Colombini Arianna Classe 1981
Colombini Gloria Classe 2000
Colombo Anna Classe 1970
Colombo Gabriele Classe 1972
Colombo Luca Classe 1996
Ferrario Luisa Classe 1955
Garavaglia Chiara Classe 1996
Garavaglia Marco Classe 1974
Garegnani Gabriella Classe 1955
Garegnani Roberto Classe 1965
Garlini Paolo Classe 1975
Iannotti Silvia Classe 1978
Serventi Stefano Classe 1970
Galli Gianluigi Classe 1969
Calendario Parrocchiale
Mercoledì 23 ore 20.45 Scuola di teologia per laici: “L’esperienza della fede apostolica”
Sabato 26 ore 21.00 Spettacolo teatrale “ Oh mamma. Dov’è finito papà?”. A cura di “ ASD Cabriole”.
Domenica 27 ore 15.00 catechesi Com 1 e Com 2.
Banco vendita a cura del gruppo missionario. Il ricavato andrà al progetto “Tonga”.
La preghiera di suffragio per i defunti
Siamo prossimi alle feste di “Tutti i Santi “ e alla “Commemorazione di tutti i fedeli defunti”. Un tempo liturgico che ci riporta al tema della morte e del destino della vita. Gesù ci ha detto che “nell’aldilà” c’è subito Lui, cioè Lui è l’approdo dell’esistenza umana. Se dopo la morte c’è Cristo, allora ci si incontra con Lui immediatamente. Il valore di un uomo dipende dalla sua vicinanza o lontananza dall’archetipo, dal modello dato all’umanità, che è Cristo. Al momento della morte, quando gli occhi si chiudono, gli occhi si aprono e si vede se si è vicini o lontani da Cristo: questo è il giudizio. Cristo è la misura e il giudizio è il prendere coscienza di quanto si è conformi a Cristo o di quanto si è difformi a Cristo. Nel passaggio dalla morte alla vita eterna si pone la questione del Purgatorio, troppo spesso identificato dalla pietà popolare come un piccolo inferno. Va detto invece che il Purgatorio non è un piccolo inferno, ma l’anticipazione del Paradiso. Il cardinale Schuster diceva che il Purgatorio è come un corso di esercizi spirituali: uno riflette, pensa, vede le cose sbagliate che ha fatto, gli dispiace, si purifica… proprio anche con quel po’ di rossore che gli viene dalle cose che ha fatto. Potremmo pensare che il significato del Purgatorio sia prendere coscienza delle cose non buone fatte durante la vita terrena, come un cammino di purificazione della libertà. Il Purgatorio è, per usare un’immagine, il varcare la soglia per entrare al cospetto di un personaggio illustre: uno indossa l’abito bello, si è già sistemato, ma ancora cerca di mettersi in ordine: gli ultimi ritocchi per entrare definitivamente alla festa. In questo momento di purificazione, la Chiesa non può non essere all’opera nel passaggio del morire in Cristo, mediante il suffragio per i defunti nell’eucarestia (“ Ricordati …, di tutti i defunti che affidiamo alla tua clemenza”), mediante il rito funebre (il funerale) e la preghiera devozionale (il rosario).
Chi muore è “già” nella piena relazione con il Signore e tuttavia mantiene molti legami con la nostra vita nel tempo; il suo passaggio dalla morte alla vita nuova ha molte ragioni di relazione con il cammino ecclesiale e con la storia universale degli uomini. Cosa vuol dire, allora, acquisire meriti, o applicare i meriti di Cristo, ad esempio per una persona cara che ci ha lasciati attraverso le intenzioni della messa o la preghiera? Significa una cosa molto bella: mettere in circolo l’amore di Dio, ri-presentare quella persona dentro alla circolazione di amore gratuito tra me, lui e Cristo: per mezzo di Gesù, la persona che amiamo, viene “ri-presentata” a Dio e il suo amore la raggiunge. Con questo non si “causa” nessun guadagno espiatorio o di riscatto, né a me, né a lui. Nemmeno si “muove” il cuore di Dio da una posizione di oblio e di durezza ad una di attenzione e amore verso di me o verso quella persona, come se Dio se ne fosse dimenticato. Al contrario, Dio ha sempre presente tutte le persone, ma si “commuove” vedendo che il Suo amore si realizza attraverso l’intercessione per i defunti così come per i viventi.
d.Romeo
Calendario parrocchiale
Sabato 5 ore 21.00 “Attenti al Postino”, Spettacolo teatrale presso la Sala della Comunità.
Domenica 6 ore 15.00 inizio catechesi Com 1 e Com 2.
Sabato 5 e domenica 6 Raccolta viveri per la Caritas parrocchiale. Preferibilmente: Tonno – Pelati – Marmellata – Tè – Biscotti – Latte UHT.
