Cammino formativo adulti

Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi (1 Pt 3,15 )

La parrocchia propone un cammino formativo per gli adulti con il desiderio di trovarsi per approfondire insieme alcuni contenuti della fede.

Per gli adulti (età lavorativa) verranno proposti degli incontri la domenica (a scadenza mensile) alle ore 15.15 presso la chiesa parrocchiale.
Il primo incontro sarà domenica 13 ottobre.
Gli altri incontri saranno in corrispondenza della catechesi dell’iniziazione cristiana, in modo da agevolare i genitori che desiderassero partecipare.

Per gli adulti + (in pensione) gli incontri saranno al mercoledì presso l’oratorio, in modo da poter vivere anche un aspetto conviviale al termine dell’incontro.
Al momento è prevista una scadenza mensile.
Primo incontro di presentazione e di catechesi: mercoledì 2 ottobre alle ore 14.45 presso l’oratorio.

In queste sedi verranno poi comunicate le date degli incontri successivi.

Calendario pastorale

Sabato 7 e domenica 8 Fiaccolata degli oratori dell’area omogenea dal santuario di Ozegna.

Domenica 22 Festa degli oratori dell’area omogena
In attesa del volantino con il programma dettagliato, è già possibile iscriversi al pranzo che si terrà in oratorio (fino ad esaurimento posti), presso la cartoleria Zoia entro e non oltre il 16 settembre.
Menu: lasagne – arrosto di vitello con patate al forno e insalata (per ragazzi/e: nuggets con patatine) – acqua
Costo: 12 € adulti – 9 € minorenni, da versare all’atto dell’iscrizione.

Domenica 29 Palio degli oratori presso l’oratorio di Marcallo (seguirà programma).

Domenica 13 ottobre alla S. Messa delle ore 10.30 si festeggeranno gli anniversari di matrimonio.

Presentazione del messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato

Pretendere di possedere e dominare la natura è una forma di idolatria

Siamo credenti non perché abbiamo fede in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, ma perché in noi abita lo Spirito Santo, che ha riversato nei nostri cuori l’Amore di Dio. Così, siamo stati resi liberi di vivere protesi verso i beni eterni secondo la pienezza dell’umanità bella e buona di Gesù. Questo ottimismo si fonda su una speranza viva, nonostante il dolore e la sofferenza. «Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana». Lo ha detto Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, che sarà celebrata l’1 settembre 2024. Il titolo scelto è “Spera e agisci con il creato”, perché la speranza cristiana non delude e «il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione». Quindi, l’armonia a cui dovrebbero puntare gli esseri umani va estesa anche al creato, perché la responsabilità per un’ecologia umana e integrale è la via di salvezza della nostra casa comune e di noi che la abitiamo. Inoltre, la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la sua condizione, sono state poste sotto il giogo della caducità. Anche il creato, dunque, è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma la salvezza in Cristo è sicura speranza anche per esso. Continua il pontefice: «Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato». Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e contribuire a ripensare il potere umano e i suoi limiti. L’essere umano, ricordandosi che la terra gli è stata affidata, ma resta di Dio, può cambiare radicalmente atteggiamento, passando da predatore a coltivatore del giardino. «Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata».

Calendario pastorale

Sabato 31 e domenica 1 Settembre Raccolta alimenti per la Caritas. Preferibilmente: biscotti, fette biscottate, zucchero, caffe, tè, pasta, legumi in scatola (fagiolini, fagioli, ceci, piselli, ecc.), latte UHT.

Una proposta di esercizi spirituali per adulti promossi dall’Azione Cattolica.
Da lunedì 9 Settembre a giovedì 12 settembre presso il centro di Spiritualità a Somasca di Vercurago (Lc). Tema: Gli incontri di Gesù nel Vangelo di Giovanni. Predica P. Giuseppe Valsecchi. Quota: 190 € + spese viaggio. Iscrizioni entro il 31 agosto.
Informazioni: Carlo Vaghi 029779570.

Sabato 7 e domenica 8 Settembre Fiaccolata degli oratori dell’area omogenea dal santuario di Ozegna.

Domenica 22 Settembre Festa degli oratori (seguirà programma).

Domenica 29 Settembre Palio degli oratori presso l’oratorio di Marcallo (seguirà programma).

Domenica 13 Ottobre alla S. Messa delle ore 10.30 si festeggeranno gli anniversari di matrimonio.

