La Chiesa del domani (Parte 1)

A Milano sempre meno ordinazioni sacerdotali e meno ingressi in Seminario.
di Paolo Brambilla e Martino Mortola docenti di teologia.

In maggio, per alcuni giorni, la ricerca condotta dai professori del Seminario di Milano, insieme ad alcuni docenti della Cattolica, ha destato un profondo interesse sulla stampa nazionale. Uno degli elementi evidenziati è stata la previsione circa il numero dei preti attesi nella diocesi di Milano per l’anno 2040, che vedrà un calo di quasi il 35%. Per la verità, le previsioni delineate e l’analisi statistico-demografica che corredalo studio non contiene nulla che non sia conosciuto da tempo. Anzi. Ogni presbitero di Milano sa che il numero delle ordinazioni è in costante calo. L’obiettivo dello studio, però, non è la diffusione di numeri pessimistici: abbiamo voluto partire da una seria presa di coscienza della realtà perché si possano prendere decisioni per la costruzione della Chiesa del futuro.
Per approfondire rimandiamo al testo edito da Ancora: Un popolo e i suoi presbiteri. La Chiesa di Milano di fronte alla diminuzione dei suoi preti.
Qui vorremmo soffermarci su due aspetti: una sintesi dei dati raccolti e il riconoscimento di un momento faticoso per i presbiteri della nostra Chiesa. Prima di tutto si tratta di dire qualcosa sulla popolazione della diocesi. Se siamo al corrente della decresciti demografica italiana, si tratta di considerarla per aver presente la composizione delle nostre comunità nel futuro. Mentre oggi gli anziani (over 65) sono meno del doppio dei ragazzi (0-14 anni), nel 2050 diverranno più del triplo. Questa ci pare una considerazione importante anche per alcune scelte sulle strutture della Chiesa. La diminuzione dei nati, insieme alla minor partecipazione alla vita ecclesiale, ha già causato un calo nei sacramenti celebrati. Se tra il 1995 e il 2005 i battezzati in diocesi erano circa 37 mila, oggi si attestano a 20 mila. Per ora il numero di prime comunioni e cresime appare stabile, ma si verificherà anche una loro decrescita. In ottica pastorale è interessante notare che vi è ancora un buon numero di ragazzi che si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, seppur all’interno di un trend discendente. Passiamo ora ai numeri del clero, che sono un aspetto significativo della ricerca. Un appunto: le previsioni sono state costruite a partire da una stima statistica delle nuove ordinazioni. Esse dovrebbero calare, nel corso dei prossimi vent’anni, da una media di 15 ordinazioni annuali a 10 nel 2040. Tuttavia la pandemia ha stravolto ogni previsione, in quanto gli ingressi in Seminario sono stati 16 nel 2020, 11 nel 2021, 6 nel 2022 e il numero atteso per il 2023 è simile.
Si tratta quindi, purtroppo, di prendere i numeri previsti come ottimistici. Fino a oggi, almeno nella diocesi di Milano, chi ha faticato maggiormente di fronte alla diminuzione del clero sono stati i preti stessi. Cerchiamo di spiegarci. All’inizio del XX secolo il numero dei sacerdoti diocesani e dei fedeli è aumentato progressivamente e con essi il numero delle parrocchie. Poi, dagli anni ’70, hanno cominciato a diminuire i presbiteri ma non, ovviamente, il numero delle parrocchie. Nella diocesi di Milano, nel 2006, sono nate le Comunità pastorali, che hanno cambiato il volto organizzativo della diocesi, con una proposta forte di pastorale d’insieme: un unico prete diviene parroco di più parrocchie che sono chiamate così a un cammino comune.
Nelle parrocchie, tuttavia, non si è modificato molto, anzi, si è cercato di mantenere celebrazioni, funerali, catechesi, attività estive. Certo, vi sono stati alcuni accorpamenti, ma non senza dissensi e opposizioni che, da un certo punto di vista, sono anche giustificabili, non essendo venuto meno il diritto di essere parrocchia. Per i fedeli delle singole parrocchie la condivisione del parroco con altre realtà ha spesso creato una fatica “ricettiva”: si ha un diritto, lo si desidera ma non si ottiene di conseguenza. Dal punto di vista dei pastori, invece, la fatica è stata attiva e di responsabilità. Il parroco di più parrocchie deve lavorare e muoversi senza sosta, assicurando i servizi essenziali e cercando di fare il possibile per mantenere vive le singole realtà. E alcune lamentele tornano puntualmente: «Non ci sei mai», “Sei sempre di là», «Era meglio prima». Il parroco non può rispondere «Non è vero», ma solamente «Riesco a fare solo così». Per questo la vita di molti parroci, e di preti giovani responsabili di più oratori, è caratterizzata da molta frustrazione e un certo disincanto: il prete si impegna a donare la vita per il suo gregge nel ministero e si sente dire costantemente: “Così non va».
Crediamo sia arrivato il momento di mettere i presbiteri nelle condizioni di fare meglio, riducendone gli impegni. Il carico di lavoro delle 1.107 parrocchie è già sproporzionato rispetto al numero effettivo dei presbiteri attuali, che diminuiranno costantemente nei prossimi anni. Si tratta di individuare cammini possibili e concreti, che necessariamente dovranno mettere in discussione la struttura parrocchiale.

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