Lunedì 7 ore 20.30 inizio catechesi per i pre-ado (medie) – oratorio.
Venerdì 11 ore 21.00 inizio catechesi adolescenti area omogenea.
Giovedì 10 – Domenica 13 Viaggio parrocchiale a Napoli.
Per una riflessione sociopolitica
Nel documento di Limena, un gruppo di cristiani del nord-est ha espresso la propria condizione di disagio sull’Italia di oggi.
“Vi sono stati periodi nella storia recente in cui un mondo migliore è sembrato possibile. Oggi guardiamo al domani con diffidenza e paura. Non possiamo procedere in questo modo. Dobbiamo reagire. Stiamo vivendo tempi fuori dell’ordinario, uno di quei crocevia della storia in cui i contorni essenziali della convivenza vengono ridefiniti. Siamo da ciò obbligati a chiederci tutti: «Che futuro vogliamo per noi e per i nostri figli?». Sappiamo che in periodi come questi ci sono rischi, ma anche nuove opportunità, e che queste ultime potranno realizzarsi solo se proviamo seriamente a riprendere in mano il nostro futuro; se non restiamo a guardare, ma ci facciamo parte attiva e responsabile. Vorremmo porre dapprima cinque questioni fondamentali.”
Inizia così il documento “Il futuro che vogliamo”, scritto da un gruppo di cristiani del nord-est formato da laici e laiche, preti, religiosi e religiose che da novembre 2018 si incontrano a Limena, in provincia di Padova, per riflettere insieme sulla situazione del Paese nel nuovo contesto sociale e politico. Mossi dalla volontà di condividere la propria condizione di disagio nei confronti di certe decisioni politiche e ancor più per il linguaggio usato dalle nuove élites, che per loro hanno il proposito di rendere accettabili orientamenti culturali e morali sconcertanti, il loro obiettivo è quello di capire quanto sta avvenendo, non solo in Italia. I temi che più preoccupano sono il rischio di involuzione autoritaria della democrazia, l’impegno a costruire muri piuttosto che gettare ponti, l’affermarsi di identità che si chiudono su sé stesse. Ma, come cristiani, quello che li colpisce e amareggia di più è che l’individuazione di un nemico esterno, anche se inventato, viene ritenuto più importante del sentimento di compassione. Per questo, serve dar vita a spazi educativi per pensare il nostro tempo alla luce del Vangelo. I temi che nel documento vengono indicati come più urgenti sono:
– ambiente e salvaguardia del creato: va perseguita la logica di uno sviluppo realmente sostenibile;
– eguaglianza: va favorita una più equa distribuzione del reddito;
– contrasto alla povertà, agendo sul complesso delle cause e coinvolgendo le istituzioni e le comunità locali;
– trasformazioni demografiche: la bassa natalità va contrastata, con un fisco e servizi a misura delle nuove generazioni e dunque delle famiglie con figli;
– rapporti tra le generazioni: le politiche dovrebbero impegnarsi a non trasferire sulle generazioni future i problemi dell’oggi;
– educazione: si deve invertire la prolungata tendenza a trascurare la scuola nell’ordine delle priorità pubbliche, prendendo sul serio il compito di trasformare i ragazzi in cittadini;
– economia e finanza: vanno sostenute e irrobustite imprese in grado di creare posti di lavoro qualificati e i mercati finanziari devono essere regolamentati diversamente;
– emigrazioni: per contrastare l’emorragia di giovani verso l’estero, va creato lavoro all’altezza delle aspettative delle nuove generazioni;
– immigrazioni: quelle provenienti dai paesi poveri derivano anche da una richiesta di manodopera per lavori non specializzati di cui ci sarà inevitabilmente bisogno anche nei prossimi decenni. Andrebbe perciò posto fine ai meccanismi prevalenti di ingresso irregolare in Italia, riaprendo i canali di immigrazione regolare per lavoro;
– richiedenti asilo: per gli attuali richiedenti la questione andrebbe risolta al più presto e in modo realistico, per il bene degli italiani e dei richiedenti stessi. Per il futuro la riapertura di una via d’accesso regolare per lavoro renderebbe possibile riservare la via dell’asilo a chi davvero soffre la discriminazione e la guerra;
– integrazione: specialmente per le seconde generazioni – i figli degli immigrati – vanno migliorati i percorsi di integrazione e inclusione, attraverso la scuola, le associazioni della società civile e il riconoscimento della cittadinanza;
– cooperazione internazionale: appare necessario pensare ai Paesi “poveri” non come oggetto di sfruttamento e mercato per le armi, ma come partner effettivi in uno sviluppo sostenibile.