Il Beato Paolo VI dedicò il 1 gennaio di ogni anno al tema e alla preghiera per la pace. Siamo arrivati alla 48^ edizione e Papa Francesco ha scritto un messaggio dal titolo “Non più schiavi, ma fratelli”.
Ecco un assaggio di quanto ha scritto: “Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. (…)
Fin da tempi immemorabili, le diverse società umane conoscono il fenomeno dell’asservimento dell’uomo da parte dell’uomo. Ci sono state epoche nella storia dell’umanità in cui l’istituto della schiavitù era generalmente accettato e regolato dal diritto. Questo stabiliva chi nasceva libero e chi, invece, nasceva schiavo, nonché in quali condizioni la persona, nata libera, poteva perdere la propria libertà, o riacquistarla. In altri termini, il diritto stesso ammetteva che alcune persone potevano o dovevano essere considerate proprietà di un’altra persona, la quale poteva liberamente disporre di esse; lo schiavo poteva essere venduto e comprato, ceduto e acquistato come se fosse una merce. Oggi, a seguito di un’evoluzione positiva della coscienza dell’umanità, la schiavitù, reato di lesa umanità, è stata formalmente abolita nel mondo. Il diritto di ogni persona a non essere tenuta in stato di schiavitù o servitù è stato riconosciuto nel diritto internazionale come norma inderogabile. Eppure, malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue forme e avviato diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù.
Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello nell’industria manifatturiera a quello minerario, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore.
Penso anche alle condizioni di vita di molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che, giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in condizioni a volte disumane. Penso a quelli tra loro che le diverse circostanze sociali,
politiche ed economiche spingono alla clandestinità, e a quelli che, per rimanere nella legalità, accettano di vivere e lavorare in condizioni indegne, specie quando le legislazioni nazionali creano o consentono una dipendenza strutturale del lavoratore migrante rispetto al datore di lavoro, ad esempio condizionando la legalità del soggiorno al contratto di lavoro… Sì, penso al “lavoro schiavo”.
Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori, ed alle schiave e agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle vendute in vista del matrimonio o a quelle trasmesse in successione ad un familiare alla morte del marito senza che abbiano il diritto di dare o non dare il proprio consenso.
Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale.
Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi…”. Il 1 gennaio 2015 troverete il testo del messaggio nella forma integrale in fondo alla Chiesa. Buon anno!
Alcune date significative
Domenica 25 gennaio alle ore 17.00 presso la nostra sala della Comunità ci sarà un importante incontro con Andrea Tornielli (Vaticanista de “La Stampa”, partecipante al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia lo scorso
ottobre). Sabato 31 gennaio faremo un pellegrinaggio a Sassello (SV) alla scoperta di una giovane riconosciuta Beata nel 2010 da Papa Benedetto XVI. Domenica 3 maggio 2015 festeggeremo gli anniversari di Matrimonio. Sabato 23 maggio alle ore 17.30 verrà celebrata la Santa Cresima e domenica 24 alle ore 10.30 la Prima Comunione.
Un tranquillo week-end familiare
Non è un “tranquillo week-end di paura”! E’ una proposta per le famiglie che da qualche anno coinvolge le Parrocchie di Marcallo e Casone (dall’anno scorso anche Boffalora) e quest’anno, con questo anticipo di proposta, anche Mesero. Dal 16 al 18 gennaio 2015 a S. Caterina Valfurva, ospiti della struttura La Benedicta (www.labenedicta.it). Un week end per stare insieme ad altre famiglie, sulla neve e anche sugli sci (per chi è
capace di sciare), o comunque passeggiando all’aria buona e tersa dell’alta montagna. Iscrizioni: inviare una mail a parrocchiamarcallo@tiscali.it
Infanzia missionaria: rinnovamento
Quando si parla di “Infanzia missionaria” i nostri anziani e non solo pensano subito al 6 gennaio, al giorno in cui la Chiesa da sempre ha dedicato alla formazione missionaria dei nostri bambini e ragazzi. E’ una festa caduta in disuso, ma che vale la pena di valorizzare, grazie anche all’apporto dei bambini della nostra Scuola Materna e del Catechismo. Ai primi (i bimbi della materna) come ai secondi (i ragazzi delle elementari e medie) consegneremo una stella in cartoncino che dovrà essere personalizzata, decorandola come si desidera per poi consegnarla in Chiesa il 6 gennaio alle ore 16.00, nella celebrazione del bacio a Gesù Bambino. Ma anche gli adulti potranno ritirare la loro stella per creare un tappeto di stelle tutto colorato al bambino Gesù. Seguirà la tombolata alle ore 17.00 presso la sala della comunità, preceduta da un intervento
simpatico degli adolescenti e giovani.
Auguri di buon natale!!!
“Nella nostra vita c’è sempre un bambino da mettere al mondo: il figlio di Dio che siamo noi. “Bisogna rinascere” ha detto Gesù a Nicodemo.Questa nascita ci è proposta nella Chiesa. La Chiesa è il proseguimento dell’Incarnazione. Essa non ha che noi, qui, per continuare l’incarnazione”. Sono le parole di Frere Christian De Chergé, monaco benedettino del Monastero di Thibirine in Algeria, quel Monastero che ha visto il rapimento dei monaci da parte dei terroristi islamici nel 1995, sgozzati qualche settimana dopo. Le parole di Frere Christian ci fanno pensare all’Incarnazione di Gesù e alla nascita di Gesù in noi, nella nostra stessa carne, nella nostra persona di uomini e donne di oggi, chiamati a dare testimonianza della novità del Vangelo, in un mondo che ha sempre più i connotati di una violenza gratuita senza pari. La Festa del Natale rimette al centro il nostro essere di Cristo e per Cristo, con i suoi tratti e la sua determinazione, con la volontà di far conoscere quel Dio in cui crediamo a tutti, perché l’abbiamo incontrato anche noi, come i Pastori, e abbiamo visto che Lui è capace di riempirci di gioia e speranza, anzi Egli è il Solo ad aprire una finestra di aria pulita nella nostra vita. Quale ricaduta ha tutto ciò nella nostra esistenza? E’ bello riprendere quello che Paolo scriveva a Tito (2,11-12) “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”. E il nostro Arcivescovo commentava: “Sobrietà significa equilibrio, rispetto del bene di tutti, nei rapporti e una distaccata magnanimità nell’uso dei beni; giustizia domanda valorizzazione della dignità, equità, eguaglianza autentica, solidarietà a livello personale, sociale, e in modo particolare, politico; pietà vuol dire non dimenticarsi del rapporto con Dio dentro il nostro quotidiano, rapporto che da secoli nelle nostre terre ha creato un costume che non deve andare perduto”. Rintracciamo nel bambino Gesù le radici della nostra rinascita, per lasciare che l’Incarnazione si compia in tutta la sua bellezza in noi, esprima tutte le sue potenzialità e faccia sbocciare un nuovo umanesimo, la volontà di ascolto e dialogo nelle famiglie, nei gruppi, nella società, tra le istituzioni e le persone. Il Natale accenda in noi il desiderio di scrollarci di dosso la desolazione di questi tempi, lo scoraggiamento, e ci spinga a investire le nostre migliori energie là dove Gesù ci attende. Buon Natale!