La radio parrocchiale?

Una radio per far sentire meno soli gli anziani e gli ammalati, le persone sole o semplicemente per diffondere catechesi, celebrazioni, la preghiera del Rosario, le conferenze e tante altre cose in tutte le case. Non una radio commerciale e neppure per mettere in etere musica e basta! Stiamo prendendo contatti con una società che potrebbe installare l’impianto a un costo non esoso. Ma nel frattempo, voi cosa ne pensate?!

87 commenti su “La radio parrocchiale?

  1. Credo che l’iniziativa sia senz’altro da appoggiarsi, del resto la nuova evangelizzazione passa anche attraverso nuovi canali e la tecnologia se ben indirizzata rappresenta oltre che un dono di Dio un validissimo strumento al servizio dell’uomo. Ben venga una radio parrocchiale al servizio dei più “deboli” i quali potranno finalmente sentirsi partecipi della vita comunitaria meserese ma non loro soli. Sono convinto che l’interesse nei confronti di questa iniziativa supererà le attese e chissà che il rassicurante ascolto di una “buona-radio” fatta in casa non contribuisca a spegnere finalmente il chiassoso richiamo di quella “jungla” chiamata TV.
    W la radio parrocchiale !

  2. come sta andando il sondaggio ?? A quanto vedo solo pareri verbali. Verba volant! e lo spirito critico non è ancora decollato. Forza “meser-nauti” lasciate il segno. I posteri vi ringrazieranno !!

  3. ciao,volevo lasciare un appunto,da quello che ho letto le intenzioni sul tipo di trasmissione ho avuto la sensazione del “già sentito”. è la descrizione di radio Maria.
    nulla da togliere all’emittente citata,ma non si corre il rischio di fare solo “fotocopia”?
    credo che comunque la radio debba essere per forza di cose uno strumento di evasione,ci stà anche il momento di preghiera,ma dovrebbe essere un pò più articolata.
    una curiosità,quale è la definizione di “debole” che voi citate? non mi è molto chiara.

  4. Beh caro Maurizio il paragone con ill network di Radio Maria mi pare un po’azzardato..ci accontenteremmo di molto..molto meno. Manca pure l’antenna !!ma a quanto so non mancano le idee e la voglia di iniziare. Direi quindi che come inizio non c’è male. Forza!

  5. – I “deboli” che intendevo nel contensto del discorso, sono tutti coloro i quali per diversi motivi (salute, assistenza familiare ecc.) hanno meno possibilità o non ne hanno affatto di recarsi fisicamente in Chiesa parrocchiale per vivere i momenti liturgici proposti dal calendario sia quotidianamente durante la settimana che domenicalmente per la SMessa festiva.
    Penso soprattutto ai numerosi anziani soli e ammalati, ma anche alle famiglie che li assistono le quali potranno sicuramente beneficiare di questi momenti di spiritualità “via etere”. E’ vero i contenuti della proposta in qualche modo determineranno un po’ il palcoscenico degli utenti finali ma questo credo avverrà sono in una prima fase. Crescendo in una pluralità di tematiche, via via crescerà sicuramente l’interesse anche di altre “categorie” di potenziali utenti. Del resto la “nuova evangelizzazione” passa necessariamente attraverso questi nuovi mezzi di comunicazione, potenti quanto fragili, ricchi quanto aridi se non animati in ogni scelta da uno spirito di “umile servizio” alla comunità dei fedeli. I deboli con le loro storie… sono già Vangelo. Mettiamoli in onda.

  6. …grazie per il chiarimento,condivido questo tuo pensiero.
    il mio paragone con la più famosa radio non è nei termini dei “mezzi”,ma nei termini delle intenzioni (inteso solamente come programmazione delle trasmissioni),io intendevo esprimere che è giusto,dato il fine dell’emmittente,diffondere un messaggio di fede attraverso l’etere,e Dio solo sà quanto il mondo ne abbia bisogno,ma credo che dedicare un mezzo così potente alla “sola” (non fraintendermi non voglio minimizzare)trasmissione di brani di vangelo come motivo primario,almeno questa mi pare sia la linea che si seguirà come ho percepito dal tuo post, lasciando magari in secondo piano altre cose,come informazioni,musica di tutti i generi,momenti di dialogo con il pubblico,cose insomma che puoi trovare in tutte le emittenti.perchè ,diciamocelo pure,la famosa radio è un pò triste come trasmissioni,non sono un critico dei media,ma non ha l’aggancio con le nuove generazioni proprio perchè non “pensa” come le nuove generazioni.
    poi magari non ho capito nulla io,cosa molto probabile.
    ma mi dici che non c’è nemmeno l’antenna? quali sono dunque le reali possibilità di realizzazione di questo progetto?
    spero proprio che non sia lasciato cadere,anche perchè,da fonti non certe a dir la verità,ho saputo che anni fà esisteva già una radio a mesero,magari tu potrai confermare ciò.

  7. La battuta sull’antenna era volutamente ironca..nel senso che per quanto ne so deve ancora essere tutto definito. Cmq la volontà di realizzare pare ci sia concretamente.
    Sul fatto che anni fa fosse già stata fatta une esperienza di radio, non posso risponderti visto che sono arrivato in questa bella comunità da meno di 10 anni.
    Sul discorso riguardante il famoso network cattolico di cui abbiamo parlato nei precedenti post, posso dirti che il palinsesto trovo sia abbastanza completo ed in grado di raggiungere un ampio ventaglio di ascoltatori (non mancano momenti dedicati ai ragazzi-adolescenti-giovani-sposi-genitori-famiglie ecc). Il tutto con buona pace di quanti pensano che sia il “paradiso” delle vecchiette che pregano tutto il giorno. Forse non sanno che le loro preghiere “salveranno” il mondo e quanto contiene.

  8. forse abbiamo due metodi di giudizio differenti,ma continuo a pensare che il palinsesto sia oltremodo troppo piatto.
    ma chiuderei qui le considerazioni su altre radio che non siano quella che si vuole far partire da quel di mesero.forza allora.
    un’ultima considerazione…
    credi davvero che bastino le preghiere di quelle che chiami “vecchiette” a salvare il mondo?
    ..lo spero,ma credo che ci voglia anche dell’altro…

  9. Se credi, speri. Se speri, ami. Pregare è… mandare onde d’amore (V.Salvoldi). Quindi ama e fa ciò che vuoi (S.Agostino).
    Prego Dio ogni giorno di aumentare la mia fede affinchè credendo speri e sperando ami.

  10. …belle parole,quelle che tu citi,onore alla tua cultura,io non sono così colto da potermi permettere citazioni così profonde,sono solo una piccola,umile pedina nella scacchiera della vita. vita che il buon Dio ha voluto donarmi,vita che vivo ogni giorno con le piccole gioie e i grandi dolori che regala.mi fà piacere per esempio avere discusso con te di questo argomento, che è passato dalla creazione della radio parrocchiale ad un pensiero un pochino più profondo sulla fede.credimi ciò mi fà molto piacere,e spero vivamente che questo progetto possa essere ,in un futuro molto prossimo,una realtà,…una bella realtà. al di là del palinsesto.

  11. Ricambio il piacere di questo ns dialogo. Sarebbe bello che qlc altro si unisse alla ns discussione che come dicevi effettivamente a tratti è uscita dal tema centrale. Ma va bene così..è bello parlare, confrontarsi, esternare il proprio pensiero. Ricordo a questo proposito le belle parole dell’ora Beato Karol “Non abbiate paura(..)aprite, anzi spalancate le porte a Cristo (..)”. Coraggio allora.

