Ciò che è ovvio non è vero
Sembra ovvio che ci siano buoni motivi per essere tristi. Infatti le speranze sono finite nel niente, dicono i due discepoli in cammino verso Emmaus. Ma non è vero. Sembra ovvio che la morte sia la fine di tutto: l’aspettativa che un profeta, un inviato da Dio, un uomo all’altezza della missione possa cambiare la situazione, tutto finisce nella morte. Anche lui è morto e ogni aspettativa è stata delusa. Ma non è vero. Nello stesso modo, nel nostro tempo, sembra ovvio che non ci sia ragione per essere lieti, non ci sia argomento persuasivo per coltivare speranza. Ma non è vero. In realtà la morte è stata vinta, Gesù è risorto, Gesù rende partecipi della sua vita e chiama a condividere la sua missione.
La verità si annuncia con l’incontro sorprendente
Si comincia a intuire la verità che smentisce l’ovvio, quando avviene l’incontro sorprendente. Fin quando si rimane ai discorsi “tra noi”, come avviene ai due discepoli in cammino verso Emmaus, non si fa altro che confermarsi nei luoghi comuni e nella banalità dell’ovvio. Ma un inatteso compagno di viaggio avvia un dialogo sconcertante: sembra uno straniero spaesato e fuori dalla realtà. In realtà è l’unico che può dire la verità e riaprire pensieri ardenti di speranza.
L’intuizione che la vita non sia un ovvio andare verso la morte, ma una vocazione alla vita, alla gioia, alla missione di annunciare speranza avviene sempre per un incontro sorprendente. È Gesù stesso che ti raggiunge in un modo che non sai, mentre pratichi le solite preghiere. È un evento che ti impone un fermarti con il volto triste (c:fr Lc 24,17), è l’incontro con un testimone, un uomo, una donna, un giovane seminarista, un prete, una suora, un povero. Il nostro Seminario, come altre case di formazione, ha accolto e poi inviato molti che con la loro vita, le loro parole, la loro gioia e la loro dedizione si sono messi per strada e hanno incrociato molti viandanti tristi e li hanno introdotti nella verità della vita, della loro vita, della vita di Gesù.
Dobbiamo esprimere la più profonda gratitudine per i preti della nostra Diocesi, testimoni della risurrezione di Gesù e incoraggiare coloro che oggi si preparano per essere questo incontro sorprendente che introduce alla fede.
Nella notte un ardore, una luce: la rivelazione
Lo sconcerto, la sorpresa sono solo l’inizio. Dell’incontro potrebbe restare anche solo il ricordo di una emozione, l’esperienza di una intuizione illuminante: poi la vita, la superficialità, l’ingranaggio spietato delle abitudini e delle pigrizie possono ricondurre all’opaco, noioso, disperato ritorno nell’ovvietà banale. Invece l’incontro può diventare cammino condiviso, ascolto di quella parola che fa ardere il cuore, l’esperienza di quella amicizia che accende il desiderio di stare insieme, fino a condividere ancora un’ora, ancora un giorno, anche tutta la vita.
L’insistenza del desiderio (Resta con noi: Lc 24,29) trova la casa in Gesù entrò per rimanere con loro. In questo dimorare si compie la rivelazione, irrompe la luce, anche se è notte. Nello spezzare del pane i discepoli riconoscono la verità di Gesù e della loro vita. Il pane non è solo pane: oltre l’ovvio, è cibo di vita eterna; la dimora non è solo riparo nella notte, oltre l’ovvio, è la casa dove si condivide la fede e la carità; le parole non sono solo parole, oltre l’ovvio, sono scintille che fanno ardere il cuore; il tempo non è solo ciclo di giorni e di notte, logorante invecchiare, oltre l’ovvio, è tempo di missione.
Nella giornata per il Seminario la Diocesi è invitata a riconoscere che il Seminario non è solo un luogo da amare, una struttura da sostenere, una domanda ossessiva sul numero dei seminaristi. Oltre l’ovvio: è una comunità che accompagna alla rivelazione della luce della presenza di Gesù, che offre la testimonianza di un percorso che insegna a riconoscere che la vita è vocazione, a formare discepoli ardenti per la missione, preti per il servizio della Chiesa.
Ai seminaristi tutta la mia simpatia, il mio incoraggiamento. Agli educatori tutta la mia stima e la mia fiducia. A tutti i fedeli della Diocesi il mio invito alla preghiera e alla vicinanza affettuosa e generosa al Seminario. A tutti i ragazzi, gli adolescenti, i giovani l’invito a non sottrarsi all’incontro sorprendente che può aprire percorsi oltre l’ovvio, oltre lo smarrimento, la tristezza e la rassegnazione: verso la rivelazione che illumina la vita e chiama a cammini ardenti di speranza.
+ Mario Delpini Arcivescovo di Milano