Il magistero di Papa Francesco

«Non sono io. Questo è il cammino dal Concilio che va avanti, che s’intensifica. Io seguo la Chiesa. Non ho dato nessuna accelerazione. Nella misura in cui andiamo avanti, il cammino sembra andare più veloce, è il motus in fine velocior come dice Aristotele». Con queste affermazioni, nell’intervista rilasciata per il 17 novembre 2016, papa Francesco delineava con molta chiarezza la prospettiva del suo ministero petrino e ricordava – sgombrando il campo da confusioni – che per sua natura la Chiesa non è proprietà del Papa e che dunque non è il Papa a fare la Chiesa, perché l’unico artefice è Cristo e Sua è la Chiesa ( Ecclesia Suam). Dichiarava così di andare avanti nel solco della Tradizione e di seguire la Chiesa. Una prospettiva che non era una novità. Già la sera del 13 marzo 2013, subito dopo l’elezione, affacciandosi al balcone di San Pietro per la prima benedizione apostolica, papa Francesco l’aveva esplicitata come programma sulla base delle fonti conciliari. In quelle prime parole infatti, che sembravano estemporanee, vi era già presente il riferimento diretto a due documenti centrali del Vaticano II: la Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla natura della Chiesa e la Costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Queste le sue parole: « Fratelli e sorelle, buonasera! E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa […] sia fruttuoso per l’evangelizzazione». È l’incipit con il quale il Papa indicava da subito la strada sulla quale avrebbe camminato. E nel quale manifestava da subito la volontà di farsi prossimo, fratello per tutti, quale espressione dell’«intima unione della Chiesa con l’intera famiglia umana», come viene descritta nel Proemio della Gaudium et spes. La quale sarà all’origine dell’invito alla prossimità e richiamo alla «conversione pastorale» rivolto a tutta la compagine ecclesiale a partire dall’esortazione Evangelii gaudium fino all’enciclica Fratelli tutti, dove, senza frontiere ha evidenziato come Cristo interpella affinché tutti diventiamo prossimi degli altri. L’invito poi a compiere il cammino insieme rimandava direttamente al secondo capitolo della Lumen gentium dove si afferma, testuali parole, che «vescovo e popolo fanno un cammino insieme». Da qui la sinodalità, che significa appunto “camminare insieme”, modalità costitutiva e stile che appartengono alla natura apostolica propria della Chiesa e che in questi dieci anni è stata rimessa in moto nei sinodi promossi dal Papa a partire da quello sulla famiglia. Come Vescovo della Chiesa di Roma, «che presiede nella carità tutte le Chiese» riprendeva inoltre la sorgente del suo ministero universale a cui è affidato il compito in quanto Successore di Pietro: quello di ricercare l’unità dei cristiani. Ricerca che lo ha portato a intensificare il cammino cominciato dal Concilio con il decreto Unitatis redintegratio. Per concludere infine «perché ci sia una grande fratellanza». Preghiera con la quale prefigurava la ricerca dell’unità del genere umano e della pace, che sono confacenti al ministero petrino e che lo hanno portato attraverso il dialogo – valore non negoziabile per un cristiano perché è radicato nell’agire di Dio verso l’uomo, come tutta la storia della Salvezza evidenzia – a gettare ponti dall’Occidente all’Oriente. Questo primo pronunciamento nel suo insieme è perciò da considerarsi il compendio di una visione ecclesiale scaturita dal solco della Tradizione e maturata dall’ecclesiologia conciliare, che nel corso del suo pontificato è andata avanti, sviluppandosi e intensificandosi. Si è trattato dunque di un programma che sgorga dall’aver fatto proprio, come figlio, il Concilio Vaticano II nella sua interezza come ressourcement «risalita alle sorgenti», insieme dalla «capacità che lì la Chiesa ha mostrato di lasciarsi fecondare dalla perenne novità del Vangelo di Cristo» come ha spiegato nel Discorso all’Associazione teologica italiana il 29 dicembre 2017. Da quella benedizione iniziale del pontificato si è così delineato il cammino percorso lungo le strade maestre indicate dal Concilio: la risalita alle fonti del Vangelo, una rinnovata missionarietà, la sinodalità, il servizio ecclesiale nella povertà e il dialogo con la contemporaneità, la ricerca dell’unità con i fratelli cristiani, il dialogo interreligioso, la ricerca della pace. E seguire il cammino della Chiesa che dal Concilio va avanti cosa ha significato in questi anni? Ha significato, ad esempio, proseguire quanto affermato nella Nostra aetate firmata da Paolo VI e da tutti i Padri conciliari il 28 ottobre del 1965 e legarsi ai destini degli uomini ai quali la Chiesa non può essere estranea. Ha significato portare avanti il dialogo con le altre religioni e considerarle al servizio della fraternità e della pace. Ha significato intraprendere i viaggi apostolici dalla Terra Santa all’Egitto, dal Marocco all’Iraq, al Kazakistan, al Bahrein, in Sud Sudan e firmare il documento di Abu Dhabi con il leader sunnita di Al-Azhar, siglato il 4 febbraio 2019: « Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro. Le religioni, in particolare, non possono rinunciare al compito urgente di costruire ponti fra i popoli e le culture. È giunto il tempo in cui le religioni si spendano più attivamente, con coraggio e audacia, senza infingimenti, per aiutare la famiglia umana a maturare la capacità di riconciliazione, la visione di speranza e gli itinerari concreti di pace». Una traiettoria in sostanza, che comprende il disegno della fraternità non come strumento o auspicio, ma come opera da applicare ai rapporti internazionali, per superare i mali e le ombre di un mondo volto a implodere. Quella che già nella sua enciclica sociale Caritas in veritate Benedetto XVI aveva indicato come «l’ideale cristiano di un’unica famiglia dei popoli, solidale nella comune fraternità» ed è presente nella prima lettera dell’Apostolo Pietro: «Cristo ci invita alla fratellanza universale». Fraternità che affonda le sue radici nel «Vangelo di Gesù Cristo» come scrive in Fratelli tutti: « Altri bevono ad altre fonti – afferma Francesco – . Per noi, questa sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo». Dal Concilio al Vangelo, dunque. E che a oltre dieci anni dall’inizio del suo ministero, papa Francesco debba ancora ribadire come le sue peregrinationes «non sono un capriccio, sono la linea che il Concilio ha insegnato » e che «siamo ancora a metà strada per attuarlo», la dice lunga su quanto ancora ci sia bisogno di insistere affinché si comprenda non solo quali sono le vie d’uscita in un mondo travolto dai conflitti, ma dove affondano le radici dell’agire e del magistero di papa Francesco e cos’è la Chiesa e la sua missione nel solco della Tradizione. Sarà forse utile dunque ripercorrere come l’attuale Successore di Pietro ha seguito fin qui le strade maestre indicate dal Concilio e sulle quali oggi sta continuando a camminare. A cominciare dall’inizio: dalla rinnovata missionarietà risalendo, con il Concilio, alle sorgenti.