Il cibo, la cucina e la tavola

Il cibo è costituito da un insieme di alimenti e di creature volute e donateci da Dio ma, come abbiamo detto, il cibo è frutto non solo della terra, ma anche del lavoro dell’uomo. Per noi umani non c’è natura senza cultura: siamo consapevoli che dal III millennio a.C., prima ancora dell’invenzione della scrittura, gli umani hanno iniziato a praticare l’arte della cucina, cioè del preparare, del trasformare gli alimenti in cibo per la tavola. Attorno al fuoco, in una grotta, sotto un albero, su una pietra si è cominciato a mangiare insieme, a consumare cibo preparato da qualcuno: a poco a poco nasceva la cucina, l’arte del cucinare e, contemporaneamente, la festa, il banchetto, il simposio… Consumare lo stesso cibo e la stessa bevanda significa diventare insieme uno, stipulare un contratto, un’alleanza, riconoscere una prossimità, un’accoglienza reciproca, dare origine a una relazione o approfondirla, delineare un abbozzo di communitas. Cucinare è azione umana, solo umana, non conosciuta dagli altri viventi sulla terra. È, di fatto, umanesimo, perché chiama e richiama uomini e donne, convoca piante, animali e anche minerali (il sale) e canta il sapore del mondo. E tutto questo in un ritmo umano: non sempre si cucina allo stesso modo! C’è la cucina feriale, in cui ci si nutre con gioia ma nella sobrietà e nella frugalità; c’è il pasto, il banchetto che interrompe la ferialità dei giorni per dire l’insperabile, per celebrare ciò che accade poche volte e per grazia; c’è il pasto del bambino che abbisogna di cibi a lui adeguati; c’è il pasto per l’anziano, che richiede una misura e una leggerezza…
Chi cucina ha anche l’arte di differenziare i pasti, perché c’è un pasto per ogni momento sotto il sole.

FARE CUCINA

Cosa va messo in evidenza in quest’arte? Innanzitutto l’acqua: non solo essenziale come bevanda, ma indispensabile per la cucina, per lavare gli alimenti, per cuocerli. L’acqua ha assunto subito un ruolo purificatore e quindi si è imposta come indispensabile.
Accanto all’acqua, il fuoco che fa passare l’alimento da crudo a cotto: tutti noi sappiamo come questo processo sia assolutamente determinante.
Quello dal crudo al cotto è un passaggio che conferisce un nuovo assetto al cucinare: fare cucina cessa di essere solo preparare e condire un alimento, ma implica il trasformarlo profondamente, con esiti molto diversi a seconda della modalità di cottura e degli ingredienti utilizzati.
Proprio la preparazione culinaria ha creato il pasto come pratica sociale che media il rapporto con il nutrimento. Senza la preparazione, ognuno potrebbe soddisfare da solo e a suo piacimento il bisogno di cibo.
La preparazione del pasto, invece, richiede un investimento di tempo, di attenzione e di cura, che costituisce la misura empirica dell’amore di chi prepara il cibo nei confronti di quanti devono mangiarlo abitualmente o sono invitati per una circostanza particolare. Anche presentare un piatto richiede tempo e arte, quindi attenzione verso gli altri e volontà di procurare piacere. Presentare il cibo è la firma del cuoco o della cuoca, è un sorriso che esprime la gioia di offrire ciò che si è preparato per qualcuno. […] Condivisione e scambio entrano dunque nella cultura della cucina, del pasto, degli alimenti, e la condivisione del cibo appare sempre segno della condivisione della vita, e così lo scambio. Per questo nella cultura del cibo la relazione ha il suo primato e il cibo è a servizio di questa relazione che può essere tra conoscenti, amici, coniugi, famiglia, vicini, entità territoriali… «L’uomo è ciò che mangia», diceva Ludwig Feuerbach, ma questa affermazione è riduttiva perché noi dipendiamo più dai criteri orientativi della nostra alimentazione e della nostra capacità di viverne lo spirito che non da quello che mangiamo: potremmo dire «siamo ciò che mangiamo e come lo mangiamo». Occorre infatti fare del pasto un’occasione di piacere, un rito creatore di senso e di esperienze, anche di esperienze spirituali in cui mangiare in comunione e conoscere Dio diventano la stessa cosa.

CONDIVIDERE PER CONVIVERE

Plutarco fa dire a un personaggio delle sue Dispute conviviali (II,10): «Noi uomini non ci nutriamo l’un l’altro semplicemente per mangiare e bere, ma per mangiare e bere insieme». Tale aspetto è decisivo: per questo il cibo per noi umani è evento culturale che sa soprattutto produrre convivio che, come dice la parola, è cum vivere, vivere insieme e quindi communitas, cioè mettere insieme i doni, il munus che ciascuno ha, oppure il debito (anch’esso munus) che ciascuno ha verso l’altro. Condividere per convivere! È proprio a causa di questa valenza del cibo che nella Bibbia la pienezza di vita è stata espressa dall’immagine del banchetto. Dal banchetto messianico promesso già dai profeti come banchetto del regno di Dio: «Il Signore dell’universo preparerà per tutti i popoli un banchetto di cibi abbondanti, un banchetto di vini raffinati, di cibi succulenti, di vini eccellenti» [Is 25,6] al banchetto promesso da Gesù: «Molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente e siederanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli» [Mt 8,11; cfr. Lc 13,29], fino ai banchetti raccontati da Gesù nelle parabole come immagini, profezie del regno dei cieli. Dove c’è banchetto, infatti, non c’è solo nutrizione, ma c’è vita piena, condivisione, comunione fra tutti gli esseri umani e fra Dio e l’umanità. La tavola del regno dei cieli ha proprio il Signore Dio come ospite che invita, chiama, offre il banchetto a noi umani, ospiti, invitati, accolti per fare comunione con lui.

Enzo Bianchi