Calendario pastorale

Martedì 4/6 ore 21.00 presso il Cineteatro Agorà, V S. Remigio, Sedriano: Incontro a cura dell’Azione Cattolica: “Uno sguardo sull’Europa tra politica e cittadinanza”. Relatore Gianni Borsa, giornalista, corrispondente dell’agenzia SIR (CEI) da Bruxelles. Un dialogo in vista delle elezioni europee.

Sabato 1 e domenica 2: Raccolta alimenti Caritas. Preferibilmente: tè, zucchero, caffè, tonno, pelati, olio oliva, latte UHT.

Lunedì 10 Inizio oratorio estivo.

Quale futuro per il cristianesimo ?

Oggi nei confronti del “mondo cristiano” c’è più indifferenza che un atteggiamento ostile

Sempre di nuovo è attuale la domanda posta da Gesù: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). In particolare, tale interrogativo deve inquietarci in questo nostro tempo di crisi del cristianesimo, della diminuzione della sua presenza, della sua “esculturazione” dal nostro Occidente. Il teologo francese Jean-Marie Tillard, quale testamento di una vita spesa nel dialogo teologico ecumenico tra le Chiese, alla fine del secolo scorso lasciava uno scritto appassionato dal titolo significativo: Siamo gli ultimi cristiani?
Ma già il teologo Joseph Ratzinger nel 1969 e, più recentemente in qualità di pontefice, aveva cercato di rispondere alla domanda circa il futuro della fede e con profetica capacità visionaria indicava come ipotesi feconda quella di una Chiesa di minoranza; una Chiesa piccola comunità di fedeli, povera e spogliata di tanti privilegi accumulati nella storia ma libera perché creativa; una Chiesa non settaria, capace di essere lievito fino a orientare la società. Benedetto XVI ha sempre creduto nelle minoranze creative, e sperava che l’evolversi della crisi conducesse a questa nuova forma del vivere la Chiesa.
Altri ancora, soprattutto nell’area culturale francese e mitteleuropea, hanno cercato risposte e formulato ipotesi diverse in merito.
Molto conosciute e riprese le quattro ipotesi di Maurice Bellet (2001).
La prima prevede la scomparsa del cristianesimo senza troppi sussulti né lamenti: una sorta di arretramento indolore nel quale il cristianesimo rimarrà nella memoria per i suoi monumenti, le opere d’arte e alcuni testi di sapienza antica.
La seconda ipotesi, non molto dissimile dalla precedente, intravede il cristianesimo morto come fede, ma presente nella società con i suoi valori.
La terza ipotesi non vede vicina la fine della fede cristiana e delle Chiese, ma pensa a un loro trascinarsi nella storia senza profezia: una presenza che soddisfa il bisogno religioso e, dunque, mantiene i riti e le modalità della religione.
L’ultima, infine, quella che l’autore si augura per il cristianesimo, è una sua ripresa da capo, una sua rinascita grazie all’unica Parola di vita, il Vangelo. Solo da un nuovo inizio, infatti, la fede cristiana potrà di nuovo divampare come fuoco e dare una nuova forma al vivere la Chiesa.
(…) Che cosa esplicitare oggi? Con il ministero petrino di Francesco sono stati messi in moto alcuni processi, che vanno riconosciuti: la vita della Chiesa ha ripreso una dinamica che, se non si fermerà e giungerà ad alcune realizzazioni di riforma, aiuterà i cristiani ad attraversare la crisi e a vivere nella storia come minoranza profetica eloquente. Se, però, questi processi rimarranno solo abbozzi o, peggio, parole, credo che la delusione sarà tale che la vita della Chiesa ne resterà debilitata in modo grave e la diaspora già esistente diventerà addirittura non leggibile, non più sentita come presenza.
Anche perché la novità di questi ultimi anni è proprio l’ “esculturazione” del cristianesimo e della Chiesa, non possiamo ignorarlo. Basta conoscerei mass media per rendersi conto che in essi ormai non appaiono più “notizie”
riguardanti la fede e la Chiesa, se non quelle che provocano scandalo, mentre le correnti culturali non tengono più conto delle voci e degli eventi cristiani.
Mi permetto solo di far notare che tra i consigli di cento libri da leggere apparsi in occasione del Natale su un noto inserto culturale italiano, non appariva nessun testo di autori cristiani. Ormai “il mondo cristiano”, che nel mondo non c’è più, è ignorato senza ostilità ma nella forma dell’indifferenza. Ecco qual è, a mio avviso, il problema della nostra presenza tra gli umani: l’indifferenza.
Se non sapremo più evidenziare la differenza cristiana allora, come sale che ha perso il suo sapore, come fuoco sepolto dalla cenere, non saremo più in grado di dire qualcosa di significativo nella compagnia degli uomini.
La differenza cristiana richiede anzitutto la fede in Gesù Cristo vivente perché Risorto, una fede nel Regno che viene.
Ma oltre a questo primato della fede, nutrita alla fonte del Vangelo, occorrerà l’edificazione di comunità che siano davvero tali: veri luoghi di amore reciproco e di servizio degli ultimi; comunità che vivano la sinodalità, il camminare insieme in una comunione plurale; comunità che non si isolano, non diventano settarie, ma stanno con simpatia e spirito di fraternità in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Solo in questo modo si potrà dare una risposta credibile alle più svariate forme di populismo che «riducono i simboli religiosi a marcatoti culturali identitari che non sono associati a una pratica religiosa», come osserva Olivier Roy nel recente saggio L’Europa è ancora cristiana?
Se il Vangelo fornirà l’ispirazione profonda alla vita cristiana, sarà manifesto a tutti che i credenti sono uomini e donne riuniti in una nuova comunione: è in questa semplice e radicale differenza che consiste la dimensione pubblica e comunitaria della prassi evangelica. Dunque una comunità cristiana che nel mondo non “sta contro” il mondo, animata da una logica di concorrenza e contrapposizione.
Scriveva provocatoriamente Friedrich Nietzsche alla fine del XIX secolo: «Già la parola “cristianesimo” è un equivoco: infondo è esistito un solo cristiano e questi morì sulla croce. L'”Evangelo” morì sulla croce. […]
Soltanto la pratica cristiana, una vita come la visse colui che morì sulla croce, soltanto questo è cristiano. Ancora oggi una tale vita è possibile, per certi uomini è persino necessaria: l’autentico, originario cristianesimo sarà possibile in tutti i tempi. Non una credenza, bensì un fare, soprattutto un non-fare-molte-cose, un diverso essere».
Il cristianesimo è nato da una grande crisi: quella di Gesù e dei suoi discepoli la sera dell’ultima cena, con il tradimento da parte di uno di loro. Dobbiamo esserne certi: il Signore Gesù ci ha preceduti nella crisi, dunque in essa non ci abbandona.