  12. Carissimi Marco e Maurizio,
    dopo tutte queste belle parole, mi chiedo vi farete avanti per dare una mano a chi si spenderà in questa radio?
    A monte c’è una domanda più forte, perchè la gente non si fa avanti, non si propone, chi sono i volontari di oggi?
    Cosa vuol dire prestare servizio in Parrocchia? Perchè le stesse persone ruotano su più mansioni, non c’è altra gente, non c’è spazio per tutti ? E’ da un po’ che mi faccio queste domande ed ora le giro a voi. Buona settimana

  13. carissima Daniela,credo di conoscerti e credo che tu conosca me,quindi mi piace pensare che questo sia un dialogo fra amici e che quindi,fra amici,ci si possa esprimere con maggiore libertà (non dico sincerità,perchè credo che quella debba sempre essere usata).
    Vorrei quindi condividere con te le mie impressioni e le mie esperienze sulle forme di volontariato,indubbiamente positive,ma che forse hanno sfaccettature sottili che non si riescono a vedere dall’interno.
    Forse ,lo premetto, la mia sfiducia nelle persone che prestano opere di volontariato,non nel volontariato come opera,risale ad esperienze passate,ad esperienze maturate nella mia vita,e credimi se ti dico che non ho avuto una adolescenza delle più belle,ma non voglio parlarne per non tediare nessuno,e ad una sorta di timidezza innata che mi porta più a chiudermi che ad aprirmi.
    Ma torniamo al discorso,la mia piccola visione del mondo mi ha portato a notare che intorno a questi “volontari” ,che non devono per forza essere le persone che gravitano intorno alla parrocchia, visto che il mio discorso cerca di rispondere,forse un pò troppo personalmente lo ammetto,alla tua domanda principale,aleggia una sorta di “peccato di vanità”.
    Ho notato che molte di queste persone offrono la propria opera in cambio di visibilità,tu potrai anche rispondermi che ben vengano comunque,l’importante è che si diano da fare.
    indubbiamente, ma non condivido.
    Anche perchè nel loro piccolo peccato non accettano altre persone che possano far loro ombra,quindi rinchiudono la cerchia e fanno branco.
    Probabilmente sono io che ho lasciato il mio cinismo forse un pò troppo libero in questi ultimi cinque minuti,ma ho avuto questa impressione.
    Probabilmente,anzi sicuramente,qualcuno presta la propria opera in maniera disinteressata,ma,lo dico come osservatore,non come giudice,sono veramente pochi.

    Farsi avanti? potrebbe essere un inizio per farmi cambiare idea.

  14. Molto bravo Maurizio, hai centrato il segno.
    Molte volte ci si affaccia al volontariato in parrocchia ma automaticamente si esce con la faccia “tumefatta”.
    Molte volte mi domando “perchè lo faccio?”, “perchè ci provo ancora?” la risposta è sempre quella, “perchè ci credo malgrado tutto”.
    Io lo chiamo “muro di gomma” perchè ti fanno entrare, lavorare e appena dai “fastidio” perchè togli la luce sei rimbalazto fuori.
    Spero anzi confido in una risposta decisa nella predica di don Giorgio di domenica mattina alla messa delle 10,30 in cui c’è stato un forte richiamo alla voglia e allo spirito di impegnarsi in parrocchia da parte di tutti (giovani e adulti che siano). Creare ricambio e nuovo modo di fare e portare educazione.
    Tornando alla radio parrocchiale, siamo sempre lì se ci sono persone volenterose che vogliono impegnarsi per far funzionare questo strumento, ben venga. Nello scambio di opinioni si era detto “saper informare”, ma io aggiungo anche “riuscire ad essere informati” poichè capita anche che tu devi fare le cose e non sei informato di quello che devi fare.
    Ciao a tutti.

  15. Ciao a tutti!!
    Vi dirò che il volontariato mi ha dato molto! Sentivo che nel mio cuore e nella mia vita mancava qualcosa di veramente importante: il dono gratuito per l’altro, un altro sconosciuto. Sono stata accolta benissimo nel gruppo dove cerco di dare ancor oggi una mano e ringrazierò sempre DG di avermi dato i riferimenti della coordinatrice del gruppo. Il volontariato, lo scambio reciproco, l’apertura all’altro arricchiscono molto… Però sono d’accordo con voi, io ho avuto la Grazia di lavorare con persone che ritengo intelligenti, generose e piene d’amore vero per il prossimo, pronte ad aiutare e aiutarti senza mai metterti da parte o nell’ombra, anzi pronte a valorizzare nuove idee e opportunità. Ma so che non sempre è così, me ne rendo conto guardandomi attorno… Per quanto riguarda la radio non so… in questa fase della mia vita faccio fatica a ritagliare nuovi spazi… Però non si sa mai… Un saluto a tutti e grazie!
    Barbara

  16. Bene. Finalmente facce nuove- nuove idee-nuovi suggerimenti-nuovi umors anche dal dietro le quinte…Fuori gli “attori pricipali” ( i soliti…) dal “palcoscenico” (il microcosmo- parocchiale) è ora che si facciano avanti “le comparse” (i volontari disinteressati) e “le espiranti comparse” (i timidi…) purchè determinate a scavalcare “il muro” (il branco..), e se sbattendoci contro invece dei “mattoni” (protagonismo,invidie e maldicenza) trovassimo “la gomma” (condivisione, carità e umiltà) Alleluia! non ci si farà di certo male.
    Alla prossima.
    Marco

  17. Preso dalla voglia di dire la mia, magari provocando un po’ sul discorso del volontariato parrocchiale, mi scuso con Daniela per non aver risposto alla sua domanda diretta circa la radio parrocchiale. Per farlo prendo spunto dalle parole di un ns carissimo amico comune il quale interrogato sul come poter riuscire a far fronte ai molteplici impegni professionali-familiari-sociali mi rispose che nonostante la volontà e la determinazione di spirito, umanamente non si può far tutto. Così da quel giorno ho deciso in coscienza di fare meno.. ma fare meglio.

  18. ciao Marco,i tuoi due ultimi post mi sembrano di tenore leggermente aggressivo,avrai i tuoi motivi….
    comunque credo che esista un’altra “banda” di volontari,quelli che non osano proporsi (non siamo tutti leoni) ma che se viene loro chiesto un aiuto sono diposti ad impegnarsi in maniera totale.
    non siamo tutti uguali,alcuni si propongono spontaneamente,altri hanno bisogno di una piccola spinta.
    è per quello che ciò che abbiamo definito muro deve aprire una porta.
    ma anche quello che dice Giuseppe è giusto,ok l’aiuto,e dato che qui stiamo parlando della radio,in cosa consisterebbe questo aiuto?
    tu mi sembri inserito nell’argomento,puoi darci indicazioni?

    … “fare meno ma meglio”…guarda che sempre del tempo devi trovare

  19. Caro Maurizio, mi spiace non poterti aiutare sul discorso radio parrocchiale poichè non sono inserito nella gestione di questa proposta.
    Non era mia intenzione essere aggressivo..non ho motivi e anche se me ne capitasse l’occasione mi guarderei bene dal giudicare… l’uomo. Provocatorio sì, ma per stimolare la discussione.
    Fare meno…richiede meno tempo. Fare meglio… richiede tutta una vita! Che Dio ci assista.
    Alla prossima.

  20. Ciao a tutti, provoco io ora!!!!
    Ok va bene la radio (sempre che si trovano “volontari” per farla partire e portarla avanti) ma forse vedo più urgente sistemare e creare una rete di comunicazione interna tra volontari che si impegnano in ambito parrocchiale. Cerco di spiegarmi meglio….! Le comunicazioni arrivano se sei un “attore principale” e non una “comparsa”.
    Per fare spazio alle “aspiranti comparse” a mio parere ci vuole una bella e abbondante spolverata di buona educazione e rispetto delle persone e del loro lavoro. Le comunicazioni devono raggiungere tutto il “palcoscenico” e non solo alcuni “vips”.
    Penso che se una persona si vuole impegnare in ambito parrocchiale, come in qualsiasi altro settore, è giusto che trovi un ambiente in cui il suo lavoro venga rispettato. Gli “attori principali” per correttezza devono rispettare il lavoro delle “comparse” ma anche del lavoro delle persone al di fuori del “palcoscenico”. Come si fà a pretendere rispetto e partecipazione ai propri “spettacoli” quando non si da tutto questo agli altri.Vedo anzi quando gli “spettacoli” vengo realizzati al di fuori del “proprio palcoscenico” e non ci sono protagonisti gli “attori principali”piovono critiche e opere di sabotaggio. E’ questo quello che vogliamo insegnare ai nostri ragazzi? E questo è l’esempio che diamo! Quando ero “giovane” io all’oratorio mi insegnavano a rispettare e a collaborare con le persone. Ora queste cose mi sembrano molto lontane.Si collabora solo quando serve…….o si deve.
    Scusate lo sfogo.
    Non sò se mi sono spiegato bene.

