Ritagli di riflessione

«Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi, rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20): gioia vera e gioia falsa.

Gesù si rivolge qui a una precisa categoria di persone, gli apostoli e annunciatori del vangelo, come singoli e come comunità, spesso tentati di cercare la gioia nel posto sbagliato, o in modo falso e illusorio.
I settantadue sono appena tornati da un’esperienza apostolica «pieni di gioia» (Lc 10,17) per i loro successi, perché sta andando tutto meravigliosamente bene; Gesù conferma l’evento, fors’anche compiaciuto, ma si premura, creando in loro un salutare dubbio, di ricordare a ognuno che fonte della vera gioia dell’apostolo non sono le imprese apostoliche, il consenso della folla o dei vari poteri, i numeri di quanti ti seguono o l’entusiasmo di chi ti applaude né la spettacolarità degli interventi che attirano le folle e nemmeno una certa efficienza e riuscita con relativa “resa” dei nemici (Satana compreso…), ma tutt’altra cosa, da Gesù espressa con linguaggio figurato-metaforico: «Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Altrimenti è gioia falsa, effimera e inconsistente, anzi, diabolica.
Il «nome» nella Scrittura è l’identità profonda della persona, e i nomi di coloro che Gesù ha scelto sono «scritti» in cielo: ovvero l’identità della persona non poggia su qualcosa di vago e instabile, di esteriore e apparente, ma è affermata e scritta in modo definitivo nella sua positività, poiché è scritta «in cielo», e il cielo è il simbolo della perennità, in opposizione alla precarietà della terra. Dio, insomma, non solo parla e dice la propria gioia su di noi, non solo ci guarda nel segreto della sua compiacenza illimitata incrociando il nostro sguardo, ma anche «scrive» sul suo cuore il nostro nome, per custodirci nella sua gioia, o proteggerla lui stesso.
(…) E la verità è che i nostri nomi sono scritti nel cielo, ovvero che la nostra identità è già positiva e al sicuro, poiché è “nascosta con Cristo in Dio” ( Col 3,3), è custodita con cura dal Padre…,all’essere sua creatura, da Lui prediletti, chiamati, benedetti…, ci ha scritti sul palmo delle sue mani con l’inchiostro indelebile dell’amore per sempre.

A Cencini, La Gioia, sale della vita cristiana

Avvento significa saper attendere

Senza la beatitudine dell’attesa non sperimenteremo nella sua interezza la benedizione dell’adempimento.
Attendere è mantenere ferma la possibilità di un senso che supera l’evidenza di un presente amaro.

«Celebrare l’Avvento significa saper attendere; l’attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Il nostro tempo vuole cogliere il frutto maturo non appena ha piantato il germoglio, ma gli occhi avidi sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così prezioso, al suo interno è ancora acerbo e mani irrispettose gettano via con ingratitudine ciò che le ha deluse. Chi non conosce l’acre beatitudine dell’attesa, cioè della mancanza nella speranza, non sperimenterà mai nella sua interezza la benedizione dell’adempimento».
Dietrich Bonhoeffer ha magistralmente riassunto così il significato dell’Avvento ed è da queste parole che inizia la riflessione su questo tempo dell’anno liturgico di don Stefano Brina, monaco dell’abbazia di San Miniato al Monte. Tra le sofferenze causate dalla pandemia e dalle guerre, l’essere umano si trova in un momento di grande smarrimento e paralisi, amplificato in peggio dalla paura. Spesso si sente in una condizione che sembra di non poter controllare, ma solo subire. Allora, che attendere?
Per far maturare i frutti è necessario vivere questo periodo con speranza, con una beatitudine che, anche se segnata dalla mancanza, ci farà provare a pieno il compimento. L’attesa, dunque, diventa attiva, per cercare nel deserto le oasi invece di perdersi in un orizzonte sterile. Così, attendere significa mantenere ferma la possibilità dell’avveramento di un senso che supera l’evidenza di un presente che pare annichilente, significa stare aperti alla prospettiva di essere attesi e non solamente buttati nel mondo. «Non potendo fare ciò che voleva, volle fare ciò che poteva», diceva san Bruno di Querfurt. Allora, cosa fare?