Stefania Falasca

Messaggio per la giornata del Seminario Egli entrò per rimanere con loro ( Lc 24,29)

Ciò che è ovvio non è vero

Sembra ovvio che ci siano buoni motivi per essere tristi. Infatti le speranze sono finite nel niente, dicono i due discepoli in cammino verso Emmaus. Ma non è vero. Sembra ovvio che la morte sia la fine di tutto: l’aspettativa che un profeta, un inviato da Dio, un uomo all’altezza della missione possa cambiare la situazione, tutto finisce nella morte. Anche lui è morto e ogni aspettativa è stata delusa. Ma non è vero. Nello stesso modo, nel nostro tempo, sembra ovvio che non ci sia ragione per essere lieti, non ci sia argomento persuasivo per coltivare speranza. Ma non è vero. In realtà la morte è stata vinta, Gesù è risorto, Gesù rende partecipi della sua vita e chiama a condividere la sua missione.

La verità si annuncia con l’incontro sorprendente

Si comincia a intuire la verità che smentisce l’ovvio, quando avviene l’incontro sorprendente. Fin quando si rimane ai discorsi “tra noi”, come avviene ai due discepoli in cammino verso Emmaus, non si fa altro che confermarsi nei luoghi comuni e nella banalità dell’ovvio. Ma un inatteso compagno di viaggio avvia un dialogo sconcertante: sembra uno straniero spaesato e fuori dalla realtà. In realtà è l’unico che può dire la verità e riaprire pensieri ardenti di speranza.
L’intuizione che la vita non sia un ovvio andare verso la morte, ma una vocazione alla vita, alla gioia, alla missione di annunciare speranza avviene sempre per un incontro sorprendente. È Gesù stesso che ti raggiunge in un modo che non sai, mentre pratichi le solite preghiere. È un evento che ti impone un fermarti con il volto triste (c:fr Lc 24,17), è l’incontro con un testimone, un uomo, una donna, un giovane seminarista, un prete, una suora, un povero. Il nostro Seminario, come altre case di formazione, ha accolto e poi inviato molti che con la loro vita, le loro parole, la loro gioia e la loro dedizione si sono messi per strada e hanno incrociato molti viandanti tristi e li hanno introdotti nella verità della vita, della loro vita, della vita di Gesù.
Dobbiamo esprimere la più profonda gratitudine per i preti della nostra Diocesi, testimoni della risurrezione di Gesù e incoraggiare coloro che oggi si preparano per essere questo incontro sorprendente che introduce alla fede.