  21. Giuseppe Giuseppe…questo è l’uomo. Totalmente imperfetto irrimediabilmente incostante.Ci scopriamo quotidianamente mancanti di senso come prive di significato sarebbero le ns azioni pur buone, se non animate dallo Spirito di sapienza. Invochiamolo! Non solo a Pentecoste. Questo ns passaggio terreno diviene fecondo solo se accoglie senza indugio “il dono” il carisma o il talento che Dio ha pensato per ciascuno di noi e lo si fa fruttare a servizio dei fratelli. Spetta a noi il compito di seminare, al Signore quello di far crescere, dove, come, quando a Lui piacerà. Certamente l’impegno gradirebbe quantomeno il rispetto, ma quello umano è miserevole e falso se consideriamo il suo carico di contraddizioni e condizionamenti. Cerchiamo piuttosto di compiacere al Padre cercando in ogni circostanza la Sua volontà. E per fare questo occorre pregare molto, pregare col cuore, affidare e confidare. Non c’è Fede Cristiana se non è testimoniata dalle opere. Ma le opere prodotte senza la Fede rimangono sterili esercizi di partecipazione sociale che appagano solo l’ego. Domandiamoci quindi per chi e non per che cosa offro il mio tempo. Se lavoro per gli altri ma fondamentalmente ricerco la mia gloria..bene ho già ricevuto la mia ricompensa. Viceversa se lavoro con fatica e cerco la gloria di Dio non ho da temere le critiche, i sabotaggi, le incomprensioni anzi la loro presenza sono prova inconfutabile di “autenticità nella Verità” e non di pratico conformismo a buon mercato. E non importa se così facendo qualche vip (come tu li chiami)dovrà rinunciare a “brillare” per qualche sera… Ti consoli questa sconcertante certezza: dai diamanti non nasce nulla.. ma dal letame possono nascere splendidi rigogliosi, variopinti fiori di campo.
    Alla prossima.

  22. Sarà come dici tu ma io sono più drastico nelle cose, o è bianco o è nero non esiste il grigio nelle cose e nel modo di fare.
    Non devono esistere le mezze misure come le mezze “persone”.
    Le cose devono essere trasparenti e non mascherate da “attori” impersonali.
    Il buon seminatore come dici tu fa crescere a suo piacimento quello che noi seminiamo, io penso che il terreno oltre a seminarlo va anche preparato, concimato e ben irrigato. Inoltre il raccolto non và perso perchè è marcito in ….attesa non solo della Pentecoste o del Natale o di qualche anniversario. Quindi tralasciando condizionamenti o contraddizioni umane (se no è meglio che stiamo a casa a pettinare le bambole) direi che ogni volontario si deve porre le domante importantissime che tu giustamente hai enunciato e darsi delle risposte. Da parte mia queste risposte me le sono date (sono queste che mi danno la forza di andare avanti superando critiche, sabotaggi e chiamiamole incomprensioni).
    Forse è una “guerra” contro i mulini a vento ma penso che persone autentiche esistano ancora…….pensavo d’averle trovate ma forse…..no. Sarà un miraggio?!?!
    Scusate lo sfogo

  23. Ciao a tutti!
    ma guarda quante belle riflessioni ci sono sul sito.
    Maurizio, Marco e Giuseppe, come ha detto Don Giorgio in una bellissima omelia “facciamoci avanti senza se e senza ma” offriamo il talento che il Signore ci ha dato, non aspettiamo che ci sia la spinta o il grazie. A volte ci sono i problemi di comunicazione, ma sta a noi risolverli, cercando di confrontarci con l’altro prima di giudicarlo a priori.
    Le divergenze sono positive, se si guarda nell’ottica giusta, quella del dialogo, del saper fare che prima è un saper essere.
    Sicuramente nella misura in cui esprimiamo le nostre opinioni ci esponiamo e dobbiamo accettare l’altro nella sua totalità e diversità. Quindi, perchè dopo tante parole non ci troviamo a bere un caffè e parliamo di persona, chisssà che il Signore non stia cercando proprio noi?
    Buona settimana

  24. Daniela, se hai letto i miei precedenti commenti avrai letto che per me un volontario si deve appunto porre delle domande che Marco ha giustamente ricordato tra cui:”per chi offro il mio tempo e non per che cosa”.
    Quindi il volontario non deve aspettarsi ne ringraziamenti e neanche una spinta (magari per i più timidi è necessario come detto in precedenza).
    Il problema è che una persona che dona il suo tempo gratuitamente non dovrebbe trovare il “famoso muro di gomma” e la falsa accoglienza.
    Tu dici che a volte ci sono problemi di comunicazione io invece dico che non ci sono problemi di comunicazione sui canali degli “attori protagonisti”, invece sui canali delle “comparse”, bisogna vedere se conviene che tu sappia.
    Tu dici che:” sta a noi risolvere i problemi”; ok ma se ti viene risposto “ma qui tutto ok non ci sono problemi prego accomodatevi”. Non c’è peggior cieco o sordo di chi non vuol vedere o sentire.
    Per me non ci sono problemi ne per un caffè ne per una pizza (sai… quel caffè diventerebbe troppo lungo e freddo)!!! Quando vuoi o volete.
    Ciao a tutti.

  25. Proposta semplice: leggiamo anzi ri-ri-ri-leggiamo Matteo 7,1-5.
    Riporto il commento del messalino:
    Gesù non proibisce ai discepoli il giudizio in sè, ma quella forma di particolare giudizio negativo che non dà nessuna possibilità di redenzione o riscatto agli altri. A volte tale giudizio si colora di una facciata di ipocrisia che agli occhi del Signore risulta davvero insopportabile. Eppure spesso cadiamo in questo errore. Tutti.
    Come possiamo allora presentarci come modelli da imitare a volte proponendoci come maestri, se siamo noi i primi ad aver bisogno di essere guariti e curati dalle tante travi che portiamo negli occhi, nel cuore di cui non siamo consapevoli?
    Quando impareremo ad essere un po’ più onesti con noi stessi, allora forse saremo più utili anche agli altri.

    Preghiamoci su. + Misericordia e – giudizio.
    Un saluto a tutti.

  26. Io non posso parlare dei giudizi espressi da altre persone ma dei miei si; i miei giudizi sono di carattere costruttivo anzi direi di più, prima di entrare in questo forum di opinioni come già esposto in precedenza ho cercato il chiarimento diretto e come dici tu per cercare “la redenzione e il riscatto altrui”; (parole tue non mie)!!!!!!!
    Lungi dal pormi come modello da imitare e propormi come maestro(i maestri sono diplomati)io sono un umile operaio e lontano dal pormi come primo attore anzi…….mi definisco un manovale! Io non ti conosco personalmente e non sò se tu mi conosci ma penso di non essere uomo di facciata e nemmeno ipocrita, a me piace dire le cose in maniera diretta e in faccia alle persone, anche se a volte ne pago le conseguenze.
    Questo è il mio pensiero.
    Sicuramente a volte sbaglierò anch’io ma accetto lo scambio di opinioni e giudizi.
    Tu sicuramente esponi questi pensieri in modo provocatorio e avrai le tue ragioni. Io invece sono deluso dalla impossibilita di sfruttare le enormi potenzialità che la parrocchia di Mesero ha ma non è in grado di sfruttare a pieno poichè in numerosi settori viene esposto il cartello “tutto ok teatro esaurito” ed invece gli oratori sono deserti e le generazioni di ragazzi passano senza guida e senza lasciare traccia. Non ho la bacchetta magica per risolvere i problemi ma so che lavorando insieme e soprattutto collaborando con tutti le cose si affrontano in maniera differente e si lavora la metà.
    Aspetto il caffe.

  27. ciao a tutti, a questo punto anche a me è venuta voglia di caffè.
    primo perchè sarebbe un grandissimo piacere dare un volto a voi tutti, e poi perchè a me il caffè piace.
    e comunque,prendendo il famoso contadino come esempio vorrei raccontarvi qualcosa che,a suo tempo, mi ha fatto pensare.
    purtroppo non ho avuto molte occasioni di dialogo con Don Giorgio,ma ne ho avuta qualcuna con il nostro vecchio parroco,Don Giuseppe e in particolare si discorreva della ormai prossima dipartita dell’oratorio,poche frequenze,poche iniziative e via così…
    ma,di fronte a nuove proposte,la sua reazione poco positiva mi ha portato a chiedergli,forse in maniera poco diplomatica,se in qualche modo non fosse lui il primo ad essere scoraggiato della situazione.
    la sua risposta fu , molto onestamente,purtroppo affermativa.
    non aveva più fiducia che la cosa potesse riprendere “vita”.
    capirete quindi che se il contadino perde la voglia di fare,anche il raccolto non potrà essere certo abbondante.
    a Don Giorgio si deve il merito di aver dato fiducia a quanti gli proponevano iniziative e quant’altro indirizzate a risollevare le sorti della parrocchia.
    e il campo comincia a rivivere.
    a questo punto però il problema rimane,gli uomini, che essendo umani tendono a cadere,alcuni ergendosi a giudici ed altri peccando di vanità.
    ma al campo servono uomini,ed è tristemente vero quello che anche Giuseppe ha notato,il “muro” esiste.
    magari non vogliamo vederlo,magari non vogliamo curarci della sua esistenza perchè siamo “superiori”.
    ma lui è lì,pronto a scoraggiare quanti lo vogliono abbattere.
    purtroppo questo siamo noi.
    e seguire gli insegnamenti delle sacre scritture ,caro Marco, non è sempre semplice.
    non tutti hanno a disposizione quella fede che tu,da quello che scrivi ,hai.
    purtroppo i miei limiti,i miei istinti (non sono certo in grado di seguire i tuoi profondi ragionamenti ,caro Marco) mi portano a cose ben più pratiche: “non mi vuoi? arrivederci”.

    ad ogni modo mi piacerebbe continuare la discussione di fronte ad un buon caffè….

