È Natale, Signore. O è già subito Pasqua?
Il legno del presepio è duro, come il legno della croce.
Il freddo ti punge quasi corona di spine.
L’odio dei potenti ti spia e ti teme. Fuga affannosa nella notte.
Sangue innocente di coetanei, presagio del tuo sangue.
Lamento di madri desolate, eco del pianto di tua Madre.
Quanti segni di morte, Signore, in questa tua nascita.
Comincia così il tuo cammino tra noi, la tua ostinata decisione di essere Dio, non di sembrarlo. […]
Dio che ti nascondi, Dio che non sembri Dio, Dio degli stracci e delle piaghe, Dio dei pesi e delle infamie, io ti amo.
Non so come dirtelo, ho paura di dirtelo, perché talvolta mi spavento e ritiro la parola; eppure sento che devo dirtelo: io ti amo.
In questa possibilità di amarti, che la tua povertà mi schiude, divento veramente uomo.
Amo gli stracci, le piaghe, i pesi di ogni fratello. Piango le infamie di tutto il mondo.
Scopro di essere uomo, non di sembrarlo. Il tuo Natale è il mio natale.
Nella gioia di questo nascere, nello stupore di poterti amare, nel dono immenso di vivere insieme, io accetto, io voglio, io chiedo che anche per me, Signore, sia subito Pasqua.