Sabato 16 febbraio il Papa, Benedetto XVI, ha incontrato i Vescovi della Lombardia per la Visita ad Limina (una visita al Papa che i Vescovi sono tenuti a fare ogni cinque anni). Riportiamo il testo dell’intervista al nostro Arcivescovo che ha risposto ad alcune domande di Radio Vaticana.
D. – Quale realtà di Chiesa è stata presentata a Benedetto XVI?
R. – Abbiamo presentato al Papa, con realismo, le tante luci che ci sono nella Chiesa lombarda. Vale a dire una base di cattolicesimo di popolo ancora notevolmente robusta, che in questi anni, grazie al Concilio, ha imparato, per esempio, una partecipazione alla Santa Messa fatta di una vigilanza, di una serietà, che impressionano. Quando visito le parrocchie a Milano, mi colpisce vedere, contrariamente a quanto si dice tante volte in modo superficiale, una grande partecipazione, gente che resta in piedi anche per due ore e con grande intensità. A partire da lì, la domanda, per esempio, che i genitori ancora fanno per i sacramenti dei bambini: la quasi totalità; la stessa scelta, che a Milano quest’anno è aumentata, dei ragazzi delle scuole anche superiori di partecipare all’ora di religione; gli straordinari segni della carità, per cui in tutta la Lombardia è imponente l’azione delle Chiese, attraverso le Caritas e mille altri strumenti, al punto tale che sicuramente le istituzioni dello Stato non reggerebbero senza questo aiuto. Più delicata, come l’abbiamo presentata, è stata invece la situazione della cultura, intesa in senso forte non libresco: cioè, della capacità di portare l’esperienza profonda dell’incontro col Signore nella comunità, dentro le situazioni concrete della vita personale – gli affetti, il matrimonio, la famiglia, la vita, la giustizia, la costruzione civile, sociale, politica, l’economia, il mondo del lavoro – la difficoltà a comunicare questo con semplicità a tutti gli ambienti. Il Papa ha insistito moltissimo, ma è il tema di questo grande pontificato, sulla gioia della fede che era stata sottolineata anche da tutti i vescovi che sono intervenuti nel dialogo col Santo Padre. Tutti e 13 noi, presenti, qui sentiamo un pochino di più la difficoltà. Abbiamo messo in evidenza anche il grande lavoro con gli immigrati, l’aspetto del dialogo inter-religioso, l’ecumenismo, il rapporto con gli ebrei. Molto tempo dell’udienza, che è durata più di un’ora, è stato preso dalle riflessioni sul nostro clero, sull’aiuto di accompagnamento del clero giovane, la prima destinazione di inserimento nella vita pastorale, l’unità del presbiterio. E mi sembra che questo, nella sostanza, sia stato detto, sinteticamente…
E’ il contenuto dello scambio, molto familiare, che il Santo Padre sedendosi con noi ha introdotto, con poche parole, dicendoci che voleva ascoltare ad uno ad uno, mostrando una memoria impressionante delle sue visite nelle nostre diocesi.
D. – In particolare, che indicazioni pastorali vi ha dato il Papa?
R. – C’è n’è una che si impone su tutte e voglio dire solo questa: che a un certo momento, pensando alla Lombardia, alla centralità della Lombardia, ha detto che la Lombardia deve essere il cuore credente dell’Europa. A me sembra che questo sia più che un programma pastorale per le nostre diocesi.
D. – Cardinale Scola, la Conferenza episcopale della Lombardia è l’ultima che incontra Papa Benedetto prima del 28 febbraio. Con quali sentimenti vi siete lasciati?
R. – Eravamo tutti molto commossi: tutti i vescovi, uno ad uno. Il Papa ci ha salutato di fatto due volte – all’inizio e poi alla fine – ci ha regalato una croce pettorale e tutti i vescovi hanno detto il bene personale loro e dei loro fedeli per il Santo Padre. C’era un tasso di commozione abbastanza marcato tra noi. Direi che tra tutti il più sereno era il Papa. E’ stato molto bello, però, anche questo aspetto di familiarità. Noi abbiamo ricordato alla fine che sentiamo la responsabilità di essere stati gli ultimi ricevuti nella visita ad Limina, e lui ci ha detto: “Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti”. Speriamo di essere capaci.
D. – Cardinale Scola, alla notizia della rinuncia del Papa al Pontificato lei ha parlato di “un pugno nello stomaco” ai giovani lombardi. Molte persone amano il Papa, ma c’è anche disorientamento tra la gente. Lei, su questo, ha rivolto una lettera alla Chiesa ambrosiana…
R. – Sì, nel senso che ho detto ai giovani che per me la reazione è stata un po’ paradossale. Da una parte, un pugno allo stomaco ti fa reclinare, no? Invece questo è un pugno allo stomaco che ci ha fatto alzare la testa, perché ci ha fatto vedere cos’è la fede, cos’è la vita di fede. Il Papa non ha testimoniato attaccamento alle cose di questo mondo, tanto meno al potere, ma un abbandono totale alla volontà di Dio, a ciò che lo Spirito detta. Allora abbiamo tirato su la faccia e forse, questo evento, nel suo misterioso significato, è come un’occasione che lo Spirito prenderà per riaprire noi cristiani alla speranza e alla gioia e per farci parlare, perché ci si assuma una responsabilità più energica, quasi un soprassalto di energia di fede. Lo penso soprattutto per l’Europa, ma non solo. Ed Europa vuol dire anche la mia diocesi, le nostre terre e così via. Il mondo ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno di un soprassalto di fede.
