Sostare con Te Anno oratoriano 2022 – 23

È il tempo di aprire la cassetta degli attrezzi e di allestire la proposta del nuovo anno oratoriano. Quali strumenti abbiamo a disposizione? Il primo è la Proposta pastorale dell’Arcivescovo Mario che ci invita a mettere al centro delle nostre attenzioni l’esperienza della preghiera. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, riusciamo a cogliere l’urgenza e la necessità di questo invito alla preghiera che ci permette anche di recuperare il significato originario della parola oratorio, che esprime questa dimensione completa: un luogo di preghiera che diventa luogo di amicizia. La Proposta pastorale ci offre l’opportunità di lavo-rare attorno all’esperienza della preghiera che i ragazzi e gli adolescenti vivono personalmente e in oratorio. È un’occasione preziosa per aggiornare strumenti e modalità e rivedere complessivamente le nostre iniziative. L’invito dell’Arcivescovo non intende aumentare la quantità della preghiera in oratorio, piuttosto ci interroga sullo stile della nostra preghiera. Il vangelo ci racconta che i discepoli vedono Gesù pregare e si sentono attratti dal modo in cui la preghiera alimenta la sua vita e la trasforma.
Da qui la domanda: «Maestro, insegnaci a pregare». È una richiesta paradossale se ci pensiamo. I discepoli sapevano già come pregare secondo le tradizioni, conoscevano molto bene le preghiere e tutti i riti e le celebrazioni
previste dalla religione giudaica. Ma sono attratti dal modo di pregare di Gesù. Lo stesso vale per noi. Insegnare le preghiere e recitarle è una cosa buona. Ma il cuore della questione è pregare come Gesù. Infatti, quando un cristiano prega viene ospitato nella preghiera di Gesù. Prega con Lui e in Lui. L’invito dell’Arcivescovo interroga la vita di preghiera dei nostri oratori. La preghiera non è una tra le varie attività, è il cuore pulsante dell’oratorio. È la linfa che scorre e che nutre il grande albero dell’oratorio. Il secondo strumento necessario è collegato al primo. Si tratta della diocesanità dell’oratorio. Questo è un tratto specifico degli oratori ambrosiani che —fin dai tempi di san Carlo — camminano con il loro vescovo e, da questa profonda adesione, ricavano le indicazioni per il loro percorso. Più di cento anni fa gli oratori ambrosiani hanno dato vita alla FOM, intuendo la necessità di un organismo autonomo rispetto alle organizzazioni ecclesiali dell’epoca, in cui tutti gli oratori si potessero riconoscere, allo scopo di coltivare lo spirito diocesano e la qualità educativa in ogni oratorio. La FOM è un segno di questa diocesanità. Questo tratto si traduce nell’esperienza di essere Chiesa per i più giovani. Più che un termine da spiegare, la parola Chiesa è un’esperienza da vivere. E’ una bella domanda da condividere all’inizio del nuovo anno: come il nostro oratorio può diventare Chiesa? Buon cammino!

Lascia un commento