  28. Ciao a tutti!
    a voi che scrivete ed anche alle numerose persone che entrano nel sito, leggono, ma per timidezza non scrivono. Abbiamo fino ad ora toccato diversi argomenti, la radio, il volontariato, il problema di accogliere ed essere accolti, di accettare ed essere accettati. Quest’oggi invece voglio parlare proprio dell’ultimo articolo pubblicato dal Don,quello dei lavori in cantiere. Tra le varie proposte c’è quella di una commissione cultura, che bella parola, “CULTURA”. Nella testa affiorano tante domande cos’è la cultura a Mesero? cos’è la cultura per un cristiano? Trovo che sia un bel tema per discutere davanti ad un buon gelato,che ne dite di trovarci domenica 10 luglio alle 15.30 in piazza Europa?
    Buona settimana a tutti! Vi aspetto!!

  29. ciao,aspettavo le risposte degli altri….
    problemi a spostare l’orario alle 17.30?

    comunque come ti riconosceremo? rosa rossa all’occhiello?

  30. Carissimi,
    va benone alle 17.30. Il Signore ha detto “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” quindi ci riconosceremo dalla disponibilità nel metterci in gioco. A domani

  31. the day after.
    dopo il nostro piacevole incontro ed in vista del prossimo,invito Daniela a mostrare quanto ha in programma di fare e su quale binario vuole farlo procedere.
    anche per poterne discutere a freddo,e magari per sviluppare nuove idee.
    anche perchè il discorso “cultura” mi ha lasciato con più di un interrogativo.
    forse parlarne mi chiarirà le idee.

  32. Ciao a tutti, mi permetto di inserirmi nella questione.
    Sono con te Maurizio e mi associo alla tua richiesta a Daniela anche perchè bisogna aprire e allargare ad altri il discorso “cultura” e non tenerlo chiuso tra quattro pareti.
    Infine due parole sull’incontro:”estremamente piacevole, stimolante e mi ha lasciato pieno di speranza sul futuro.
    Ciao.

  33. ciao, visto che l’avere una parte di questo sito dedicato ad un forum è cosa difficile,proporrei di allargare questa parte del sito anche ad altro che non sia “la radio parrocchiale”.
    vorrei rendervi partecipi di una mia riflessione, nata dalla predica di don giorgio durante la messa di oggi.
    si è parlato dei fatti recenti di questi giorni,dal massacro avvenuto in norvegia alla morte di amy winehouse alla fame nel mondo.
    è da quando ho incominciato ad avere coscienza del mondo che fatti di questo genere capitano o,come la fame nel mondo,esistono.effettivamente pensare che onu ed altri organismi come fao e simili abbiano pensato di poter debellare in un decennio la fame nel mondo pecca di presunzione,anche perchè questa piaga incomincia a colpire la parte di mondo cosidetta “ricca” (ma ricca di cosa ancora non ho capito).
    di pazzi integralisti poi ultimamente se ne è visti parecchi,da tutte le religioni,nessuna esclusa.
    nel mio piccolo io stesso sto vivendo un periodo di riflessione come sinceramente non mi capitava da molto tempo,non sono mai stato un grande cristiano,la chiesa non era mai stata una delle mie mete preferite.
    forse perchè la maturità spinge a riflessioni diverse, ultimamente vedo la religione,il “credere” con ottica diversa.
    e questo cambio di prospettiva mi ha portato a chiedermi perchè questi fatti accadono? economia?voglia di protagonismo eccessivo?solitudine incolmabile? odio?
    tutti credo abbiamo passato momenti bui nella nostra vita,alcune volte disperati,il non vedere la luce alla fine del tunnel fà veramente impazzire,ma questo giustifica tutta la violenza ,la rabbia che non riusciamo a contenere?
    cosa ci manca?
    voi che pensate?

  34. Ciao Maurizio,
    anche io mi pongo spesso molti interrogativi a cui non so dare una risposta. La fede mi aiuta a non impazzire e a rimettere tutto nelle mani del Signore che, a volte mi risponde con le letture domenicali, con le omelie, con i Suoi angeli, con i Suoi segni, … a volte mi lascia lì, sola con i miei dubbi. Mi manca molto un punto di riferimento con cui confrontarmi, anche su questi fatti, come facevo prima e quindi sono contenta che tu abbia scritto, aperto al confronto. Da quando ho sentito la tragica notizia della follia in Norvergia confesso di essere molto turbata. Penso spesso a come possano essere andate le cose, a quel che devono aver provato quei poveri ragazzi che si sono trovati in un vero e proprio film horror. Che angoscia mi crea il solo pensiero, stanotte ho persino fatto un incubo,… Penso a quel ragazzo, a quell’assassino che ha fatto tutto questo, alle parole dei giornalisti quando hanno letto il suo identikit lasciato su facebook e cerco di dare una spiegazione ma non la trovo! L’unica spiegazione plausibile che mi sono data è che quel ragazzo era ed è nelle mani del maligno. Il diavolo si è impossessato di lui e lo ha tremendamente usato per far vedere quanto male è in grado di fare. Cosa fare noi? Pregare la Madonna! Una volta ho letto che tutti noi siamo responsabili di quel che accade nel mondo: anche di quello che è accaduto in Norvegia, che sta accadendo in Africa ecc.. quindi? Ma noi che cosa possiamo fare? Pensiamo spesso che ci debba pensare qualcun altro: il governo, l’onu, la chiesa,… ma anche noi abbiamo una responsabilità, soprattutto se ci voltiamo dall’altra parte. Ma in concreto? A mio avviso poi siamo ormai talmente abituati a sentire brutte notizie che quasi non ci si fa più caso e questo è terribile, è come uccidere la coscienza. Coscienza, ma quanti la ascoltano oggi?
    Sai mi vengono anche in mente la sorella e soprattutto la mamma di quel ragazzo che ha commesso la strage e che, purtroppo, non si è neanche pentito. Oggi sono mamma anche io, in un sistema molto complesso e mi chiedo: chi sarà domani mia figlia? Questo me lo domando spesso, come mi domando spesso se stiamo facendo bene con lei, perchè gran parte di quel che sarà un domani è responsabilità nostra oggi. A tal proposito ti cito una frase di Don Pino Pellegrino: ” il figlio è nato uomo, le regole lo fanno diventare umano” e poi, sempre su un suo libretto cita lo psicologo Erickson che dice: “gli adulti infelici e poco attrezzati per la vita sono i bambini di ieri che non sapevano o non potevano giocare”. Quindi quella solitudine e quell’odio che tu citi da dove provengono? Penso che l’unico modo per avere un po’ di pace interiore e la consapevolezza di essere amati, quindi non soli, venga esclusivamente dall’incontro con il Signore, proprio perchè Lui è la sorgente dell’Amore. Nonostante questa consapevolezza spesso abbiamo momenti di debolezza, stanchezza, nervosismo, scoraggiamento,… Non ricordo chi diceva “la mia anima è inquieta finchè non riposerà in Te, Signore” (più o meno) ma forse è proprio questa la chiave di lettura.
    Ciao a tutti,
    Barbara

