L’eucaristia è il più alto magistero di umanità.
Al popolo messianico, oltre a essere popolo sacerdotale, spetta anche la funzione regale pro-pria del Messia: portare pace e giustizia tra gli uomini, difendere il debole, l’oppresso, il senza dignità. Questa è una responsabilità messianica che i cristiani sono chiamati a esercitare nel modo con il quale il Cristo l’ha esercitata.
Spezzare il pane domenica dopo domenica come popolo regale, significa essere consapevoli che l’eucaristia custodisce il disegno di Dio sul mondo, porta in sé un messaggio sulla convivenza umana, segnata dai doni messianici che sono pace, giustizia, libertà, fraternità, condivisione. Così, se la società post-cristiana si estranea sempre più dal cristianesimo, il cristianesimo non potrà mai rendersi estraneo al-la società, qualunque atteggiamento essa abbia nei suoi confronti. I cristiani come popolo messianico non sono un popolo di devoti ma un popolo di sacerdoti, re e profeti, ossia di uomini e donne che quando nel giorno del Signore si radunano in assemblea eucaristica non si estraniano dalla realtà del mondo ma, al contrario, davanti al Signore pregano e intercedo-no per tutti gli uomini, rinnovando la responsabilità nei con-fronti del presente e del futuro del mondo. Come è sempre avvenuto nella storia, anche nei decenni che ci stanno davanti l’assemblea eucaristica sarà il segno più eloquente del modo in cui come Chiesa faremo obbedienza al comando evangelico di essere “nel mondo ma non del mondo”. Se in questa parola del quarto Vangelo, Gesù ci comanda di non appartenere al mondo facendo nostra la logica mondana, ci indica tuttavia il dovere di essere “nel mondo”, cioè essere all’in-terno e non accanto per vivere una vita a parte e per condurre un cammino parallelo. L’unità alla quale il corpo di Cristo tende non è in alternativa all’unità del genere umano, voltando le spalle al comune cammino dell’umanità. La comunione della Chiesa è segno di quella comunione alla quale anche l’umanità anela, in mezzo a tensioni, divisioni, guerre e conflitti. Celebrare ogni domenica da cristiani rispondendo al compito di essere un popolo messianico e regale, significa comprendere che la celebra-zione eucaristica è il luogo del-la fraternità chiamata a diventare solidarietà, dove i bisognosi sono i primi nella considerazione e nella carità di noi cristiani. Sì, l’eucaristia è il più alto magistero di umanità, perché nella frazione del pane c’è racchiuso un realismo umano altissimo, quel realismo che ci ricorda che non possiamo ricevere in modo innocente il pane di vita senza condividere il pane per la vita con chi è nel bisogno. Tutta l’umanità racchiusa nel gesto di spezzare il pane e donarlo, svela al tempo stesso la disumanità del gesto non compiuto e dunque del rifiuto di spezzare il pane e condividerlo con chi e affamato. L’eucaristia è il pane per la vita del mondo, una vita vissuta nella giustizia, nella condivisione e nella pace.
di Goffredo Boselli monaco e liturgista.