Per un’economia senza tratta occorre l’audacia della costruzione paziente.
C’è bisogno di pregare per sostenere le vittime della tratta e le persone che accompagnano i processi di integrazione e di reinserimento sociale. C’è bisogno di pregare perché impariamo ad avvicinarci con umanità e coraggio a chi è segnato da tanto dolore e disperazione, tenendo viva la speranza. Pregare per essere sentinelle capaci di discernere e fare scelte orientate al bene. La preghiera tocca il cuore e spinge ad azioni concrete, ad azioni innovative, coraggiose, che sanno assumere il rischio confidando nella potenza di Dio.
Nel messaggio per la VII Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si è celebrata ieri, Papa Francesco lega così la preghiera e la presa di coscienza ai gesti concreti, che aprono la strada all’emancipazione sociale e alla costruzione del bene comune. Dopo aver ricordato la memoria liturgica di santa Bakhita, che porta a mettere al centro le persone trafficate con tutti noi al loro servizio, il pontefice condivide alcuni spunti di riflessione sull’intenzione specifica della Giornata: un’economia senza tratta.
«Un’economia senza tratta è un’economia di cura. La cura può essere intesa come prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune. Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore per condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti. […] Dunque economia di cura significa economia solidale: lavoriamo per una solidità che si coniuga con la solidarietà. Siamo convinti che la solidarietà, ben amministrata, dà luogo a una costruzione sociale più sicura e più salda.»
Un’economia senza tratta, continua Papa Francesco, è un’economia con regole di mercato che promuove la giustizia, non gli interessi particolari. Infatti, la tratta di persone trova spazio in un’economia deregolamentata, che punta a massimizzare i profitti e che non si pone limiti sociali e ambientali. Il capitalismo neoliberista ha unicamente una logica basata sul calcolo di vantaggi e svantaggi, dove le persone sono spesso dei numeri al servizio dei poteri dominanti, che talvolta rivestono di un’apparente volontà umanitaria o ecologica.
«Un’economia senza tratta è un’economia coraggiosa […]. Non nel senso della spregiudicatezza, delle operazioni azzardate alla ricerca di facili guadagni. […] Al contrario, è l’audacia della costruzione paziente, della programmazione che non guarda sempre e solo al vantaggio a brevissimo termine, ma ai frutti a medio e lungo termine e, soprattutto, alle persone. Il coraggio di coniugare il legittimo profitto con la promozione dell’occupazione e di condizioni dignitose di lavoro. In tempi di forte crisi, come l’attuale, questo coraggio è ancora più necessario.»