  35. Esco dall’ombra e mi aggiungo anch’io a voi. Vi leggo e spesso le vostre parole mi aiutano a capire qualcosa in più di quanto siamo, viviamo e incontriamo in parrocchia e nel mondo in genere. Mi ha fatto piacere rendermi conto che le parole della predica di ieri abbiano suscitato domande, acceso percorsi di riflessione:a che cosa serve una predica se non a mettere in moto la ricerca, l’approfondimento, l’intuizione, la preghiera e successivamente, con l’aiuto dello Spirito, a fare il passo della conversione.
    Entrando nel merito di quanto è stato detto da chi mi ha preceduto, circa i fatti di Oslo e la morte della cantante inglese Amy W., è giusto che le nostre domande rimangano aperte, anche se necessitano di risposte e non di indicazioni “pronto intervento”, edulcorate religiosamente, magari. La realtà culturale in cui siamo immersi è molto più complessa di quanto possiamo immaginarci ed è facile incorrere in letture semplificatrici. Io credo che dovremmo imparare ad ascoltare di più, a cogliere ciò che non è espresso online in queste vicende: si dovrebbe conoscere maggiormente il sottobosco da cui è nato l’attentatore norvegese, la sua formazione religiosa, culturale, le frequentazioni … della cantante inglese è nota la sua facilità all’alcool e alle droghe e così venerdì scorso ha toccato il punto di non ritorno -fa impressione la solitudine di questa donna, forse voluta (chissà?!)-. Queste analisi sono a mio parere necessarie per prevenire attrezzandoci di quegli antibiotici che ci proteggono da manifestazioni scellerate e incredibili del male e dei suoi figli minori. Attrezzarci culturalmente, spiritualmente, cristianamente significa lasciare che il Vangelo ci abiti dentro nelle pieghe più profonde di noi stessi e liberi energie e risorse che sottraggano sempre più spazio alla violenza, all’indifferenza, al male in sè. Di certo c’è in giro una famiglia di virus che conduce ad azioni senza misura, forme incompresibili che spingono alcuni a prestare la mano a tutto ciò che annienta.
    Preghiamo perchè il Signore ci custodisca in questa tempesta, ci permetta di conoscere sempre più motivi per combattere il male che è dentro di noi, individuandolo, chiamandolo col proprio nome, ed estripandolo!
    Ciao a tutti!
    don Giorgio

  36. ….è vero,bisognerebbe conoscere le radici di questi malesseri che generano azioni così violente,ma quello che mi fà più paura è che anche la cosidetta “gente comune” riesce a compiere atti veramente efferati.
    è di questi giorni l’omicidio del motociclista da parte di un settantenne.
    non parliamo poi degli abusi sui minori,che è la cosa che più mi fa orrore.
    … più passa il tempo e più credo che l’apocalisse sia vicina,e che comunque la meritiamo.
    …forse anche un tempo atti del genere accadevano, forse l’unica differenza è che non venivano raccontati così pieni di particolari dai media.
    ecco,quello che più mi sconvolge è che gente che fino al giorno prima conduceva una vita tranquilla,una vita onesta,il giorno dopo uccide un suo simile per ragioni che definire ridicole è dare loro troppa importanza.
    ..la religione può aiutare.
    indubbiamente però cercare dentro di noi quel qualcosa che ci faccia continuare a condurre una vita “sana” costa molto,il tarlo dell’invidia ,della vita facile,del tutto e subito lavora.
    trovare dentro di sè la forza di Dio non è da tutti.
    il lato spirituale dell’uomo cozza quasi sempre con i fatti quotidiani,è difficile essere spirituali con le bollette da pagare e vedere che lo stipendio non arriva a fine mese.
    forse quello che ho detto può risultare blasfemo,ma credo che purtroppo trovi riscontro nella realtà di tutti i giorni.
    …forse la parola o la realtà che anche io stò cercando è la “Fede”,quella cosa che ti fà credere in un domani migliore,in un mondo in cui veramente tutti gli uomini sono uguali.

    …può la preghiera aiutare?…

  37. Caro Maurizio, la Fede (quella maiuscola pesa come un macigno) che tu cerchi ma che in fondo già possiedi ti è stata “donata” dal Signore insieme ai talenti che lungi dal nasconderli per conservarli, dovrai far fruttare il 10 il 100 x1, solo Lui lo sa. Ricordiamoci che siamo stati scelti, redenti e salvati. Dio Padre ci ha tratto dal nulla per donarci il tutto che è l’eternità e poi una volta lì la Fede non ci servirà più, allora al cospetto di Dio sarà tutto chiaro e ci vedremo come in uno specchio riflessi e illuminati da una luce mai vista finalmente per quello che realmente siamo. Cerchi la parola Fede? La troverai proprio grazie alla Parola di Dio (la maiuscola pesa anche in questo caso)letta, meditata, vissuta quotidianamente. Cerchi una realtà nuova che ti faccia credere in un domani migliore? Stacca le tue certezze dal mondo. Fonda il tuo agire sulla roccia del Verità evangelica, ama di un amore folle che vince la morte (come quello di Gesù per “ciascuno” di noi) e preparati a combattere quella che S Paolo chiama la “buona battaglia” ed alla fine del combattimento a chi ha sarà dato nell’ abbondanza (l’amore che dividi donando, moltiplica crescendo) mentre: “a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” ovvero se consideriamo l’amore come significato ultimo del nostro esserci, noi esistiamo perchè amiamo, ma tutte le volte che non amiamo, non siamo e quindi non esistiamo (“..sarà tolto anche quello che ha”).
    Quindi Maurizio la tua intuizione sulla preghiera è più che mai azzeccata perchè come dice un mio caro amico sacerdote “pregare è mandare onde d’amore”. Più preghi col cuore, più il cuore si dilata ed allora divieni strumento di pace, comprensione, ascolto e perdono, sostegno, consolazione. Questo tuo dare apre le mani di Dio che con la sua provvidenza guiderà i tuoi passi dove in quel momento più sarà necessaria la tua presenza (famiglia, lavoro, parrocchia..) dove darai tanto e riceverai ancora perchè nulla si accumuli e tutto circoli.
    Allora non ci resta che amare secondo la Parola di vita certi che ha chi avra guadagnato il centuplo quaggiù sarà dato in sovrappiù il premio:il Paradiso.
    Per contro “a chi non ha” ovvero non ha vissuto nell’amore non godrà in futuro nemmeno del bene e dei beni (congiunti e cose) che ha avuto sulla terra; nell’inferno c’è solo pena (“..pianto e stridor di denti”).
    Amiamo sempre, amiamo tutti, senza ma e senza se, solo allora caro Maurizio il tuo desiderio di uguaglianza fraterna tra gli uomini troverà dimora accogliente in questo nostro martoriato mondo.
    Alla prossima.
    Marco

  38. Belle le riflessioni nate in questi giorni, perchè sono cariche di interrogativi, dubbi, ricerca interiore di Dio,… Proprio quest’ultima è una grandissima grazia, a mio avviso. Io credo che l’uomo sia davvero sempre in lotta con se stesso, combattuto fra il bene e il male. Il Signore, fidandosi di noi, ci ha dato il libero arbitrio e così scegliamo come comportarci, chi essere, ma spesso prevale il lato umano dell’egoismo, dell’egocentrismo, della rabbia,dell’invidia, dell’avidità,… e diventiamo vittime di noi stessi e allo stesso tempo carnefici dei nostri simili e della natura. Io penso che la preghiera aiuti moltissimo. Ho sperimentato periodi di intensa preghiera, periodi di aridità e periodi di tiepidezza. Ti posso assicurare che la preghiera sostiene tantissimo, anche quando le cose non vanno bene, pregando è come se il Signore ti prendesse per mano, accompagnandoti. Ti sostiene e ti sta vicino, anche facendoti, in un certo senso e in certi momenti, accettare un’altra volontà, diversa dalla tua. Mi piace tantissimo quando entro in Santuario leggere lo scritto di Santa Gianna che si trova all’entrata sulla sinistra: “quando ci rivolgiamo al Signore chiamandolo Padre Nostro, Lui ci risponde: caro figlio…” (più o meno). Tutte le volte che leggo quelle poche righe mi si riempie il cuore di gioia, perchè mi fa proprio capire che il Padre Celeste ci ama, così come siamo ed è lì, sempre disposto ad ascoltarci. Poi mi piace per l’affidamento pieno e totale che la nostra Santa mi trasmette, come testimonianza, in quelle poche parole! Però ho sperimentato momenti di aridità e tiepidezza, e quando succede è davvero devastante. E’ un sentirsi vuoti, aridi, non predisposti alla vera bellezza del mondo, mai sereni, sempre con l’affanno ricercando qualcosa che diventa materia e non appaga mai… Ancora oggi, nonostante abbia provato un bellissimo periodo di grazia, generato dalla ricerca del Signore, dalla preghiera, dalle letture, dall’adorazione, dal confronto col sacerdote e con altri fedeli,… a volte mi perdo nella mia fragile e misera umanità e cado in quello in cui non vorrei cadere. Per non parlare dei periodi in cui vieni “attaccato” dalle persone, dai messaggi, dal mondo in controtendenza rispetto al Signore. E lì mi accorgo che ci vuole di nuovo quel Coraggio, quella Forza, quell’Amore, quella Capacità di Perdonare che fatico a riconquistare e a volte non riesco neppure a vedere. Ma quando riesco a pregare, davvero col cuore, le cose cambiano, le vedo con altri occhi, occhi migliori e capisco che Lui mi aiuta a vederle così. Per me la preghiera aiuta, anche nella coppia. Ma a volte mi ritrovo ad essere come Marta mentre mi piacerebbe essere più come Maria!
    Ciao a tutti!!