D. – Ai sacerdoti romani il Papa è tornato a parlare del Concilio. Lo ha fatto molte volte nel corso del Pontificato. Il Concilio è la chiave di lettura, che può caratterizzare questo periodo storico della vita della Chiesa?
R. – Penso di sì, a due condizioni. La prima, che non si separi il grande evento conciliare, perché nella Chiesa la presenza vitale dello Spirito produce degli eventi ed è attraverso l’evento, che mette in relazione le persone, che la prima riforma della Chiesa avviene. Non si può, però, separare l’evento dal corpo dottrinale che il Concilio ci ha fornito, che però – come ha detto il Santo Padre – va letto in unità, a partire dalle quattro Costituzioni, che allora riveleranno una freschezza, un’attualità e un compito di attuazione, che ci sta ancora davanti. Io credo che questo 50.mo del Concilio nell’Anno della Fede e questo evento di magistero supremo, che è la rinuncia del Papa, possano realmente rappresentare un’occasione di grande rilancio della bellezza, della verità, della bontà, dell’avvenimento di Cristo per il cuore dell’uomo di oggi. Io sono convinto di questo, senza contare il fatto che, se prendiamo per esempio il documento sulla libertà religiosa o quello sul rapporto con i nostri fratelli ebrei, vediamo come è ancora tutto da approfondire, da attuare, da esperire. Pensiamo al nostro Paese, l’Italia: quando è nato, il problema dell’immigrazione non esisteva, adesso stiamo assistendo ad un mescolamento di popoli, che produrranno il nuovo cittadino europeo, assolutamente inedito. Io credo, quindi, che questi tre fatti insieme – il 50.mo del Concilio, l’Anno della Fede e questo gesto del Santo Padre – ridiano al Vaticano II tutto il suo spessore e ne mostrino tutta l’attualità. A noi di assumerlo responsabilmente.
Andrea
Lasciatevi riconciliare con Dio
Continuiamo a raccogliere indicazioni e riflessioni per arricchire la nostra Quaresima e renderla un itinerario denso di richiami al lasciarsi riconcilaire con Dio. Prendiamo spunto quest’oggi dall’omelia del nostro Vescovo che all’inizio della Quaresima ha detto: “Satana sottopone il Signore Gesù ad un crescendo di attacchi, dal più grossolano al più elevato, giungendo a provocarlo nella Sua relazione costitutiva con il Padre.
Satana, colui che divide, cerca di inoculare un germe di divisione nel cuore stesso della Trinità: «Se tu sei il Figlio di Dio» (Vangelo, Mt 4,3 e 6) hai il potere di volgere a tuo vantaggio le leggi della natura stabilite dal Padre. E pretende di distogliere l’adorazione del Figlio dal Padre per dirigerla su di sé «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai» (Vangelo, Mt 4,9). Come ho scritto nella Lettera pastorale la tentazione (prova) documenta la nostra condizione di precarietà. Gesù ha voluto conoscere questa esperienza per insegnarci come viverla.
Anche noi beneficiamo, in Gesù Cristo, dell’identità di figli di Dio (siamo figli nel Figlio). Questo significa che per trionfare sulla tentazione che sempre tende a separarci dal Padre, la strada è una sola: aderire con tutto il nostro essere a Gesù, il Figlio. Arrivare, con la grazia dello Spirito a dargli del “Tu”.
«Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria» (Epistola, 1Cor 9, 25-26). L’uomo cammina quando sa dove andare. La fede dà senso (significato e direzione) alla nostra esistenza, in tutte le circostanze ed rapporti: In Cristo Signore nostro si nutre la fede di chi digiuna, si rianima la speranza, si riaccende l’amore» (dal Prefazio).
La Quaresima, per la Chiesa di Milano, si struttura in maniera abbastanza precisa già a partire dall’epoca di Sant’Ambrogio, nello scorcio finale del IV secolo, quando la società si andava progressivamente convertendo
al cristianesimo e molti pagani chiedevano il Battesimo. La Quaresima nacque proprio come tempo in cui i catecumeni si preparavano a ricevere il Battesimo nella veglia pasquale. Per questo essa assunse un forte carattere battesimale, oltre a quello penitenziale. «La Chiesa ha l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza» (Ambrogio, Epistula extra collectionem, 1 [41], 12, dal CCC, 1428).
