Messaggio per la giornata diocesana di Avvenire

I cristiani hanno qualche cosa da dire. La missione indiscutibile che Gesù ha affidato ai suoi discepoli, incaricandoli di essere il sale della terra e la luce del mondo, è difficilmente compatibile con l’afasia imbarazzata che caratterizza alcuni cristiani. Di fronte agli argomenti di attualità, assediati dai luoghi comuni, dalle ricostruzioni approssimative di problematiche, dallo scherno di chi squalifica l’interlocutore prima che abbia aperto bocca, i cristiani si sentono zittiti, preferiscono tacere “per evitare discussioni inconcludenti”. È vero che talora discutere non serve a nulla se non ci si mette in discussione ma si vuole solo ribadire quello di cui si è convinti; è vero che su argomenti di attualità i giudizi possono essere legittimamente diversificati; è vero che argomenti complessi non si possono ridurre a battibecchi durante la pausa pranzo. Tuttavia i cristiani devono avere qualche cosa da dire sugli argomenti di cui si discute in ufficio, in treno, nella cerchia degli amici, negli incontri occasionali. Ma per avere qualche cosa da dire è necessario essere informati, attingere a fonti affidabili su quello che capita, evitare di censurare i dati in basi a una tesi che è già consolidata perché funzionale agli interessi dominanti.
Per questa informazione pacata, per l’attenzione a confrontare opinioni diverse, per l’apertura a notizie che provengono anche da angoli di mondo trascurati dai notiziari attenti solo al cortile di casa, mi sento di raccomandare la lettura, l’abbonamento, la diffusione di Avvenire.
Per la verità mi sembra doveroso raccomandare più in generale l’intraprendenza, la franchezza, l’onestà intellettuale, la capacità di ascolto, insomma molte virtù che facilitano il dialogo, che consentono di approfondire il confronto e che sono occasione di testimonianza. Avvenire è uno strumento utile e merita di essere meglio utilizzato nelle comunità cristiane. Solo un utilizzo più corale può renderlo anche migliore, attento a farsi luogo di incontro della molteplicità delle sensibilità presenti nella comunità cristiana, disponibile anche ad essere critico e autocritico per rendere possibile il passo più avanti nel servizio al bene comune.
Desidero però oggi esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che “fanno il giornale” che apprezzo anche per la buona ragione che sono personalmente lettore abbonato da alcuni decenni.
Mi piacerebbe trovare presto un’occasione per fare di questa gratitudine una festa condivisa e uno stimolo a una diffusione più capillare e a una lettura più attenta e fruttuosa del giornale. Intanto, a tutti, grazie di cuore!

Mario Delpini
Arcivescovo

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