  39. Riporto uno stralcio sul tema:

    La preghiera
    (Carlo Carretto, Lettere dal deserto)

    “La preghiera è il sunto del nostro rapporto con Dio. Potremmo dire che noi siamo ciò che preghiamo. Il grado della nostra fede è il grado della nostra preghiera; la forza della nostra speranza è la forza della nostra preghiera; il calore della nostra carità è il calore della nostra preghiera. Né più né meno.”

  40. ciao,volevo prendere spunto da quanto predicato domenica sul perdono.
    siamo veramente in grado di perdonare in maniera assoluta?
    sarebbe bello,ma di fronte a fatti particolarmente cruenti come omicidi,stupri,rapine e altre cosucce del genere che il solito essere umano riesce a realizzare siamo veramente in grado di farlo?
    magari guardando da fuori possiamo anche “dirlo”,ma se questi fatti ci toccano di prima persona, siamo in grado di far prevalere il nostro lato cristiano?
    rispondendo onestamente devo dire che farei fatica,il primo istinto è quello di reagire,applicando quel primordiale istinto di rendere quanto si è ricevuto.
    e onestamente credo di essere in compagnia di molti altri.
    del resto come biasimare persone che hanno perso familiari per mano di un pazzo che una mattina si sveglia credendosi un cavaliere dell’apocalisse?
    vorrei conoscere il tuo punto di vista,marco, ma senza citazioni questa volta.vorrei un commento onesto ,di pancia come si dice,per cercare di capire come è possibile perdonare chi ti ha tolto una parte di vita come è successo ai familari dei ragazzi dell’isola norvegese.

  41. off topic

    per don giorgio,dato che abbiamo avuto ormai la prova provata che legge questi post,perchè non modificare questa parte del sito con un forum?
    oramai mi pare che l’argomento “radio parrocchiale” sia passato.
    …e forse aggregheremo qualche altro internauta…

  42. Carissimi amici,
    il sito ha fatto passi da gigante si parla di temi importanti. Il mio è un contributo piccolo che viene dall’esperienza personale. Fede e perdono, sono due amici inseparabili che si sperimentano come doni se dentro di noi c’è spazio per viverli. In questi mesi ho perso due persone importanti colpite dalla malattia. Mi sono chiesta tante volte “Signore ma ci sei o no? perchè tanto dolore? ” e una risposta l’ho trovata, ” Se c’è sofferenza la preghiera si fa forte intensa, riesci a superare momenti davvero “tosti” e guardandoti indietro ti chiedi come hai fatto eppure ci sei riuscito. Il problema è riconoscere e capire che non è solo merito tuo ma alle spalle c’è Lui, si c’è lui il Signore. Quando le cose di tutti i giorni vanno bene non ti accorgi di quanto possiedi ma nel momento in cui la vita ti riserva delle prove, tutto assume un sapore diverso. Mi chiedo: ma non possiamo arrivare a comprenderlo prima? Bisogna proprio passare dalla porta stretta? Si perchè siamo vasi di creta. La sofferenza allora che cos’è? La mia nonna diceva sempre ” è un allenamento alla gioia, perchè ti aiuta ad apprezzare quello che hai”. Non credo fosse masochista ma sicuramente aveva fede, aveva una grande fiducia in Lui.
    Il perdono è un altra parola meravigliosa ma dannatamente complicata. Si perchè nella misura in cui riesci a perdonare e a perdonarti, dentro di te c’è pace,senti tanta leggerezza. Non riesco ad immaginare cosa si provi in fatti come quelli di Oslo. Tuttavia mi hanno colpito alcuni articoli che descrivevano la dignità nel dolore di queste persone che hanno perso dei cari. Non proclami ma silenzio, tanta dignità. Credo che occorrerebbe sottolineare anche questo aspetto.
    La nostra vita penso sia una bella “palestra” per allenarci al perdono verso i propri cari o colleghi di lavoro. Piccole cose nascondono grandi cose. Buona settimana e grazie per queste riflessioni, per quello che scrivete .

  43. ciao daniela,per prima cosa ti porgo le mie più sentite condoglianze per le persone che hai perso.
    quello che dici è vero,ti accorgi di quanto non hai saputo dire a una persona fino a quando non puoi più parlarci.
    il mio più grande rammarico,infatti, è stato quello di perdere mio padre, 20 anni fà, e di non essere stato abbastanza maturo a quell’epoca (non abbiamo mai avuto un buon rapporto), per potergli dire quanto fosse importante per me.
    ancora oggi il pensiero di aver perso questa opportunità mi tormenta,vorrei tornare indietro nel tempo per potergli dire anche un solo “ti voglio bene”.
    ma questa purtoppo è la vita,la malattia ci porta via le persone più care ,ma ne siamo consapevoli,però il vedersi portare via le persone in maniera violenta ed improvvisa per mè cambia le prospettive.
    la vecchia legge del codice di hamurrabi,occhio per occhio, vi pare veramente inattuabile?
    io credo che dalle nostre labbra qualche volta frasi minacciose si sono levate all’indirizzo di questi omicidi.
    poi forse nei nostri cuori non saremo capaci di eseguire tali condanne. ma non è peccato il solo pensarle?
    credetemi,io stò cercando di essere migliore,di guardare con occhi diversi tutto quanto mi circonda,cerco di ascoltare anche le ragioni dei miei “nemici”,ma è dura.
    sempre per il principio del “se non io tu” tutti cercano di calpestare tutti.
    credere che il perdono sia un modo per sentirsi meglio è sacrosanto,peccato che non tutti siano in grado di farlo.
    e di questo,ne sono convinto,la colpa è della società in cui viviamo,superficiale,piena di obiettivi primari tanto importanti quanto inutili e via così…
    peccato che se non sei così sei semplicemente….come si dice?…..out?
    vedete? non si parla più nemmeno come si mangia.
    aspetto vostre riflessioni,come sempre il discutere allarga gli orizzonti.