Chiediamo al Signore che lungo il cammino penitenziale di questa Quaresima, la Sua grazia rinnovi in noi il dono del Battesimo. In questo tempo favorevole – attraverso la preghiera, la pratica della Via Crucis, il digiuno, la carità – trovi spazio nel nostro cuore l’invocazione evangelica al Dio vicino: «Signore io credo, ma tu aiuta la mia incredulità». Amen.
Don newin dottore in teologia sacra
Mercoledì 20 febbraio, presso l’Università Lateranense a Roma, don Newin discuterà la tesi di dottorato Teologia Sacra. Alla discussione della tesi sarà presente don Giorgio per significare l’amicizia e la presenza della nostra Comunità a questo momento importante della sua formazione di futuro docente universitario presso le facoltà teologiche dell’India. Don Newin ha promesso che ci farà visita per un saluto prima di partire per la sua nazione dove lo attende il suo Vescovo. Preghiamo per lui e per la speranza che rappresenta per i Cristiani della sua terra, che hanno creduto nelle sue capacità e lo hanno sostenuto negli studi. Al momento solenne sarà presente don Rejoy.
Via crucis in quaresima – Segni penitenziali
Venerdì 22 febbraio è il primo venerdì di quaresima ed è connotato dal magro e digiuno come segni di penitenza. Sempre nella giornata di venerdì si è soliti in quaresima partecipare alla celebrazione della Via Crucis che nella nostra Parrocchia verrà proposta alle ore 8.00 per gli adulti e alle 17.00 per i bambini, i ragazzi e ragazze della Scuola Primaria di primo e secondo grado, come per gli Adolescenti. Seguono le confessioni
per quanti lo desiderano. Venerdì 22, ci troviamo in Chiesa Santuario della Famiglia alle ore 21.00 per la celebrazione del Vespero e l’audizione di una famosa predica di don Primo Mazzolari “Nostro fratello Giuda”.
Venerdì 1 marzo, alle ore 21.00, come già sapete, ci diamo appuntamento in via Kennedy per una Via Crucis di sei stazioni per le vie della nostra Parrocchia con le Comunità parrocchiali della nostra area omogenea. La conclusione sarà prevista in Chiesa parrocchiale. Nel caso in cui il meteo non lo permettesse, vivremo la celebrazione direttamente in Chiesa.
Lasciatevi riconciliare con dio
Domenica scorsa, nell’inserto di Avvenire dedicato alla nostra Diocesi, è stato pubblicato un articolo firmato dal nostro Vicario Generale, Mons. Mario Delpini. Qui di seguito vi diamo un’ampio stralcio: “La fede è incontro personale con Gesù e decisione di affidarsi a lui per avere speranza di vita, per avere vera conoscenza di Dio, per riconoscere la verità di noi stessi.
Gesù rivolge a tutti coloro che si lasciano raggiungere dalla sua parola l’invito a rinnovare l’alleanza con Dio: questa è la sua missione. Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro… Tutto questo però viene da Dio che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione (cfr 2Cor 5,15.18).
Come scrive Papa Benedetto XVI: «La Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa “prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce». L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito a un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31) (Porta Fidei,6).
La Chiesa ha dunque ricevuto il ministero della riconciliazione e perciò mi rivolgo a tutti i fedeli all’inizio di questo tempo di Quaresima per rinnovare l’invito dell’apostolo: lasciatevi riconciliare con Dio! Nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino, il Cardinale Arcivescovo ha introdotto il tema scrivendo: «Con lo sguardo costantemente rivolto al Padre Gesù ha vinto le tentazioni e ne è uscito corroborato. Su questa strada siamo chiamati a seguirlo. È una strada di conversione. (…) Non di rado, infatti, cediamo alle tentazioni e pecchiamo. Per iniziare l’Anno della fede domandiamo con umiltà la grazia del perdono che ci dispone al cambiamento» (n. 11). Tutte le molteplici vie della riconciliazione hanno principio nella speranza offerta dalla promessa di Dio che offre a tutti perdono e pace e nel riconoscimento di aver bisogno di essere perdonati, sanati, recuperati a pienezza di vita. Le vie della riconciliazione sono molte e coinvolgono tutti. Sappiamo quale sia il digiuno gradito a Dio: è operare la giustizia e soccorrere i bisognosi. Un appello al pentimento e a riparare il male compiuto deve essere rivolto in modo particolare a coloro che hanno commesso ingiustizia sfruttando il lavoro altrui, sperperando il denaro pubblico, cercando un ingiusto vantaggio personale nell’esercizio di un servizio alla comunità. In questa Quaresima rivolgiamo una attenzione più esplicita alle celebrazioni diocesane in cui l’Arcivescovo farà risuonare con rinnovata insistenza l’invito alla riconciliazione con il Dio vicino e segnaliamo alcuni percorsi di riconciliazione che coinvolgono maggiormente la vita delle nostre parrocchie, in quanto incidono sulla vita delle famiglie e sull’organizzazione pastorale”.