«Celebrare l’Avvento non significa altro che parlare con Dio come ha fatto Giobbe. Significa guardare francamente in faccia tutta la realtà e tutto il peso della nostra esistenza e presentarli davanti al volto giudicante e salvante di Dio, e ciò anche quando non abbiamo come Giobbe alcuna risposta da dare a essi, bensì non ci rimane altro che lasciare che sia Dio stesso a dare la risposta e dirgli come siamo senza risposte nella nostra oscurità».
Seguendo questo pensiero dell’allora don Jozeph Ratzinger, nel periodo di Avvento possiamo prenderci un attimo di tempo e, nel silenzio, aprirci alla presenza di Dio. Staccando dai soliti pensieri per ascoltare il proprio cuore, proviamo, partendo dalla realtà così come la viviamo, a valutarla e vederne il senso e la verità ipotizzando il Suo sguardo su di essa. Strumenti utili sono le letture e il Vangelo del giorno, che ci offrono, anche concentrandosi su un solo versetto o poche parole, significati che si possono collegare alla nostra vita. Queste piccole ma profonde consapevolezze vanno ripescate in ogni circostanza che affrontiamo nelle occupazioni quotidiane, consci che stiamo scavando un pozzo nel nostro cuore da cui raccogliere acqua viva per il cammino.

Relazione attività centro di ascolto Caritas parrocchiale “ Di mano in mano” – Anno 2024

Nel 2024 le famiglie aiutate dal Centro d’Ascolto Caritas sono state in media una quindicina (qualcuna in meno rispetto al 2023). La frequenza di consegna delle borse alimenti è principalmente quindicinale. Tutte le famiglie seguite risiedono nel nostro Comune. Il 50% di loro è di origine italiana. I problemi principali che hanno portato queste persone al centro sono: la perdita del lavoro, la mancanza di alloggio e situazioni di fragilità (fisica e psichica).
Per poter far fronte alle esigenze di queste famiglie, oltre alla raccolta mensile di offerte e alimenti presso la nostra Chiesa, riceviamo 6 pasti gratuiti a pranzo e, fino al mese di luglio, 5 pacchi alimentari mensili donati dal gestore della mensa scolastica. Inoltre alcuni pasti serali ritirati presso la mensa “Non di solo pane” e, sporadicamente, qualche pacco donato in occasione della colletta alimentare o da associazioni del territorio.
Entro fine anno in collaborazione con l’Amministrazione Comunale verrà fatta una raccolta straordinaria di alimenti in occasione delle festività natalizie.
Come sempre il nostro grazie di cuore va a tutte le persone che costantemente assicurano il loro aiuto e ci permettono di proseguire con la nostra opera, facendo sentire la presenza e la vicinanza di tutta la comunità parrocchiale ai fratelli in difficoltà.

Visita Natalizia alle famiglie

Lunedì 11/11          Pertini – Crivelli
Martedì 12/11        Matelda – Olona
Mercoledì 13/11    Dante – Galilei
Giovedì 14/11         A. Moro – Ticino
Venerdì 15/11        I Maggio – Bachelet

Lunedì 18/11          Bernardo – S. Ambrogio – Roma – P.zza Europa – Marconi
Martedì 19/11        Trieste – Piave – Scuola – Vicolo Stoppo
Mercoledì 20/11   P. Giovanni XXIII – Pio XII
Giovedì 21/11         IV Novembre
Venerdì 22/11       S. Eusenzio – Solferino

Avvisi:

Domenica 17 inizia il “Kaire di avvento”: in preghiera con l’Arcivescovo verso il Giubileo
Il «kaire» verrà trasmesso con queste modalità e questi orari: sul portale www.chiesadimilano.it e sui canali social della Diocesi le meditazioni saranno visibili a partire dalle 7 del mattino e naturalmente recuperabili in qualunque momento; su Telenova (canale 18 del digitale terrestre) al termine della Santa Messa dal Duomo (alle 8.35 circa dal lunedì al venerdì, alle 8 al sabato, alle 10.20 la domenica) e in replica la sera alle 23.30 circa; su Radio Marconi dopo il notiziario diocesano, alle 20.20.

Raccolta giornata missionaria: 752/75 €

Ss. Messe Natale: Martedì 24/12 ore 17.30 – 21.00. Mercoledì 25/12: ore 10.00. Giovedì 26                (S. Stefano) ore 10.00