  44. Un saluto a Maurizio e a Daniela cui vanno le mie puù sentite condoglianze per il duplice lutto che ti colpita in così breve tempo. Affidiamo i tuoi cari alla misericordia divina e alla Mamma celeste chiediamo il sostegno necessario a continuare nel ns cammino verso il cielo. Lì è sicuro, tutti ci ri-incontreremo in un abbraccio senza fine.
    Ho letto attentamente e più volte i vs post sull’argomento “perdono” introdotto da Maurizio il quale mi chiede un commento “di pancia” in riferimento ai tragici fatti di Oslo di recente memoria.
    Non aggiungerei commenti strettamente legati alla cronaca dei fatti perchè come sempre in questi casi i media non lesinano dettagli e spiegazioni attraverso la flotta di esperti che da una rete all’altra, a turno cercano di trovare una spiegazione plausibile all’assurdità di un gesto tanto efferato quanto si è portati a pensare umanamente inconcepibile. Eppure è accaduto ancora una volta. Qualcuno dirà che solo un folle può arrivare a tanta barbarie e se qlc inneggia alla forca, qlc altro mosso a compassione per quella mente malata si “accontenterebbe” del carcere a vita. Cmq la giustizia umana farà il suo corso e tra qualche tempo il nome di questo carnefice verrà dimenticato dai più ma non da coloro che sono stati colpiti direttamente dal dramma di perdere improvvisamente un proprio familiare.
    Anch’io mi damando quali pensieri attraversano l’animo di questa sventurata gente, quali sentimenti predominino se la rabbia o l’incredulità, l’odio e il desiderio di vandetta o la tacita rassegnazione di fronte ad una situazione irreparabile e che travalica ogni tentativo di trovare un “perchè proprio a noi”.
    Forse tutti, magari nessuno di questi. Ma chissà se qlc di loro superato lo shock troverà la forza di perdonare l’assassino. Ma si può, come si domanda Maurizio perdonare chi ti ha tolto un pezzo di vita?
    La pancia come tu la chiami, l’istinto come lo intendo io, governato com’è dalla carne e dal sangue chiederebbe parimenti lo stesso tributo di sangue. E così facendo aggiungerei un altro anello alla già lunghissima catena di dolore e morte che ci costringe e ci fa schiavi del male.
    Ma per Grazia ho ricevuto (abbiamo ricevuto)uno spirito che è di volta in volta spirito di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza e temperanza, il quale mi sgancia dalla logica dell’umano pensare imperfetto e fallace, per volgere lo sguardo a “Colui che hanno trafitto” (scusa Maurizio per la citazione…); ecco è solo con gli occhi della fede che posso dare pace al mio cuore in tumulto. Mentre stavano inchiodando sulla croce Gesù egli pregò dicendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!
    Queste sono le parole più eroiche che mai siano state pronunciate sulla terra. Quelli si stavano accanendo contro di lui, straziavano la sua carne, e lui dice: “Padre, perdona loro”. Non solo li perdona, ma li scusa. Così facendo, Cristo non ci ha dato solo un esempio sublime di perdono, ci ha meritato anche la grazia di perdonare. Ci ha procurato una forza e una capacità nuova, che non viene dalla natura, ma dalla fede.
    E’ ciò che distingue la fede cristiana da ogni altra religione.
    E’ superata la legge antica del taglione: “Occhio per occhio, dente per dente”. Il criterio non è più: “Quello che l’altro ha fatto a te, tu fallo a lui”; ma è: “Quello che Dio ha fatto a te, tu fallo all’altro”.
    Questo significa che il perdono non scaturisce dalla legge naturale o dalla semplice ragione umana, ma dal Vangelo. Noi cristiani dovremmo preoccuparci di praticare il perdono, più che esigere che lo facciano gli altri. Dovremmo mostrare con i fatti che il perdono e la riconciliazione è – anche umanamente e politicamente parlando – la via più efficace per porre fine a certi conflitti.
    Come perdonare? Gesù ci dice “con tutto il cuore” ovvero con tutto noi stessi senza riserve. Ma quante scuse troviamo per non perdonare!
    Molti dicono: “Io vorrei perdonare, ma non ci riesco. Non riesco a dimenticare; appena vedo la persona, il sangue mi ribolle…” A queste persone possiamo dire: non ti preoccupare di quello che senti. E’ normale che la natura reagisca così. L’importante non è ciò che senti, ma ciò che vuoi. Se vuoi perdonare, se lo desideri, hai già perdonato. Non devi attingere da te stesso la forza di perdonare (che non hai), ma da Cristo.
    Ricordo in um’intervista a Carlo Castagna il quale dopo aver appreso la notizia della confessione da parte degli assassini di sua moglie sua figlia e suo nipote parla di perdono rifancendosi alla preghiera del Padre Nostro al passo “(..)e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a nostri debitori(..)” e domandandosi da cristiano come avrebbe potuto continuare a recitarla se non fosse disposto ora nel dolore, a viverla in pienezza. E allora facciamo questo piccolo esercizio quotidiano prendendo spunto da un commento al Padre Nostro che ho recentemente meditato:
    ” “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Davvero abbiamo perdonato? Quante volte? Passiamo a fine giornata in rassegna quante volte siamo riusciti a perdonare e quante volte siamo stati invece perdonati. Allo stesso modo il Signore ci concede la pace del perdono; possiamo riposare tranquilli sapendo che il bilancio è alla pari: tanti piccoli crediti ho condonato, tanti grossi debiti mi sono stati condonati”

    Ti assicuro Maurizio è un bilancio che puoi fare a fine giornata… migliore della finanziaria di qualsiasi governo.

    ciao e alla prossima.

  45. Ciao a tutti, dopo le vacanze e un certo periodo di problematice varie ancora in corso mi permetto di inserirmi nel nuovo argomento “il perdono”!!!!
    Io come al solito mi butto “a bomba” e vado di “pancia”.
    Non vado a scomodare fatti nazionali cruenti,omicidi e stupri che richiamano l’attenzione dei media, sappiamo che ormai il male è diventato un fatto quotidiano.
    io invece mi guardo intorno nel mio piccolo e…..vedo, sento, guardo e valuto che non siamo in grado di perdonare nemmeno un semplice sgarbo ricevuto.
    Mi dico allora “non riempiamoci la bocca di proclami, paroloni e citazioni” se non riusciamo a fare semplicemente i primi passi nell’alfabeto della religione cristiana.
    E’ logico quindi che un genitore che riesce a perdonare chi fà del male al proprio figlio finisca in prima pagina dei quotidiani nazionali e faccia notizia nei tg serali. Io sbaglio, lui sbaglia, tutti sbagliamo ma non riusciamo a perdonare chi sbaglia nei nostri confronti.
    Nel cuore di chi riesce a perdonare c’è la forza di vedere l’altro con occhi meno vendicativi punitivi.
    Dice bene Marco, prima di pretendere il perdono dobbiamo praticare il perdono e la riconciliazione.
    Quello che secondo la ns religione dovrebbe essere la normalità, è invece la cosa più difficile da fare al mondo.
    Proprio così l’uomo non è in grado perdonare fino in fondo e la difficoltà più grossa non sta nel concedere il perdono, ma l’ammettere d’aver sbagliato e pentirsi, e quindi quello che manca lo spirito della confessione (riconciliazione). Perdono-riconciliazione sono strettamente legati fra loro.
    Chi e capace di perdonare?? Dio perdona insegnando all’uomo di perdonare. Questo secondo me è il nodo. Se Dio ha insegnato il perdono esigendo il pentimento, il “dio-uomo” per concedere il perdono pretende anche dal suo simile il pentimento. Il “dio-uomo” dice:”perchè devo perdonare se non vedo pentimento”???????? L’uomo ormai si è elevato con la sua superbia-arroganza a Dio.
    Secondo me un motivo per cui il sacramento della riconciliazione è in crisi e perchè l’uomo non è capace di vedersi peccatore…!
    Hai voglia Marco a fare bilanci serali. Si vince sempre a tavolino! “L’avversario” viene sempre squalificato.
    Scusate il mio sfogo sicuramente “out” dai canoni ma……..”in”? Un ciao a tutti e alla prossima!!!!.

  46. ciao,vorrei,dopo questo periodo di silenzio,aprire con il vostro aiuto una discussione sulla confessione.
    un pò per riallacciare il discorso perdono, perdono o remissione dei peccati è una conseguenza,nella pratica cristiana,della confessione,e un pò per riallacciare quanto don giorgio ha detto domenica in chiesa in riferimento al fatto che poca gente considera questo sacramento.
    vorrei conoscere le vostre opinioni a riguardo e vorrei esprimervi il mio pensiero.
    ho sempre avuto la sensazione che il fatto di raccontare ad un sacerdote il “peccato” in maniera sterile,nel senso che al sacerdote si dice “ho fatto….ho detto …”,sia una maniera sbagliata di porsi di fronte alla comprensione del peccato stesso.
    mi spiego meglio.
    per un ragazzino esporre i “peccati” ,se di peccato possiamo parlare quando confessano di disubbidire o dire parolacce(naturalmente nella normalità della cosa,esistono anche casi più gravi ma vorrei sorvolare),in questa maniera è naturale.sono molto più sinceri di noi che abbiamo elaborazioni mentali più complesse e contorte,e per questo la comprensione di cosa ci ha portato al peccato comporta un approccio diverso.
    capisco che il sacerdote non è uno psicanalista,ma
    credo che se la confessione fosse basata su un dialogo piuttosto che su un elenco di atti più o meno leciti,dove i due interlocutori appaiono più come due vecchi amici piuttosto che come giudice ed imputato,la gente si confesserebbe più volentieri.abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci ascolti,se poi il nostro interlocutore ci aiuta a capire dove sbagliamo,cercando di farci capire “perchè” abbiamo sbagliato……sarebbe perfetto.
    purtroppo,almeno per le mie esperienze,questo non accade spesso.anzi purtroppo devo dire che ho incontrato anche sacerdoti piuttosto “annoiati” dall’ascoltare.
    questo allontana dal sacramento.
    forse però è una cosa soggettiva ed ogni sacerdote affronta il discorso in maniera differente….

