Il coraggio di interrogarsi: parte 3

Perché molti dicono che non hanno tempo di andare a Messa, di pregare, di dedicare tempo alla vita comunitaria?
Perché il terzo comandamento inizia con la parola: “Ricordati”?

Un genitore sa per esperienza che un figlio, soprattutto quando è piccolo, ha bisogno di qualcuno che, volendogli bene, quindi non con acrimonia e impazienza ma in modo benevolo, gli ricordi le cose da fare, le cose giuste e sbagliate, perché – normalmente senza malizia – facilmente egli “si dimentica”… Sappiamo anche il perché: i bambini non hanno sviluppato il senso della storia, vivono immersi nel presente, non hanno ancora molta esperienza… e per di più (come i grandi) preferiscono fare ciò che piace a loro piuttosto che il loro dovere.
Dio, come Padre buono, raccomanda al suo popolo di “ri-cor-darsi”, di “ritornare al cuore” della vita e della storia della salvezza, continuamente: il Creatore stesso al settimo giorno si è riposato e, soprattutto, Dio ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto il suo popolo (cfr. Deuteronomio cap. 5).
Se l’uomo non tiene sempre presente di essere oggetto dell’amore di Dio, il quale da sempre ha preparato il mondo intero per la sua creatura ed è intervenuto nella storia per tirare fuori dalla schiavitù il suo popolo dando loro una identità e una libertà irrinunciabile, difficilmente dedica tempo a Dio per ringraziarlo di tutto il suo amore immeritato, gratuito.
La dimenticanza di Dio e del suo amore (più e prima ancora delle tante “cose da fare”) è il vero motivo per cui non si trova il tempo per la preghiera e non si trova il modo per consacrare un giorno al Signore.
Non ricordare l’intervento liberatore di Dio nella propria storia fa rimanere schiavi delle circostanze.

“Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro… Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato.” (Deut. 5)

Don Giuseppe Colombo

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Un commento su “Il coraggio di interrogarsi: parte 3

  1. Mi sono più volte interrogato sul senso dell’affermazone: “Sono credente ma non praticante”. Mi sono chiesto che senso avesse tale affermazione e ho subito pensato:” ma anche il diavolo sa che Cristo esiste ma non si sognerebbe mai di fare la comunione!”
    Mi sono anche domandato quale messaggio della dottrina cristiana allude a una fede senza testimonianza.
    NO. Non c’è !
    E l’incontro con Cristo nella Santa Eucaristia? Si certo qualcuno dice che la fede è personale pertanto non è necessario andare in chiesa, fare la comunione e figuriamoci al confessionale.
    “ E poi cosa ho fatto di male. Sono onesto,fedele, lavoro, non rubo, non ho mai ammazzato nessuno…sono a posto”.
    Questi sono i discorsi che sempre più spesso mi ritrovo ad ascoltare da parte di conoscenti, amici e colleghi ai quali mi sforzo di portare, nonostante la loro forte diffidenza, un barlume di speranza, quella di Cristo l’unico Dio fatto uomo per amore, che accettando la sofferenza trasforma la croce da strumento di morte a baluardo di salvezza e redenzione per l’intera umanità. Anche per loro!
    Ma questa mi sono accorto è un’altra logica. E allora nonostante la volontà e l’impegno quando ho fatto ciò che era nelle mie possibilità affido tutto e tutti nelle mani onnipotenti del Signore e mi riconosco servo inutile…

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