Il coraggio di interrogarsi: parte 6

Perché è imbarazzante parlare di sesso? (Eppure è l’argomento di un comandamento… significa che riguarda il rapporto con Dio, come tutto il resto della vita umana!)
È vero che il modo di vivere la propria sessualità influisce sulla vita spirituale e sulla preghiera? E che, viceversa, la preghiera e l’azione dello Spirito sono determinanti per vivere correttamente la sessualità?

Don Giuseppe Colombo

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Il coraggio di interrogarsi: parte 5

Perché il quinto comandamento è espresso in forma così categorica, senza alcuna sfumatura?
Perché dal quinto al decimo comandamento è usata la forma negativa (non…) invece di quella affermativa?
Non è forse a evidenziare il valore assoluto della vita, dono di Dio? Nel nostro tempo in cui l’individuo si pensa padrone di sé stesso e della vita, come può parlare ancora il comandamento di Dio?

Don Giuseppe Colombo

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Il coraggio di interrogarsi: parte 3

Perché molti dicono che non hanno tempo di andare a Messa, di pregare, di dedicare tempo alla vita comunitaria?
Perché il terzo comandamento inizia con la parola: “Ricordati”?

Un genitore sa per esperienza che un figlio, soprattutto quando è piccolo, ha bisogno di qualcuno che, volendogli bene, quindi non con acrimonia e impazienza ma in modo benevolo, gli ricordi le cose da fare, le cose giuste e sbagliate, perché – normalmente senza malizia – facilmente egli “si dimentica”… Sappiamo anche il perché: i bambini non hanno sviluppato il senso della storia, vivono immersi nel presente, non hanno ancora molta esperienza… e per di più (come i grandi) preferiscono fare ciò che piace a loro piuttosto che il loro dovere.
Dio, come Padre buono, raccomanda al suo popolo di “ri-cor-darsi”, di “ritornare al cuore” della vita e della storia della salvezza, continuamente: il Creatore stesso al settimo giorno si è riposato e, soprattutto, Dio ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto il suo popolo (cfr. Deuteronomio cap. 5).
Se l’uomo non tiene sempre presente di essere oggetto dell’amore di Dio, il quale da sempre ha preparato il mondo intero per la sua creatura ed è intervenuto nella storia per tirare fuori dalla schiavitù il suo popolo dando loro una identità e una libertà irrinunciabile, difficilmente dedica tempo a Dio per ringraziarlo di tutto il suo amore immeritato, gratuito.
La dimenticanza di Dio e del suo amore (più e prima ancora delle tante “cose da fare”) è il vero motivo per cui non si trova il tempo per la preghiera e non si trova il modo per consacrare un giorno al Signore.
Non ricordare l’intervento liberatore di Dio nella propria storia fa rimanere schiavi delle circostanze.

“Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro… Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato.” (Deut. 5)

Don Giuseppe Colombo

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Il coraggio di interrogarsi: parte 2

Riflettere sulle dieci Parole (Decalogo) consegnate da Dio a Mosè per il suo popolo, vuol dire tra l’altro rendere coscienza che Dio ha pazienza con noi… non ci dice tutto in una sola volta, in una parola soltanto, ma si adatta alla nostra lentezza e durezza di comprendonio.
Anche Gesù, “la” Parola del Padre per eccellenza (il Verbo, il Figlio unigenito che rivela compiutamente il volto e il cuore di Dio) per farsi conoscere si è manifestato nel tempo, è entrato nella storia (prima nelle profezie, poi fisicamente, poi – misteriosamente ma realmente – nel suo corpo che è la Chiesa). Fattosi uomo si è messo al passo degli uomini mortali, ne ha accolto i ritmi, i limiti (per esempio, mentre era sulla terra in carne ed ossa come noi, aveva bisogno di mangiare, bere, dormire… non si è allontanato gran che dalla regione in cui è nato, parte l’esilio forzato in Egitto). Però ha invitato i discepoli, tutti (non solo i dodici apostoli), a staccarsi (nel cuore) dalla loro solita vita e ad andargli dietro: solo seguendo Lui si arriva a Dio!
Anche noi non dobbiamo fermarci alle prime difficoltà nel capire ciò che Dio ci rivela… in riferimento ai dieci comandamenti non dobbiamo fermarci ai primi o a qualcuno soltanto: dobbiamo continuare nella riflessione e nell’ascolto, perché solo continuando giungeremo alla verità tutta intera, quella che ci “fa liberi”, quella che ci fa vivere da figli di Dio e non più da servi.
Nel vangelo di Giovanni, capitolo 8 al versetto 31, che riascolteremo nella terza domenica di Quaresima, il Signore Gesù dice a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

Continuiamo a interrogarci con coraggio!
Questa volta lasciamoci interpellare (cioè non leggiamo in fretta) dalla seconda Parola di Dio del Decalogo.

N.B.: Sugli scaffali in chiesa potrai recuperare il foglio del primo comandamento.

Don Giuseppe Colombo

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