    …o forse che la gente è più chiusa e non racconta facilmente i fatti suoi ad altri,fosse anche un sacerdote?…

    …o forse è convinta che il perdono “vero” possa venire solo dall’ultimo giudice?…

  47. un saluto a tutti voi e ben tornati. Anche per me un pausa di qlc tempo mi ha permesso di riordinare un po’ le idee ma soprattutto di fare un po’ di deserto dentro (purificazione nel silenzio).
    Il tema del perdono è quanto mai ricorrente nella vita di ogni uomo considerato che tutti presto o tardi ci ritroviamo nella situazione spesso difficile di dover perdonare e parimenti in quella più desiderabile di essere perdonati. Ma premesso ciò abbiamo + bisogno di perdono o di perdonare? Ed in quale delle due situazioni ci si sente poi meglio ? Cosa risponderebbe il cristiano e cosa invece direbbe il non credente? Beh alla seconda ipotesi non so proprio dare una risposta, dovrei supporla e considerata l’importanza e la serietà dell’argomento non mi pare il caso di scrivere tanto per farlo.
    Parlando invece del perdono cristiano e non ho dubbi a riguardo credo fermamente che nel profondo dell’animo non vi sia sostanziale differenza tra il perdonare e l’essere perdonati. In virtù della passione, morte e resurrezione di Ns Signore a caro prezzo siamo stati tutti perdonati (Gesù lo ha chiaramente detto sulla Croce prima di rimettere il Suo Spirito nelle mani del Padre) e conseguentemente salvati a patto di seguire i Comandamenti che Lui ci ha lasciato.
    E allora se siamo stati perdonati per primo, abbiamo sperimentato la forza spirituale del perdono non possiamo, se diciamo di seguire Gesù non perdonare a ns volta nei confronti di coloro che ci hanno offeso. Nella prospettiva del giudizio finale verso l’eternità del Paradiso Gesù è stato chiaro “perdonate e sarete perdonati” e analogamente vale la forma negativa”se non perdonerete non sarete a vs volta perdonati”.
    Ecco che nel Sacramento della Penitenza il sacerdote riceve dal Signore (così come disse Gesù rivolto ai suoi discepoli) il mandato di rimettere i peccati del penitente attraverso l’assoluzione sacramentale. Per dirla in maniera semplice il sacerdote riceve la confessione dei peccati, li butta su in alto al buon Dio il quale rimanda giù attraverso le mani del sacerdote la Sua benedizione che rimette l’anima del penitente in stato di grazia ovvero di amicizia con Lui.
    Tutto ciò è davvero meraviglioso e necessario in questa forma, nel senso che nessun altra forma di confessione se non quella sacramentale può essere considerata valida ai fini dell’accesso agli altri Sacramenti (Eucaristia in primis). Per questo ogni volta che sento dire “ma perchè devo raccontare i fatti miei ad un altro che è come me, io preferisco rivolgermi direttamente a Dio”.
    Non hanno capito nulla. Ecco i danni della superbia.
    Altri discorsi ricorrenti sono:”non vado a confessarmi tanto non ho fatto nulla di male” ovvero si è perso il senso del peccato. questi sono invece i danni del relativismo. Tutto è posto sullo stesso piano, non esiste una morale vera, esistono più morali altrettando degne di considerazione (ciascuno se la confeziona a suo uso e consumo) quindi se esistono più verità nessuna è più vera dell’altra, ciascuna ha la sua dignità ecc ecc..questo è l’inganno diabolico, il male cammuffato da bene fa scomparire dalle coscenze il senso di colpa e -abracadabra il peccato non c’è più-. E così il “nemico” ha ottenuto il suo scopo; impenitente, l’uomo è in mano sua, con tutti i disastri che ne conseguono.
    L’antidoto a questo veleno diabolico sono i sacramenti, la Parola di Dio e la preghiera personale e comunitaria, non ve ne sono altri su questo non c’è dubbio e se qualcuno mal intepretando il concetto di Misericordia divina sostiene che non valga la pena vivere una vita di precetti e rinunce (altra distorsione mentale) secondo i dettami di una morale cristiana bigotta e bacchettona, ma basterebbe in punto di morte pentirsi di tutto per ottenere il lasciapassare per il paradiso, beh esortiamoli a cambiare vita subito prima che sia troppo tardi.
    Il perdono fa bene a noi ma soprattutto fa bene agli altri. I perdono è la miglior medicina per curare tutti i ns mali spirituali e anche fisici- il perdono guarisc chi lo da e chi lo riceve- Doniamo ogni giorno il ns perdono e vedremo realizzarsi ciò che Gesù aveva annunciato ai suoi discepoli “vedrete e compirete miracoli ben più grandi di questi”.
    Un saluto e alla prossima
    Ave Maria.

  48. ciao a tutti.
    caro Marco,ho letto con molto interesse l’articolo che mi hai inviato e volevo risponderti da questo sito in modo da coinvolgere nella discussione anche i nostri amici (che spero diventino un pò più numerosi).
    il titolo dell’articolo è “la Chiesa che vorrei”.
    dal titolo mi aspettavo,sinceramente, qualcosa di più.
    l’autore, mi pare di capire, immagina e desidera una chiesa totalitaria e rigida nei modi e negli insegnamenti.
    ad ognuno il proprio compito da svolgere con solerzia e competenza,…..un esercito quindi?
    tali sistemi li immagino solo in luoghi del genere,dove è impossibile discutere gli ordini dati.
    ti posso punzecchiare un attimo?(senza cattiveria naturalmente)
    se ognuno deve avere un ruolo preciso…se il prete deve fare il prete e basta, perchè tante persone non “vestite” possono servire l’eucaristia? perchè persone come te reggono corsi prematrimoniali?
    forse perchè la chiesa è più elastica di quello che l’autore dell’articolo vorrebbe.
    io comprendo la tua fede,sei rispettoso delle regole,ma la fede non è osare? se Gesù non avesse osato, la sua religione sarebbe così forte?
    forse sarà perchè io ammiro persone che nella vita sono state semplici,i miei riferimenti sono papa giovanni,il papa contadino, e il grande karol,il papa che ha vissuto da uomo comune.
    secondo il mio punto di vista sono persone come queste che avvicinano la gente alla religione,non i “bacchettoni” che ne impongono le regole “a tutti i costi”.
    sono convinto che un atteggiamento “onesto” verso la vita sia già un ottimo sintomo di cristianità.ricordati che siamo solo uomini,con la maledetta abitudine di scegliere.
    possiamo scegliere il bene ma anche il male.
    ma se nella vita incontriamo sacerdoti che più che generali di corpo d’armata sono “uomini”,forse possiamo essere guidati meglio verso la scelta del buono.
    io per esempio vorrei sentirti commentare su questo sito in maniera più “umana” ,dalle tue risposte io capisco che tu hai un’enorme bagaglio culturale…..ma questo a volte ne limita la comprensione.

  49. Ciao Maurizio, due parole di commento sulla tua risposta a Marco. Penso che sei rimasto un pò generico nella tua lettura dell’articolo “la Chiesa che vorrei”. Anch’io leggendolo e rileggendolo mi domandavo “ma dove vive questo prete che scrive?”
    Ma riflettendo e analizzando le sue aspettative nei confronti della chiesa non vedo tutto quel totalitarismo che vedi tu! Certo in ogni chiesa e parrocchia ci deve essere solo una persona che guida e “comanda” e questo deve essere il prete di turno. Ma questo succede normalmente in ogni azienda o gruppo organizzato. Quello che richiama fortemente l’autore dell’articolo per mè è tenere ben saldi i ruoli, i preti devono fare i preti e i laici devono fare i laici puntando al massimo con lo spirito di collaborazione e aiutare i sacerdoti nel loro compito di guida. Quello che non deve mai mancare in questa collaborazione è il modello a cui ogni cristiano e ogni sacerdote deve aspirare. Questo modello devono essere i santi……! E qui giustamente apriamo gli occhi. Tu dici siamo uomini e…….sbagliamo. Ma come ha detto ieri don Giorgio alla messa delle 10,30 ….”la Chiesa siamo tutti noi e dobbiamo tornare a fare Chiesa”… anche e soprattutto in questo periodo in cui la parola “crisi” sembra paralizzare ogni rapporto e ingranaggio. Non ambisco a risolvere questi problemi che sono enormi ma penso che tutti noi dobbiamo tornare a fare l’esercizio alla positività e guardare a ciò che di buono facciamo ogni giorno. Tornare a fare “BUONA” comunicazione da cui nascono “BUONE” relazioni. La comunicazione delle proprie emozioni, imparare (o reimparare)a dire ad alta voce quello che sentiamo senza vergognarci, senza tenere tutto dentro. Tutto questo crea comunità, collaborazione e complicità.
    Per chiudere non voglio entrare in merito al modo di “confessare o dialogare” dei sacerdoti però concordo con Maurizio che trovare preti che siano disposti al dialogo, al confronto certo aiuta ad avvicinarsi al sacramento. Certo sta a noi a non limitarci ad un elenco di cose + o – lecite e cercare il dialogo ma è compito del prete scendere dal piedistallo.

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