Nella notte un ardore, una luce: la rivelazione

Lo sconcerto, la sorpresa sono solo l’inizio. Dell’incontro potrebbe restare anche solo il ricordo di una emozione, l’esperienza di una intuizione illuminante: poi la vita, la superficialità, l’ingranaggio spietato delle abitudini e delle pigrizie possono ricondurre all’opaco, noioso, disperato ritorno nell’ovvietà banale. Invece l’incontro può diventare cammino condiviso, ascolto di quella parola che fa ardere il cuore, l’esperienza di quella amicizia che accende il desiderio di stare insieme, fino a condividere ancora un’ora, ancora un giorno, anche tutta la vita.
L’insistenza del desiderio (Resta con noi: Lc 24,29) trova la casa in Gesù entrò per rimanere con loro. In questo dimorare si compie la rivelazione, irrompe la luce, anche se è notte. Nello spezzare del pane i discepoli riconoscono la verità di Gesù e della loro vita. Il pane non è solo pane: oltre l’ovvio, è cibo di vita eterna; la dimora non è solo riparo nella notte, oltre l’ovvio, è la casa dove si condivide la fede e la carità; le parole non sono solo parole, oltre l’ovvio, sono scintille che fanno ardere il cuore; il tempo non è solo ciclo di giorni e di notte, logorante invecchiare, oltre l’ovvio, è tempo di missione.
Nella giornata per il Seminario la Diocesi è invitata a riconoscere che il Seminario non è solo un luogo da amare, una struttura da sostenere, una domanda ossessiva sul numero dei seminaristi. Oltre l’ovvio: è una comunità che accompagna alla rivelazione della luce della presenza di Gesù, che offre la testimonianza di un percorso che insegna a riconoscere che la vita è vocazione, a formare discepoli ardenti per la missione, preti per il servizio della Chiesa.
Ai seminaristi tutta la mia simpatia, il mio incoraggiamento. Agli educatori tutta la mia stima e la mia fiducia. A tutti i fedeli della Diocesi il mio invito alla preghiera e alla vicinanza affettuosa e generosa al Seminario. A tutti i ragazzi, gli adolescenti, i giovani l’invito a non sottrarsi all’incontro sorprendente che può aprire percorsi oltre l’ovvio, oltre lo smarrimento, la tristezza e la rassegnazione: verso la rivelazione che illumina la vita e chiama a cammini ardenti di speranza.

+ Mario Delpini Arcivescovo di Milano

Calendario pastorale

Domenica 10 Arrivo della Fiaccolata da Pellegrino Parmense degli oratori uniti verso le 18.30 e celebrazione della S. Messa presso la chiesa parrocchiale.

Tempo del Creato ( 1 settembre – 4 ottobre). I tempo del Creato è la celebrazione cristiana annuale per ascoltare e rispondere insieme al grido del Creato: la famiglia ecumenica nel mondo si unisce per pregare e proteggere la nostra casa comune.
Proposta: Passeggiata nel creato ( 2 Km) il 16 settembre , ore 16-18 presso la riserva naturale “ La Fagiana” – Parco del Ticino. Ritrovo ore 16.00 presso il parcheggio Cascina Bullona ( V. Valle – Pontevecchio di Magenta)
A cura del Circolo Laudato Sì, Magentino.

Festa oratori uniti
Domenica 24 festa in ogni oratorio dell’area omogenea ( Messa – pranzo – pomeriggio di attività).
Domenica 1 ottobre “Palio” degli oratori.
Seguirà programma.

Anniversari di matrimonio
Domenica 8 ottobre alla S. Messa delle 10.30 si ricorderanno gli anniversari di matrimonio a scadenza quinquennale. Dare il nominativo in sacrestia dopo le Ss. messe o in casa parrocchiale entro il 24 settembre.