Enzo Bianchi

Calendario pastorale

Martedì 14 ore 21.00 catechesi giovani.

Mercoledì 15 : ore 8.15 partenza da V. P. Giovanni XXIII per il pellegrinaggio a Treviglio e Caravaggio.

Sabato 18 ore 10.00 Confessioni cresimandi e prove celebrazione della Cresima. Possibilità delle confessioni per i genitori.
ore 10.00 – 11.30 Apertura segreteria oratorio per la consegna dei moduli d’ iscrizione all’oratorio estivo.

Domenica 19 ore 15.00 catechesi gruppi comunione 1 – comunione 2 – comunione 3.
ore 15.00 – 16.30 Apertura segreteria dell’oratorio per la consegna dei moduli d’iscrizione all’ oratorio estivo.
ore 15.30 Riunione presso l’oratorio per i collaboratori adulti dell’oratorio estivo.

Martedì 21 ore 21.00 Catechesi 18/19 enni.

Giovedì 23 ore 21.00 Incontro organizzato dalla parrocchie dell’area omogenea:
“Un’esperienza di bellezza. L’iconografia mariana bizantina”.
Interviene: Vincenzo Nembrini, promotore culturale specializzato in storia e arte cristiana mediorientale e dell’Europa dell’Est.
Sala Mons. Portaluppi, oratorio di Boffalora.

Martedì 4/6 ore 21.00 presso il Cineteatro Agorà, V S. Remigio, Sedriano: Incontro a cura dell’Azione Cattolica: “Uno sguardo sull’Europa tra politica e cittadinanza”. Relatore Gianni Borsa, giornalista, corrispondente dell’agenzia SIR ( CEI) da Bruxelles. Un dialogo in vista delle elezioni europee.

