Il passaggio dall’individuo alla comunità

L’unica salvezza della società, della cultura e dell’economia di Filippo Santoro arcivescovo di Taranto

(…) Vogliamo soffermarci per offrire a tutti, e non solo ai cattolici, un contributo di pensiero e di azione che nasce dalla Dottrina sociale della Chiesa e dal magistero di Francesco. La Laudato si’ e la Fratelli tutti contengono un’originalità che permette un approccio nuovo alla questione ecologica, pur partendo dal dialogo con interlocutori non cattolici come il patriarca Bartolomeo e il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb.
In un recente scritto Francesco afferma che «nel momento attuale vedo l’ora della verità». E parla della grave crisi sanitaria in cui tutto il mondo è messo alla prova: «In questi tempi difficili traggo speranza dalle ultime parole dette da Gesù nel vangelo di Matteo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fi-ne del mondo” (Mt 28,20)». Inoltre, il Papa mette in rilievo il confronto tra due realtà: ciò che afferma la comunità scientifica e la cul-tura dello scarto che produce una economia che ammazza. Esattamente dice che la «Laudato si’ mette in relazione il consenso della comunità scientifica con la dimenticanza di chi siamo, quel rifiuto di noi stessi in quanto creature di un Creatore che ci ama, che per conseguenza ci porta a vivere non nella sua creazione ma contro di essa».
Si uniscono cosi il contributo della maggioranza della comunità scientifica sui cambiamenti climatici e le ferite del nostro tempo, cui viene incontro la sapienza del Vangelo. Nell’udienza del 16 settembre 2020 il Papa afferma: «Qual è l’anti-doto contro la malattia di non prendersi cura della casa comune? È la contemplazione. “Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli” (LS 215). Anche si trasforma in oggetto di “usa e getta”. Tuttavia, la nostra casa comune, il creato, non è una mera “risorsa” che può essere sfruttata a nostro bel piacimento. Le creature hanno un valore in sé stesse e “riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio” (Catechismo della Chiesa cattolica, 339)». E aggiunge: «Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consumo, a contribuire a un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune e il rispetto per le persone. Il contemplativo in azione tende a diventare custode dell’ambiente». Il contenuto del secondo capitolo della Laudato si’ è tutto contemplativo; è di carattere biblico e teologico, e si coniuga con il terzo capitolo che è di spessore filosofico. Il semplice titolo di questo terzo capitolo, La radice umana della crisi ecologica, indica che l’essere umano è la causa principale dell’inquina-mento e del cambiamento climatico. Ciò sorge da una ragione più profonda che consiste nel «paradigma
tecnocratico dominante» (LS 101) che, a sua volta, nasce da un antropocentrismo esagerato, da una concezione prometeica della tecnica e dello sviluppo, che il Papa chiama «eccesso antropocentrico» (LS 116). In tale concezione «l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto» (LS 117). Così si sviluppa un atteggiamento predatorio verso la realtà, invece di esserne colui che la coltiva e la custodisce.

Rispetto per la casa comune e per le persone.

Di fronte a tale situazione occorre una cultura ecologica che dovrebbe essere «uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (LS 111). In questa prospettiva il Papa riprende la critica di Romano Guardini nei confronti di una tecnologia separata dalla coscienza e da ogni altro valore. E sembra echeggiare elementi della critica della civiltà occidentale della Scuola di Francoforte. Il Papa indica, quindi, l’urgenza di passare da una cultura “ego-centrica” a una cultura “eccentrica”, che ha il centro fuori di sé e che considera la vita come dono. E questo riguarda vari aspetti: la Dottrina sociale con il primato del-le periferie e dei poveri; la cultura dove il centro non è più l’io ma l’altro. Una sintesi di tutti questi aspetti è data nel secondo capitolo della Fratelli tutti, quando Francesco presenta l’icona del Buon samaritano. E qui troviamo, nella forma più chiara, il superamento dell’individualismo ormai stigmatizzato come il male del nostro tempo anche da molta cultura laica. Tutti invocano il passaggio dall’individuo alla comunità come l’unica salvezza della società, della cultura e dell’economia. Questo aprirsi della crosta dell’io, nella visione di un dialogo plurisettoriale mediante una con-versione epistemica, costituisce la proposta dell’ecologia integrale che è il centro della Laudato si’. E davvero complesso il dialogo con i dati delle varie scienze, ma la Chiesa ha sempre sostenuto che è possibile un modo non paternalista, né integrista e razionalmente valido di produrre un discorso etico pubblico insieme a non credenti e credenti di altre religioni per la cura della casa comune (cfLS 63-64). Nel contesto di questo dialogo si collocano alcune affermazioni del quarto capitolo della Laudato si’: «Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». Si giunge così alla celebre affermazione che aiuta a impostare nel modo giusto il conflitto tra ambiente e lavoro: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (LS 139) . Occorrono nuovi stili di vita. Per questo ci viene incontro l’icona eloquente del Buon samaritano, che ci spinge alla cultura della cura nei confronti dei fratelli feriti e della casa comune.

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