siamo mai chiesti il perchè? Probabilmente ha messo da parte tutto il suo io , i suoi errori e le sue resistenze e ha deciso di buttarsi nelle braccia misericordiose del padre attraverso suo figlio. Prendiamo esempio!!
Buona settimana santa e Buona Santa Pasqua di Resurezione.
ho appena finito di leggere i vostri interventi,a proposito ciao Marco e benvenuta Annalisa, e come al solito ho poco da aggiungere.
sul piano cristiano nulla da eccepire.
ma è davvero così facile perdonare chi ci procura torti,se non,peggio ancora,violenze?
questo argomento è già stato trattato in passato in altro topic del sito,se non ricordo male.
ed oggi,come allora,non sono così convinto che perdonare sia semplice,per il ladrone forse lo era di più,si trovava alla fine della sua vita,forse gli è costato poco chiedere perdono,forse ci credeva veramente,chi può dirlo?
le persone che lui ha derubato,alle quali magari ha tolto i risparmi di una vita,e voglio credere che fosse solo un ladro,lo hanno perdonato?
sicuramente è un ragionamento cinico,ma il chiedere perdono alla fine di questa nostra vita,è giusto se l’abbiamo vissuta in maniera poco “onesta”?
non è un torto per quelli che invece l’hanno vissuta,contrariamente, in maniera opposta?
o il loro era solo un “dovere”?
personalmente credo che per certi atti non possa esistere perdono.
apprezzo chi subisce perdite violente e perdona il loro carnefice,ma,perdonatemi,non lo comprendo.
forse devo elevarmi di grado,ma,ad oggi,trovo difficile perdonare persone che uccidono bambini,donne e fanno le peggiori cose sperando nella clemenza della corte.
ma poi scusate,non esiste il paradiso e l’inferno?
di questo passo chi finisce all’inferno?
o forse,come narra Dante,il paradiso è solo per Beatrice?
Caro Maurizio chi commette il peccato è schiavo del peccato. La conversione inizia proprio da quì. Riconoscersi peccatori e per questo bisognosi di perdono. Ed è qui che immeritatamente ci viene incontro la misericordia di Dio a patto che la invochiamo con cuore sinceramente pentito. Il Sacramento della riconciliazione libera da questa schiavitù e ci riavvicina all’amicizia con Dio, il quale non abbandona il peccatore anche il più incallito che ritorna a Lui unica via per la salvezza. Non ne esistono altre.
O sei con Dio o sei disperato. L’Inferno per chi sceglie di vivere lontano da Dio è già iniziato, nel quì e ora. Così si dica per il Paradiso per coloro che accolgono la Grazia della Fede che Dio non nega a nessuno nel rispetto della libertà personale. Caro Maurizio, Dio ci ha creato liberi per amore e di questa libertà un giorno saremo tenuti a rispondere, ciascuno secondo i propri pensieri, parole ed opere. Non contano le preghiere le SMesse, Le Comunioni, i digiuni, conta l’amore col quale offriamo al Signore la fatica di vivere questa Fede in un contesto ove parlare di rispetto, accoglienza fraterna, giustizia, sobrietà, fedeltà e speranza è roba da inguaribili, romantici sognatori.
Sono convinto che il concetto di autosufficienza dell’uomo che il sistema sociale vuole realizzare, sventolata come supremazia della ragione (guardiamo ai disastri dell’illuminismo) sia in realtà una grande sciagura per tutta l’umanità. Il tentativo in atto da tempo di allontanare Dio dalla ns vita risponde ad un preciso disegno perpetrato dal principe della menzogna che maschera le illusioni da certezze, confonde le coscenze sopite sdoganando il male travestito da bene al solo ed unico scopo di eliminare non Dio dall’orizzonte umano bensì l’uomo dall’orizzonte divino. Per fortuna ci viene in soccorso Maria col suo esempio, l’unica vera cristiana che ha sperimentato sulla sua pelle la potenza di Dio perchè semplicemente si è fidata totalmente di Lui e del suo Amore. Ma noi sappiamo fidarci di Dio come Maria ? Sappiamo dare tutto a Lui e per Lui sapendo che nulla ci verrà tolto di quanto ci è davvero necessario per vivere? Per quanto mi riguarda ho capito cosa mi giova: essere con Dio nonostante il mio peccato. Solo così posso capire cos’è l’infinito e tutto ciò che è meno di questo infinito, non mi interessa.
Alla prossima.
Marco