Lavori sulle strutture parrocchiali

Nelle prossime settimane partiranno i lavori di rifacimento delle fognature e del piazzale degli appartamenti in V. P. Giovanni XXIII, 4.
A settembre si provvederà alla sostituzione della copertura in eternit, ormai deteriorata, della Sala della Comunità.

Consiglio pastorale diocesano:

“In giugno un voto decisivo per ridestare il sogno europeo”

Un voto decisivo: chiamati a ridestare il sogno europeo.

L’Europa comunitaria nasce da un sogno. Un sogno di pace, giustizia, solidarietà con al centro il valore assoluto della persona e della sua dignità. L’Europa non è, né può essere solo uno spazio economico. Oggi godiamo dei frutti di questo processo storico e politico: la pace, la democrazia, la libertà, lo sviluppo, il sistema di protezione sociale, ma nessuna di queste acquisizioni può essere data per scontata né garantita per sempre.

C’è bisogno dell’Europa.

L’“esperimento” europeo è la costruzione di un luogo di incontro e dialogo tra popoli, culture, religioni differenti. Auspichiamo in particolare che l’Unione europea faccia proprio un compiuto senso di laicità che affermi e consenta l’effettivo pluralismo di ogni espressione culturale e religiosa anche nello spazio pubblico.
Questa Europa ci appassiona, ne sentiamo il bisogno, il mondo ne ha bisogno, soprattutto oggi in un contesto internazionale segnato da conflitti, dalla rinascita di particolarismi, nazionalismi, populismi.
Anche i giovani ci indicano una casa da abitare, una opportunità da cogliere, una promessa da compiere, un orizzonte per il quale spendersi.
Il processo di integrazione europea è avanzato in questi 70 anni con fasi di accelerazioni e altre di rallentamento. Di fronte alle ultime prove l’Unione europea ha risposto in modo differenziato: ad esempio rigidamente nella crisi finanziaria del 2008, con forti ripercussioni sociali; in modo coraggioso, solidale ed efficace in risposta alla pandemia.

Il contributo dei cristiani.

In gioco oggi c’è l’idea di Europa che desideriamo per il futuro. L’Europa infatti è un processo aperto che chiama in causa il nostro protagonismo e anche il nostro contributo critico, di fronte alle grandi sfide perché si possa costruire un’Europa coesa e maggiormente integrata. Le grandi transizioni in atto, che definiscono il “cambiamento d’epoca” che attraversiamo, chiedono la partecipazione e il contributo fattivo dei cristiani, fra queste: questione demografica, disuguaglianze da sanare, diritti da garantire, fenomeni migratori da affrontare insieme, ambiente da tutelare, rivoluzione digitale da governare, una politica estera di cooperazione e di pace sulla base del diritto internazionale.

Un patrimonio da riscoprire.

La comunità cristiana avverte la responsabilità di portare il proprio contributo a questo processo: è il patrimonio che va dai santi patroni dell’Europa ai “padri fondatori”, all’intero magistero della Chiesa, fino all’impegno quotidiano, motivato e coerente, di tanti credenti che si spendono nella società e nella politica. Un patrimonio da riscoprire, vivere e testimoniare. Un messaggio di fiducia e di speranza che ha accompagnato sin dagli esordi il cammino verso l’Europa unita, improntata ai principi di solidarietà e sussidiarietà.

Gli impegni da assumere.

(…) In questo senso l’esercizio del diritto-dovere del voto è una esplicita espressione del nostro impegno e della nostra cura per la “casa comune” europea. Per questo l’8 e 9 giugno ci sentiamo chiamati e invitiamo a partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Siamo tutti chiamati a ridestare il sogno europeo.

Il Consiglio pastorale diocesano.

Che cos’è il Consiglio pastorale diocesano.
Composto da presbiteri, diaconi, consacrati e soprattutto laici, ai sensi dei canoni 511-14 del Codice di diritto canonico, è un organo consultivo che contribuisce a realizzare la comunione nella Chiesa particolare come strumento di partecipazione aperto a tutte le componenti del popolo di Dio e che, sotto l’autorità dell’Arcivescovo, ha il compito di studiare, valutare e proporre conclusioni operative per quanto riguarda le attività pastorali della Diocesi. È retto da un proprio statuto, approvato dall’assemblea e promulgato dall’Arcivescovo.